venere

Venere in pelliccia

Teatro Lo Spazio

15 ottobre 2020. Prima

Il Teatro Lo Spazio inaugura la stagione 2020/2021 con lo spettacolo Venere in pelliccia di David Ives, con la regia di Gianni De Feo e interpretato dallo stesso De Feo insieme a Patrizia Bellucci. Lo spettacolo di Ives è ispirato all’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, classico della letteratura erotica dell’800. E’ dallo stesso Masoch che deriva poi il termine masochismo.

In un pomeriggio temporalesco, in una sala di teatro vuota, Thomas ha terminato i provini per trovare la protagonista dello spettacolo che segnerà la sua prima regia. Mentre si prepara per andarsene, arriva Wanda, una donna dal linguaggio colorito e abbigliamento in pelle. Thomas, frustrato perché i provini risultano infruttuosi, è infastidito dall’arrivo di questa donna il cui nome non compare nemmeno nell’elenco dei provini del giorno. E’ lo stesso nome, però, a incuriosirlo: Wanda, come la protagonista dello spettacolo, Wanda von Dunayev.

Nonostante le prime ritrosie di Thomas, Wanda comincia il suo provino, trascinando Thomas in un confronto tra presente e passato, realtà e finzione. Entrambi sono fagocitati da questa esperienza, da ciò che avviene su quel palco, tra la prova di uno spettacolo e la prova della vita. Prende sempre più piede un gioco fatto di dominazione e sottomissione in cui i ruoli a volte sembrano capovolgersi, rivelando ogni volta qualcosa dell’uno o dell’altra.

Sarà, però, un gioco impari, in cui solo un elemento della coppia potrà uscirne vincitore.

Venere in pelliccia è un testo molto difficile e sovrabbondante di parole. Un testo impegnativo che, nonostante gli sforzi dei due attori, risulta faticoso. Gianni De Feo, che pure regala momenti molto intensi, e Patrizia Bellucci, infilano scene molto interessanti e di gran presa che, però, non sembrano mai essere portate fino in fondo.

Il gioco delle parti, il ribaltamento dei ruoli non funzionano adeguatamente, risultando poco efficaci. A volte è lavorando in sottrazione che si raggiungono risultati più incisivi: ridurre gli elementi in espressioni semplici per poi miscelarli in un ritmo incalzante.

“Siamo tutti facili da spiegare, ma non da districare” è il pensiero di fondo del testo: ciò vale anche per lo spettacolo. Si deve saper districare la matassa di parole per poi ricostituirla in espressioni persuasive.

I personaggi, poi, mancano di provocazione ed erotismo; il gioco tra dominante e sottomesso è dichiarato, ma non rappresentato efficacemente.

A volte si deve scegliere di rinunciare di dire qualcosa se questo qualcosa può essere rappresentato in altri modi. In caso contrario, anche i bei momenti, che qui ci sono, si dissolvono a fronte della matassa inestricata.

Meno è meglio a volte: nel finale, per esempio, si ravvisano tre possibili “chiusure sipario”. Un gusto barocco che in questo caso rende l’epilogo ridondante.

Metateatro

presenta

VENERE IN PELLICCIA

di David Ives

Con Patrizia Bellucci e Gianni De Feo

traduzione Masolino D’Amico

Regia Gianni De Feo

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