Teatro Quirino
25 marzo 2025 Prima
Ti ho sposato per allegria è la commedia del 1965 di Natalia Ginzburg, la prima delle undici che ha scritto, ora in scena al Teatro Quirino di Roma.
La Ginzburg fu un’intellettuale testimone del proprio tempo e sostenitrice di valori antifascisti.
Nei propri romanzi e nelle proprie commedie descrive la quotidianità, il vissuto domestico; affronta temi eterni come l’amore, le relazioni, le madri, la morte, la diseguaglianza sociale.
I suoi personaggi sono semplici, essenziali, come essenziale è il linguaggio che si rifà al quotidiano, ma attraverso il quale racconta il mondo riuscendo ad inserire istanze liberali.
La scrittura della Ginzburg, inoltre, è sempre venata di tristezza, ma anche ironia.
Ti ho sposato per allegria ne è un esempio esaustivo.
La commedia racconta la storia di Giuliana (Marianella Bargilli) e Pietro (Giampiero Ingrassia), sposatisi in fretta e da una sola settimana, della loro vita da coniugi, dei loro discorsi e contrasti.
Giuliana e Pietro sono quasi due sconosciuti fra di loro. Quando si sono incontrati, lei era sull’orlo del suicidio e lui cercava qualcosa o qualcuno che smuovesse il proprio interesse e la propria curiosità, cosi poco interessato come era verso tutto e tutti.
Nell’affrontare la relazione tra i due e i loro reciproci rapporti con gli altri personaggi, la donna di servizio (Viola Lucio), la madre (Lucia Vasini) e la sorella (Claudia Donadoni), la Ginzburg inserisce una moltitudine di personaggi che vengono solo evocati (e portati in scena attraverso dei manichini) eppure diventano anch’essi protagonisti della storia.
Anzi, più si ascolta gli altri raccontare la storia di questi personaggi, più questi diventano concreti, fanno sentire la propria presenza e rappresentano emozioni umane più intense di quelle che vivono i veri protagonisti della storia.
In questo avvicendarsi di vite, storie e racconti, Giuliana e Pietro mettono con sincerità in dubbio il proprio matrimonio, forse contratto troppo in fretta.
Attraverso i propri personaggi, sia quelli viventi e presenti che quelli semplicemente richiamati dai racconti, la Ginzburg, affronta con leggerezza temi sociali scottanti per quei tempi, come il divorzio, l’aborto e le relazioni clandestine.
Tutte queste considerazioni sono necessarie per comprendere il testo e il senso di uno spettacolo che oggi appare un po’ superato e poco urgente.
Le istanze presentate allora non trovano oggi riscontro, in quanto già risolte, ma potrebbero essere benissimo sostituite da nuove istanze.
Lo stile narrativo e discorsivo della Ginzburg non regala forti emozioni né grandi sorprese per tutta la prima parte dello spettacolo, in cui si prepara il terreno per la detonazione successiva.
Nella seconda parte, invece, i personaggi, dapprima distaccati da ogni forma di sentimento ed empatia, si accendono di colore, sebbene per difendere ognuno il proprio punto di vista.
In questo contrasto di tutti contro tutti prende vita l’opera, che si trasforma da spettacolo di narrazione in una commedia frizzante e ironica, ma sempre con l’intento di portare ad una ricomposizione finale.
L’allegria del titolo, però, non arriva da sola, trasportata dalla semplice parola.
E’ necessaria l’interpretazione brillante di tutto il cast: è necessario dare anima e colore ai personaggi della Ginzburg, assegnare loro toni e accenti, sostenerli nel contrasto per poter restituire uno spettacolo che possa coinvolgere il pubblico.
E’ quello che riescono a fare nel secondo atto Giampiero Ingrassia, Marianella Bargilli, Lucia Vasini, Claudia Donadoni, e Viola Lucio.
Soprattutto le interpretazioni di Giampiero Ingrassia e Lucia Vasini, nel caratterizzare il complicato rapporto tra madre e figlio, danno allo spettacolo una sferzata di allegria e brio.
E’ qui che più si apprezza il gioco teatrale tra i tre protagonisti, in quel rimpallarsi continuo di accuse e responsabilità giocato sul filo dell’ironia.
Bravissimi Vasini, Ingrassia, Bargilli.
Non si capisce, invece, la scelta di lasciare ad un certo punto i personaggi di Vittoria e Ginestra sullo sfondo, al buio della terrazza: arrivano solo le loro voci, ma non si vedono.
Peccato, perché seppur figure marginali, la Donadoni e la Lucio hanno saputo dare spessore ai propri personaggi.
Importante la scenografia di Fabiana Di Marco: a parte il salotto e le casse del trasloco, troviamo i manichini già citati e una immensa vetrata che riempie l’intero sfondo del palco e fa immaginare una ipotetica terrazza panoramica che affaccia sui resti di una Roma antica.
Interessante anche la scelta delle musiche, per lo più italiane e degli anni ’60.
Tieffe Teatro Milano
Compagnia Molière
Teatro Quirino
presentano
GIAMPIERO INGRASSIA
MARIANELLA BARGILLI
TI HO SPOSATO PER ALLEGRIA
di Natalia Ginzburg
con
Lucia Vasini Claudia Donadoni Viola Lucio
scenografie Fabiana Di Marco
costumi Pamela Aicardi
regia EMILIO RUSSO
Foto di Laila Pozzo
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