Uffici Stampa: diamo la parola agli operatori teatrali liberi professionisti il cui ruolo è forse poco conosciuto, ma tanto impegnativo quanto determinante
Questa sarebbe dovuta essere un’intervista ad alcuni Uffici Stampa teatrali in seguito al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 marzo che decideva la sospensione degli eventi teatrali salvo che non si fossero rispettate determinate regole, tra cui la distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro (che a teatro va intesa come metro quadro, un metro per ogni lato), misura drastica che si era resa necessaria per l’evolversi della situazione epidemiologica legata al Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.
L’intervista a più voci era pronta e sarebbe dovuta uscire oggi, 8 marzo 2020, ma il recentissimo nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri firmato proprio oggi e in cui si decide la sospensione degli “spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali (…)” (art. 2, lettera b) mi ha costretto a rimetterci mano per rimodulare il discorso in base alla nuova situazione venutasi a creare con il sopra citato ultimo decreto emesso.
L’intenzione, però, è rimasta la stessa: dare voce ad una categoria di lavoratori del comparto degli spettacoli dal vivo che lavora per lo più in ombra, ma la cui alacre e continua attività è preziosa, determinante e fondamentale per teatri e compagnie.
Esce comunque oggi, 8 marzo 2020, senza farlo apposta nel giorno della Festa della donna, coincidenza appropriata visto che la grandissima maggioranza delle persone che svolgono questo lavoro sono donne. Mi sembra anche un bell’omaggio e un giusto riconoscimento a delle donne forte e indipendenti.
Hanno immediatamente risposto al mio invito Silvia Signorelli (C&S Comunicazione e Servizi, Ufficio Stampa Teatro Brancaccio, Brancaccino e Sala Umberto), Maya Amenduni (@AgenziaDiComunicazione, Giornalista e Ufficio Stampa), Mary Ferrara (Vice Presidente e Ufficio Stampa TeatroSenzaTempo), Fabiana Manuelli (Ufficio Stampa per numerosi teatri e spettacoli) e Cristina D’Aquanno (Ufficio Stampa e promozione e comunicazione del Teatro Vascello Di Roma).
Già il precedente decreto del 4 marzo aveva provocato profonda prostrazione trovando d’accordo le colleghe sulla misura adottata, ma non sulla modalità.
Quattro su cinque (Signorelli, Amenduni, Ferrara e Manuelli) hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni pesantissime su un settore già molto provato; Maya Amenduni e Fabiana Manuelli condividono il pensiero che fosse un decreto alla Ponzio Pilato che scarica la responsabilità e gli oneri sui lavoratori del settore.
Mary Ferrara aggiunge che non estendere il decreto ad altri ambiti, limitandolo a quello artistico, sembra ridicolo. Dello stesso avviso Cristina D’Aquanno che ha definito la limitazione al settore artistico un attacco alla cultura.
L’emanazione del decreto del 4 marzo, e sono certo ora anche quest’ultimo, ha creato un enorme caos nel lavoro di queste professioniste.
Sempre per quattro su cinque (Signorelli, Amenduni, Ferrara e Manuelli) la situazione di emergenza ha portato “un sovraccarico di informazioni immediate che sono chiaramente non considerate come un “lavoro” ed uno stress ulteriore (Silvia Signorelli)”; “a gestire una situazione di emergenza in cui ogni informazione deve essere ben calibrata e gestita con la massima accortezza, ogni parola pesata, ogni azione ben ponderata (Maya Amenduni); il lavoro di mesi vanificato e senza più certezze lavorative (Fabiana Manuelli)
Ancora diverso il punto di vista di Cristina D’Aquanno: “Nessun caos, uso i miei mezzi ora per avvertire più persone possibile della vera minaccia: la solitudine. Restando soli e chiusi in casa il cervello non si connette più e non riceve più stimoli e informazioni e piano piano si spegne (…)”
A questo punto, credo davvero che le risposte fornite alle successive domande, valgano ancora, e forse di più, in seguito al nuovissimo decreto di oggi.
Alla domanda Ora chi penserà al sostentamento di tutti i lavoratori del Teatro? le colleghe sono tutte d’accordo nell’affermare che non ci sarà da parte dello Stato alcun tipo di sostegno per la categoria dei lavoratori dello spettacolo (ricordo che lavorano tutti a partita Iva), riscontrando in questo, evidentemente, un’enorme ingiustizia.
Cristina D’Aquanno ravvisa addirittura “l’inizio di una destabilizzazione che parte dalla cultura per disperdere i popoli e il potere che genera l’unità delle menti”
Cosa sarebbe auspicabile che il Governo facesse?
Anche a questa domanda la risposta è unanime: si dovrebbe sostenere ed aiutare innanzitutto i produttori ed i gestori dei teatri senza i quali nessuno può lavorare: attori, registi, personale di scena, botteghino, tecnici, mascherine ed anche uffici stampa che sono sempre i fanalini di coda.
Servono interventi, fondi straordinari, ammortizzatori sociali, credito d’imposta per gli investimenti; forme di tutela per i lavoratori che si sono visti saltare spettacoli, tournèe. Si dovrebbe pensare a un fondo straordinario per tutto il settore dello spettacolo, ma soprattutto per quei musicisti, attori, danzatori che non hanno i contributi di disoccupazione assicurati.
“Un governo con la G maiuscola dovrebbe pensare e sapere che la cultura è alla base della civiltà” – Silvia Signorelli
“La cultura paga sempre, in un paese come il nostro dovrebbe essere tenuta sotto stretta considerazione e non come ultima ruota del carro.” Mary Ferrara
Per Cristina D’Aquanno lo Stato dovrebbe solo “Dire la Verità”
Alla domanda su cosa pensano di fare ora con questa battuta di arresto forzata, se recuperare progetti accantonati o porre le basi per nuovi progetti le risposte sono tutte all’insegna della propositività, senza lasciarsi andare o arrendersi (gli uffici stampa sono abituati a fare, disfare, ricominciare, mettere in discussione, recuperare, ripartire, ricostruire).
Sicuramente si perderanno moltissimi lavori e moltissimi soldi
“(…) ma sono da sempre abituata a reinventarmi e andrò avanti, sempre a testa alta, senza compromessi e senza aiutini…” – Silvia Signorelli
“Alcuni progetti saranno recuperati, altri purtroppo no. Ai nuovi progetti non bisogna rinunciare e forse in un momento così difficile, al netto di questo decreto all’italiana e dell’assenza del teatro dal discorso pubblico (…) l’unica cosa da fare è quella di utilizzare questa sospensione obbligata per studiare, leggere e pianificare i nostri progetti.” – Maya Amenduni
“C’è intenzione di prendere spunto da questa inattività per creare rete. Ora più che mai, l’unione fa la forza.” – Mary Ferrara
“Per quel che mi riguarda, mi voglio concentrare sui prossimi eventi già fissati – che sono tanti – nella speranza che tutto ciò passi presto. Voglio essere fiduciosa.” – Fabiana Manuelli
“Porrò le basi per nuovi progetti, ora più che mai si conferma l’evidenza che vogliono sconnettere i popoli tra loro, le famiglie tra loro, i singoli individui tra loro. (…)” – Cristina D’Aquanno
Pur non essendo in grado di fare previsioni, ho chiesto loro quali pensano saranno le conseguenze a breve termine e quali quelle a lungo termine.
Di nuovo quattro voci concordi nell’affermare che le perdite economiche saranno pesantissime e non si limiteranno al mese di fermo, ma faranno sentire i loro effetti per moltissimi mesi. Fermare la stagione ora, significa che la stessa è terminata. Le ricadute economiche saranno drammatiche. Solo alcuni, pochi, spettacoli, potranno essere riprogrammati e sarà anche necessario convincere il pubblico a tornare a teatro.
“Sto già pensando a modelli di comunicazione che portino a stimolare un pubblico che sarà in parte difficile da far riavvicinare al teatro. Perché anche quando questo incubo finirà, ci porteremo dietro qualche trauma” – Mary Ferrara
Diverso il messaggio di Cristina D’Aquanno che invita “(…) tutti a fare un lavoro di introspezione e di preparazione spirituale (…) purificare l’anima e prepararsi a difendersi culturalmente documentandosi e potenziare il senso critico.”
Quindi, ho chiesto, quando tutto questo sarà finito, cosa aspetterà a tutti i lavoratori del settore?
Oltre al coraggio e al rimboccarsi le maniche è bello che ci sia la consapevolezza, da me sempre sostenuta e difesa, di fare finalmente rete.
“Sarà un periodo durissimo sicuramente ma possiamo e dobbiamo recuperare forze e volontà, serietà e professionalità”. Mi piacerebbe che per una volta si pensasse tutti insieme, si agisca e si reagisca in modo unitario senza pensare al proprio orticello ma guardando al futuro del teatro italiano che ci coinvolge tutti e non cercando di trovare le sovvenzioni e gli aiuti solo per la propria categoria o per il proprio teatro. Altrimenti saremo ancora e sempre una categoria di opportunisti e di presuntuosi che barcolla e annaspa perché incapace di una costruttiva e seria rinascita” – Silvia Signorelli
“Tanto coraggio e voglia di non farsi sopraffare” – Maya Amenduni
“Di rimboccarsi le maniche, ma siamo abituati. Di reinventarci forse e di fare ammenda su una cosa: è ora di dare una dignità professionale a questo settore. Un messaggio che una volta per tutte deve arrivare chiaro a istituzioni e pubblico (…). – Mary Ferrara
“Noi siamo abituati a non fermarci mai: siamo già pronti a ripartire, rimboccandoci le maniche e facendo meglio di prima.” – Fabiana Manuelli
“Un rinnovamento come la Fenice, abbiamo nuovi e multipli orizzonti da raggiungere attraverso l’immaginazione e l’esperienza acquisita a teatro, per ricostruire, conservare e proteggere il gioco dell’arte teatrale ovunque saremo.” – Cristina D’Aquanno
Ringrazio queste professioniste del settore spettacolo per la cura e la dedizione che mi hanno fornito nell’approfondire le conseguenze sociali ed economiche di questa nuova situazione di emergenza.
Silvia Signorelli
Maya Amenduni
Mary Ferrara
Fabiana Manuelli
Crisitina D’Aquanno
Chi volesse rispondere o aggiungere qualcosa potrà farlo contattandomi direttamente.
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