
Tebas Land
Spazio Diamante
20 febbraio 2020
In scena allo Spazio Diamante, Ciro Masella e Samuele Picchi in Tebas Land, spettacolo di Sergio Blanco presentato con traduzione, scene, costumi e regia di Angelo Savelli.
Sergio Blanco mette al centro di Tebas Land la figura del parricida ispirandosi al mito di Edipo, alla vita del martire San Martino di Tours e a un fatto di cronaca giudiziaria, facendo confluire con pregevole abilità una mole incredibile di materiale storico, umano, teatrale e psicanalitico che Blanco analizza, sminuzza, unisce e confronta passando per Sofocle, Pirandello, Dostoevskij e Freud con suggestioni musicali che vanno da Mozart a gli U2.
S (identificazione di Sergio Blanco, l’autore) è un drammaturgo che vuole portare inscena la storia di Martino, un giovane colpevole di parricidio. I loro incontri avverranno nel campetto di basket del carcere, recintato, unico spazio in cui Martino, che manifesta da subito un atteggiamento disturbato e ossessivo con gli oggetti e il tempo, riesce a muoversi. Sulla base di questi colloqui il drammaturgo S scriverà il proprio spettacolo scegliendo come protagonista Samuele.
Tebas Land è strutturato su più livelli: il fatto di cronaca; i colloqui in carcere tra drammaturgo e parricida; le prove dello spettacolo portate avanti dall’autore e dall’attore.
Mano a mano il mero fatto di cronaca reclamerà la propria esistenza come episodio di vita reale andandosi a confrontare con l’esigenza artistica di farne rappresentazione. Più Martino rivelerà la propria umanità e fragilità più lo scrittore entrerà in contatto con lui e allo stesso tempo acquisirà materiale per il proprio spettacolo che verrà messo poi a disposizione di Samuele che dovrà interpretarlo.
Martino è l’ispirazione, S il processo creativo e Samuele colui che porta in scena l’azione teatrale.
Questo processo metterà in luce i rischi di trasporre la realtà in una creazione artistica: le singole esperienze, nel loro evolversi, tenderanno ad incrociarsi fino quasi a confluire l’una nell’altra. La realtà si mescolerà alla finzione: è quella che Blanco definisce l’autofinzione, ossia la finzione di fatti e avvenimenti strettamente reali.
Il testo è costellato da questo continuo passaggio dalla realtà alla finzione. L’omicidio di Martino verso il padre è reale, il suo racconto lo è, ma il copione scritto dal drammaturgo è finzione, rappresentazione di una realtà, ma non la realtà stessa. Lo stesso Martino si preoccupa di essere semplicemente imitato dall’attore. Egli, infatti, non conosce la differenza tra presentazione e rappresentazione, tra imitare e recitare. False, ossia imitazioni, sono le scarpe di Martino, così come i suoi occhiali, mentre veri, ossia di marca, gli stessi identici accessori di Samuele.
Nel riferimento frequente ad Edipo lo spettatore è portato a chiedersi se Edipo non sia un falso parricida, poiché inconsapevole del suo delitto nel momento in cui lo commetteva, e Martino il vero parricida che ha ucciso consapevolmente un padre che non lo ha mai amato, mai capito e mai accettato, ma sempre offeso, umiliato e picchiato.
Dal riferimento ad Edipo, come una rivelazione, si svela a S il titolo dello spettacolo, Tebas Land, la terra di Tebe, perché metaforicamente l’uccisione del proprio padre è un processo psicologico che ognuno, prima o poi, si trova a compiere.
Martino è un personaggio profondamente complesso e rivela molte sfaccettature: è un ragazzo introverso e sempre solo; soffre di epilessia ed ha delle visioni. Ritroverà in S una figura paterna a cui appoggiarsi: tra i due nascerà una tenerezza fatta di parole, di attesa e promesse. Ossessionato dal tempo, sembra soccombere ad esso. Solo all’ultimo avverrà uno scarto: un minuto. Un minuto che segnerà la differenza e anche la fine.
In Tebas Land i riferimenti (coltissimi), le innumerevoli immagini e suggestioni sono inserite in un complesso e affascinate meccanismo logico e dialettico.
Tebas Land unisce lo scandalo e la passionalità del delitto all’emozione del racconto di Martino; nel passaggio dal racconto al testo di S diventa riflessione sul linguaggio teatrale e attraverso la messinscena che prende vita davanti agli occhi dello spettatore diventa analisi della realtà e della sua rappresentazione.
Non c’è in Tebas Land alcuna pretesa di esprimere un giudizio, bensì il desiderio di stimolare alla riflessione. Non c’è né condanna né assoluzione verso il parricida: i personaggi rappresentano punti di vista, prospettive diverse (sottolineati dal gioco di luci). Ogni opzione è volutamente lasciata aperta, alcune questioni restano sospese. Rimane qualcosa di non detto, di non visto; esistono diverse ipotesi e possibilità perché ogni cosa possa parlare ad ognuno in maniera diversa.
Ciro Masella (S) e Samuele Picchi (Martino e Samuele) sono bravissimi: il primo nel dosare empatia e slancio, senza darsi tutto subito, rimanendo costantemente legato ad un personaggio sempre in bilico sulle emozioni e di cui mette in luce la curiosità, l’intelligenza artistica e la dolcezza; il secondo nel sapere così bene destreggiarsi nel continuo scambio tra Martino e Samuele, nel non essere mai solo una cosa, ma sempre l’uno e l’altro, entrando e uscendo continuamente dai personaggi, giocando con abilità con la postura e la modulazione della voce.
La regia di Angelo Savelli è chirurgica, fluida, con tempi perfetti. C’è una meravigliosa sintonia tra testo, regia e interpretazione che insieme riescono a trasmettere tanti contenuti e stimoli in modo appassionante ed emozionante.
Il premio UBU, Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi Centro di Produzione Teatrale Firenze presenta
TEBAS LAND
di Sergio Blanco
traduzione, scene, costumi e regia Angelo Savelli.
protagonisti Ciro Masella e Samuele Picchi
assistente e figurante Pietro Grossi
luci Henry Banzi
allestimento scena Lorenzo Belli, Amedeo Borelli
esecutore al pianoforte del brano di Mozart Federico Ciompi
foto Marco Borrelli
Leave a Comment