Martina Grilli, artista poliedrica. È attrice, danzatrice, performer e coreografa. Grazie alla sua versatilità ha lavorato con alcuni tra i più importanti coreografi e registi del panorama nazionale e internazionale, riuscendo a far parte di diversi contesti; teatro, televisione, cinema, videoclip e concerti.
Martina si forma come attrice presso l’Accademia per attori-doppiatori-cantanti “CORRADO PANI” di Roma.
Tra i coreografi più importanti con cui ha lavorato: Luca Tommassini, Giuliano Peparini, Daniel Ezralow, Franco Miseria, Marco Garofalo, Bill Goodson, Tony Testa (USA), Fatimah Robinson (USA), Les Child (London), Veronica Peparini, Fabrizio Mainini, Roberta Mastromichele, Maura Paparo, Mauro Mosconi.
Ha lavorato con artisti di fama nazionale e internazionale, quali Massimo Ranieri, Laura Pausini, Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Kylie Minogue, Bob Sinclar, Steve Edwards, Michelle Hunziker, Gigi D’Alessio, Anastacia, Liza Minelli, Giorgio Panariello, Christian De Sica.
Ha fatto parte di importanti programmi televisivi, spettacoli teatrali e spot pubblicitari in qualità di danzatrice, attrice e performer. Partecipa a numerosi e prestigiosi eventi come ospite, performance d’arte e coreografa.
Ha esperienze teatrali anche in qualità di aiuto alla regia, assistente alla regia e movimenti di scena per attori.
Forma una compagnia dal nome “Martyx Company” con artisti non fissi, con la quale crea performances e spettacoli con la sua regia.
Insegna da anni ai ragazzi, ad aspiranti professionisti e professionisti laboratori di teatro danza, movimento scenico-corporeo ed espressione del corpo, training fisici e percorsi personalizzati.
Martina ha curato i movimenti coreografici di Un Gabbiano la prima regia di Gianluca Merolli che ha esordito, riscuotendo consensi, a Napoli in occasione del Napoli Teatro Festival a giugno del 2014, è approdato a Roma, al Teatro Sala Uno, nell’ottobre dello stesso anno, confermando e rinnovando il successo di critica e pubblico e torna quest’anno dall’8 al 17 ottobre sempre al Teatro Sala Uno.
Incontro Martina per farle alcune domande circa la preparazione tecnica di Un Gabbiano.
Quali sono stati i tuoi primi passi per elaborare i movimenti coreografici per Un Gabbiano? Sei partita dal testo o da un’idea del regista?
Sono partita dall’idea del regista. Gianluca aveva già in mente un piano di lavoro, aveva già chiare determinate scene e le musiche. Il movimento in questo spettacolo parte dall’improvvisazione dell’attore per portarlo poi nella direzione più giusta attraverso me e attraverso Gianluca. Non è stato imposto alcun movimento; man mano i movimenti si sono fissati attraverso il mio perfezionamento, il dettaglio. Lo studio del movimento è avvenuto con l’attore: un lavoro molto interessante anche a livello di personalità dell’artista che avevamo di fronte.
Prova a spiegarci il flusso di idee e lo scambio tra te e Gianluca nella creazione di questo progetto. Quali sono gli elementi più caratterizzanti di questo lavoro, quelli intorno ai quali hai lavorato per sviluppare l’idea dei movimenti?
Il lavoro è stato in collaborazione totale con Gianluca. Ovviamente tutto quello che riguarda il mio ruolo era collegato alla sua mente, di conseguenza eravamo veramente molto in sintonia. Non ho mai preso un’iniziativa che fosse diversa da ciò che Gianluca aveva in mente. Noi abbiamo la fortuna di avere gusti simili, di essere d’accordo su determinate cose anche senza dircelo, c’è un grandissimo feeling professionale tra di noi e questo ha aiutato tantissimo il lavoro. Le idee si sono elaborate man mano, provando e vedendo come l’attore reagiva a determinate richieste sul lavoro fisico.
Come hai lavorato con i vari interpreti? Avete lavorato intorno ad un’unica idea o hai sviluppato soluzioni diverse in maniere diverse, relazionandoti singolarmente con ognuno?
Il lavoro è stato principalmente sempre di gruppo o, comunque, se si lavorava su scene singole c’era sempre sia la presenza mia che di Gianluca. Nel primo allestimento c’è stato modo di lavorare anche con il singolo, quindi io ho lavorato anche da sola con loro, sviluppando, ovviamente, un tipo di lavoro più fisico che riguarda più la mia preparazione, dando anche dei consigli molto tecnici che potessero facilitare lo sviluppo di questo processo fisico unito alla parola. Tutto sempre collegandoci al regista e con la sua supervisione. Ovviamente poi ogni personaggio ha un carattere, una storia e una personalità quindi il lavoro del movimento è differenziato.
In questo tipo di lavoro, conta il carattere di un attore? Cerchi di plasmare l’attore intorno alla tua idea o di modulare l’idea intorno alla figura e alle caratteristiche dell’attore?
L’attore, anche se sotto la mia guida e quella di Gianluca, è fondamentale per la resa del lavoro, quindi conta tantissimo il carattere dell’attore e l’approccio che ha verso questo tipo di lavoro che comunque mette in gioco non solo la padronanza della parola, ma il doversi abbandonare a dei limiti fisici. Quindi è fondamentale sia il carattere dell’attore in quanto persona, che relativamente al suo personaggio. C’è un lavoro molto umano per far avvicinare l’attore a questo tipo di lavoro e metterlo a proprio agio; oltre ad essere tecnica, avere il ruoli di colei che gestisce determinati movimenti, c’è un lavoro psicologico per entrare in sintonia con la persona.
C’è stato, tra tutti, un personaggio (non un attore) che ti ha creato maggiore impegno o che ti ha coinvolta maggiormente?
No. Sono tutti personaggi “bomba”, con una carica caratteriale molto forte; sono tutti dei personaggi forti, ognuno a modo suo. Non ho trovato difficoltà con alcuno di essi. Devo dire che gli attori sono stati bravissimi perché sono veramente forti e non mi sono trovata in difficoltà.
E’ passato un anno dalle ultime rappresentazioni; un periodo di tempo nel quale le strade si sono divise, ognuno di voi ha fatto cose nuove e diverse. Nel frattempo i personaggi rimanevano dentro di ognuno, maturando. Quest’anno che hai ripreso in mano questa magnifica avventura, come è hai trovato i personaggi?
A livello registico ci sono stati dei cambiamenti, però il mondo di ogni personaggio è rimasto quello a livello registico. Io ho trovato che gli attori erano già molto dentro; nonostante il fermo, è bastato veramente poco per entrare nell’energia giusta e nel cuore di ogni personaggio. C’è stato un lavoro ancora più profondo, sempre partendo dalla regia, perché tengo a dire che questo spettacolo parte dalla regia. Non c’è coreografia divisa dall’idea registica; prima viene l’idea registica che viene poi affiancata al movimento. Sicuramente ho trovato che gli attori hanno lavorato ancora più dettagliatamente al proprio personaggio e quindi c’è stata un’ulteriore evoluzione dello stesso e anche un miglioramento.
Hai elaborato nuove idee?
Ci sono delle scene che non c’erano nello scorso allestimento, quindi si può dire che sono state elaborate nuove idee, però sempre partendo dalla mente del regista. Io ho fatto un lavoro di dettaglio di sfumature e di pulizia tecnica. Comunque è uno spettacolo molto emozionante anche per chi l’ha gestito, una grandissima soddisfazione.
Ringrazio Martina per questa bellissima intervista che ci ha permesso di capire un po’ più a fondo la struttura scenica e corporea di Un Gabbiano, in scena al Teatro Sala Uno fino al 17 ottobre 2015.

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