
Un tram che si chiama desiderio
Teatro Quirino
3 marzo 2020
Un tram chiamato desiderio, il capolavoro di Tennessee Williams, arriva al Teatro Quirino con protagonisti Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, nella traduzione di Masolino D’Amico, l’adattamento, la regia e le scene di Pier Luigi Pizzi.
Siamo a New Orleans negli anni ’40. Blanche è una donna schiacciata dalla vita: alcolizzata, depressa, vedova del giovane marito omosessuale, ha riversato la frustrazione e la disperazione nella consumazione di rapporti sessuali con sconosciuti. Dopo aver perso anche la casa di famiglia, Blanche si trasferisce dalla sorella, Stella, sposata con Stanley Kowalsky, un uomo di origine polacca dall’atteggiamento primitivo. Appena arrivata, Blanche non perderà occasione per criticare la vita della sorella e soprattutto per disprezzarne continuamente il marito, rozzo e volgare, e biasimare il loro rapporto basato sulla sottomissione di Stella a Stanley.
La presenza di Blanche sconvolgerà il rapporto di dominazione di Stanely su Stella, tra l’altro incinta, divenendo causa di numerose liti anche violente. Blanche conoscerà un amico di Stanley, Mitch, in cui riporrà la speranza di un futuro migliore. Stanley, però, verrà a conoscere i segreti di Blanche e li riporterà a Mitch che rinuncerà a sposarla. Questo ultimo evento farà cadere ancora di più Blanche in uno stato di prostrazione psichica. Blanche è ormai alla deriva: realtà e fantasia si confondono nella sua mente malata. Lo scontro finale che ne deriverà vedrà Stanley violentare la cognata: sarà l’episodio cruciale che porterà Blanche alla follia e Stella sarà costretta a farla internare.
Un tram chiamato desiderio è un dramma di eccezionale intensità che svela una diversa realtà americana, lontana dalla figura della famiglia e della società perfette, mettendo in luce l’oppressione nei rapporti familiari, l’ipocrisia dei pregiudizi, la morale bigotta e la violenza in casa. In questo testo del 1947 si parla di sesso, omosessualità, instabilità mentale, incapacità di vivere la realtà fino a volersene estraniare, maschilismo e violenza sulle donne.
Lo spettacolo ricompone il dramma nelle sue componenti e sfaccettature risultando duro e incombente sulle menti degli spettatori.
La bravissima Mariangela D’Abbraccio interpreta Blanche DuBois facendo carne dei suoi dolori, delle sue angosce che sembrano prendere consistenza reale sul palco, diventando sempre più opprimenti, continuamente in bilico tra l’apparenza sofisticata del proprio personaggio e la realtà di un’anima tormentata e depressa dipendente da alcool e sesso. Appare, però, a tratti troppo enfatica: la sua Blanche arriva a casa di Stella già pazza, non lo diventa col precipitare degli eventi che accadono da lì in poi. Non si ravvisa un climax e questo tende spesso a schiacciare il personaggio rendendolo monocorde quando si sarebbe preferito vedere delle sfumature.
Bellissimo lo scarto finale in cui la D’Abbraccio/Blanche urla tutta la propria paura per poi diventare, ormai annientata e sconfitta, docile in un momento di estrema tenerezza, quando si affiderà al medico che è venuto a prenderla.
Daniele Pecci è un intenso Kowalsky: riesce a dare al personaggio un carattere primitivo, fatto di rozzezza e volgarità, ma anche una sensualità in alcune scene ai limiti della tensione erotica. Ovunque si aggiri per la scena Pecci/Kowalsky si trascina dietro un’aura di tenebroso maledetto.
Molto bella anche l’interpretazione di Angela Ciaburri nel ruolo di Stella, adatta anche fisicamente: così minuta, ancora più piccola di fronte al suo Kowalsky che la domina e sovrasta fisicamente e psicologicamente, è giusta nei toni, negli accenti e nell’espressività.
Molto preso anche Stefano Scandaletti nel ruolo di Mitch.
La regia di Pier Luigi Pizzi appare troppo essenziale, a volte fredda, dando l’impressione di lasciare da soli gli attori. Di conseguenza la durata dello spettacolo, due ore e mezza senza intervallo, risulta per il pubblico difficile da sostenere.
La scenografia è molto interessante e colpisce subito ad apertura sipario (ma alcuni cambi scena sono davvero brutti): l’appartamento è un open space industriale semplice e grezzo ad un piano terra (sembra più un piano interrato) da cui si vedono i binari di quel tram che si chiama Desiderio con cui Blanche è arrivata con tutti i suoi sogni già infranti.
TEATRO QUIRINO
Gitiesse Artisti Riuniti
in collaborazione con AMAT
presentano
MARIANGELA D’ABBRACCIO
DANIELE PECCI
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams
traduzione di Masolino D’Amico
adattamento di Pier Luigi Pizzi
musiche Matteo D’Amico
artigiano della luce Luigi Ascione
regia e scene PIER LUIGI PIZZI
personaggi e interpreti
Blanche Du Bois Mariangela D’Abbraccio
Stanley Kowalski Daniele Pecci
Stella Kowalski Angela Ciaburri
Harold Mitchell (Mitch) Stefano Scandaletti
Eunice Hubbel Erika Puddu
Steve Hubbel Massimo Odierna
Pablo Gonzales Giorgio Sales
Dottore Francesco Tavassi
Infermiera Stefania Bassino
Giovane Giorgio Sales
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