Una produzione Teatro de Gli Incamminati e ARS Creazione e Spettacolo
DAL 25 OTTOBRE –AL 06 NOVEMBRE
TEATRO DE’ SERVI-ROMA
“E mica ti cade dal cielo, sai? La felicità, quella… te la devi conquistare”!
“FINO ALLE STELLE! Scalata in musica lungo lo Stivale” Spettacolo di e con Tiziano Caputo e Agnese Fallongo, diretto da Raffaele Latagliata, in scena da 25 ottobre al 6 novembre al Teatro de’ Servi-Roma
Va in scena dal 25 ottobre al 6 novembre al Teatro de’ Servi, FINO ALLE STELLE! Scalata in musica lungo lo Stivale, spettacolo di e con Tiziano Caputo e Agnese Fallongo, diretto da Raffaele Latagliata.
Così Tonino, cantastorie siciliano dall’animo poetico, musicista istrionico e affabulatore, convincerà Maria, fanciulla dal temperamento apparentemente mite ancora ignara del suo straordinario talento, a seguirlo in un’impresa a dir poco improbabile: scalare l’intero stivale alla ricerca di fama e gloria per arrivare…FINO ALLE STELLE!
Un sogno ardito e un po’ folle, soprattutto considerandone il punto di partenza: la strada. Soprattutto negli anni ’50. Soprattutto in Sicilia. Soprattutto senza un soldo in tasca. Ma talvolta è necessario avere il coraggio di sfidare la sorte per cercare di realizzare i propri sogni, anche a costo di apparire degli illusi.
Così, Tonino e Maria, piombati casualmente l’uno nella vita dell’altra, scoprendosi legati da un’intesa artistica impossibile da ignorare, decidono di intraprendere il viaggio. Un viaggio non solo lungo tutta la penisola attraverso regioni, dialetti e leggende, ma anche dentro loro stessi, un viaggio fatto di momenti privati, piccoli dissapori e comiche gelosie che li condurrà alla ricerca della grande occasione che possa cambiar loro la vita, un’occasione che forse non arriverà mai o forse sì? Magari non proprio come se l’erano immaginata…
Una commedia musicale romantica, commovente e al contempo esilarante dal sapore tipicamente nostrano!
Orario spettacoli
da martedì a venerdì ore 21 / sabato ore 17.30 e ore 21 / domenica ore 17.30
Il passato di una famiglia rurale come metafora del presente
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è lo spettacolo di Agnese Fallongo che conclude idealmente la trilogia portata in scena col suo compagno d’arte Tiziano Caputo, cominciata con Letizia va alla guerra– la suora, la sposa e la puttana e proseguita con …Fino alle stelle! – scalata in musica lungo lo stivale.
Agnese e Tiziano sono due tra i più bravi giovani attori e autori (Agnese per la drammaturgia e Tiziano per le musiche e canzoni originali) che abbiamo oggi in Italia e che meriterebbero la ribalta di scene nazionali di alto valore.
Completano il collettivo artistico gli insostituibili Adriano Evangelisti, che, dopo averli diretti in Letizia va alla guerra, questa volta li affianca sul palco, e Raffaele Latagliata, che già li ha diretti in …Fino alle Stelle! e lo fa ora anche qui.
I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa, a differenza dei precedenti lavori che erano una rapsodia di personaggi, ha la classica struttura della Commedia in tre atti, con un prologo e un epilogo.
Lo spettacolo racconta la storia della famiglia Mezzalira attraverso trent’anni e tre generazioni.
A raccontarla è Giovanni Battista Mezzalira (Adriano Evangelisti) detto Petrusino, prezzemolo, perché si trovava sempre in mezzo alle storie di famiglia.
Petrusino, figlio di Crocefissa Martire (Agnese Fallongo) e Santo Mezzalira (Tiziano Caputo), comincia il racconto da quando, bambino, dovette lasciare di notte e di corsa il vecchio paese con i genitori, la sorella più grande, Pasqualina (sempre Agnese) e la nonna Pitta (sempre Tiziano) in direzione della città nuova.
Un trasferimento che ha cambiato per sempre i rapporti tra Petrusino e Pasqualina, innestando dinamiche familiari che si sono ripercosse per tutti gli anni a venire.
L’evento scatenante, però, quello che ha determinato il trasferimento verso la città nuova e da cui poi gli eventi si svilupperanno a catena, è nascosto nel passato dei Mezzalira ed è collegato ad un altro personaggio, Don Cataldo (che mai compare in scena, ma viene sempre evocato con terrore e disprezzo), ricco proprietario terriero che sfrutta il lavoro di contadini come i giovani sposi Crocefissa e Santo.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è un racconto intimo e appassionato che richiama un passato rurale, fatto di lavoro, fatica e sudore nei campi.
Una storia tragicomica che si inserisce nel genere della commedia all’italiana con cui si fondono elementi del giallo.
Lo spettatore si troverà ad assistere con partecipazione alla storia di una famiglia attraverso circa tre decenni e tre generazioni, seguendone le vicissitudini, provandone le amarezze e i dolori e gustandone le gioie e le risate, potendo poi ritrovare, in un personaggio, in un gesto o in un atteggiamento, parte della propria storia familiare.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è una saga familiare; una storia che riporta alle origini, alla terra, alla campagna; una storia che poggia sulla dignità dei lavoratori poveri e sfruttati, ma ricchi di una fede spesso vissuta con manifesto slancio.
Una storia familiare che si fonda anche sull’umiltà, sul sacrificio dei genitori verso i figli, sulle relazioni e sulle aspettative non sempre condivise, sulla mancanza di possibilità di assicurare a tutti la vita che vorrebbero e meriterebbero, mantenendo, però, sempre un grande orgoglio per ciò che si è e ciò che si fa, nutrendo sempre la speranza di poter dare ai propri figli un futuro diverso rispetto a quello dei genitori (“Le creature mie non devono guardare in terra, ma devono guardare in cielo” dirà il padre Santo, come aspettativa per i propri figli).
Già il titolo presenta le caratteristiche fondanti della storia: il nome dei Mezzalira è un chiaro riferimento non solo alla lira, simbolo di un passato, non solo economico, ormai sepolto alla fine del secolo scorso, ma anche, e di più, alla povertà di questa giovane famiglia che nella fuga verso la città nuova cerca un riscatto e un nuovo inizio, per sé e i per i figli.
Inoltre, quel “panni sporchi fritti in casa” richiama il detto per il quale i fatti di famiglia devono rimanere all’interno della stessa; quel fritti, poi, connota una situazione ben particolare, che fa ridere, e ci riporta alle cure che di solito i nonni riservano ai nipoti anche a costo di sacrifici.
Agnese Fallongo con la sua scrittura sempre così viva e pungente, evoca un mondo antico, rurale, fondato sul lavoro della terra.
Una terra che richiama continuamente a sé, anche quando ormai si è lontani, e che reclama un ritorno.
Come sempre, la sua scrittura rivela un grande impegno nello studio e nella ricerca dei fatti storici, delle fonti, scritte e orali, attraverso i nostri vecchi che hanno sempre da raccontare mille storie di vita.
Il testo è un racconto che, come nei tempi antichi, si trasmette attraverso la tradizione orale (infatti tutto lo spettacolo è un racconto che Petrusino fa, attraversando il tempo e lo spazio) e prende vita attraverso i dialoghi dei personaggi.
Il narratore sarà sempre presente sul palco, ma defilato dalla scena rappresentata, fino a che il passato non si ricongiungerà al presente, in quanto metafora dello stesso.
Sempre dal punto di vista creativo, poi, va elogiato il talento di Tiziano Caputo di scrivere musica e testi che evocano quel passato povero e rurale di cui si è detto.
A differenza degli spettacoli precedenti, dove si faceva uso degli strumenti musicali, qui è la stessa scena a suonare, tramite percussioni e ritmi impartiti dalle azioni dei personaggi.
Agnese e Tiziano, che non solo hanno una passione per i dialetti e le parlate locali, ma anche una grandissima abilità nel cambiare toni, timbri e cadenze, hanno creato insieme una nuova lingua, che attinge ai suoni e alle cadenze del sud Italia, ma che non si identifica con alcun dialetto specifico, assurgendo a lingua universale.
Dal punto di vista della messa in scena, lo spettacolo cattura e incanta per la bravura e la sinergia dei tre protagonisti, per la capacità di Agnese e Tiziano di interpretare più personaggi (più di quelli citati) con una diversa cadenza, attraverso rapidi cambi e poche, ma determinanti modifiche nell’abbigliamento e nell’acconciatura, riuscendo sempre a caratterizzarli in pieno e come unità a sé stanti.
Non solo straordinari attori, ma anche cantanti dotati, costruiscono bellissime armonizzazioni sulle musiche e le canzoni originali composte da Tiziano che evocano, anch’esse come il resto, un passato fatto di fatica, lavoro e sacrificio e trasudano di umanità, come canti antichi che mettono in connessione la parte interiore con la terra di origine.
Adriano Evangelisti sa essere in scena “senza esserci” dentro; in qualità di narratore riesce a gestire molto bene la sua presenza defilata, ma scenicamente fondamentale.
Il tutto è molto ben ordinato dalla regia presente, minuziosa, precisa e dinamica di Raffaele Latagliata: una regia attenta ad ogni gesto dei protagonisti, ad ogni dettaglio (e lo spettacolo è pieno di dettagli che raccontano qualcosa oltre alle parole).
La scenografia, realizzata completamente in legno da Andrea Coppi, è studiata con cura e pienamente funzionale.
A sinistra, l’edicola votiva si trasforma con un semplice gesto nella piccola cucina di casa, con pentole e padelle, da cui scaturiscono i rumori del fritto (sempre i dettagli).
Sulla destra, quello che nella prima scena è il carretto con cui i Mezzalira lasciano il paese, diventa, poi, la camera di Pasqualina nella città nuova.
I costumi di Daniele Gelsi richiamano una continuità con la scena.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è un lavoro di alta artigianalità teatrale e creativa.
Ne è riprova, per esempio, il carillon che viene fatto suonare in scena, completamente assemblato e “programmato” da Tiziano Caputo.
I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa è uno spettacolo che dovrebbe essere rappresentato in grandi circuiti teatrali affinché possano arrivare a più persone possibili la magia e l’incanto di un lavoro artigianale svolto con preparazione, competenza, professionalità, amore e passione.
Ne sono riprova le standing ovation che ogni sera il pubblico tributa a questo pregevole collettivo artistico.
Per saperne ancora di più, leggi l’intervista cliccando qui
Cometa Off – 15| 27 febbraio 2022 – Prima Nazionale
I MEZZALIRA
Panni sporchi fritti in casa
scritto da Agnese Fallongo
con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo
e con Adriano Evangelisti
regia Raffaele Latagliata
musiche originali Tiziano Caputo
scenografie Andrea Coppi
costumi Daniele Gelsi
I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa Agnese Fallongo, Tiziano Caputo e Adriano Evangelisti a Cometa Off
Dopo Letizia va alla guerra– la suora, la sposa e la puttana e …Fino alle stelle! – scalata in musica lungo lo stivale, spettacoli con i quali si sono posti all’attenzione della critica e del pubblico negli ultimi anni, Agnese Fallongo e Tiziano Caputo tornano con un nuovo progetto dal titolo insolito e curioso: I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa,terzo capitolo che conclude idealmente la trilogia iniziata dalla Fallongo con la scrittura dei primi due. Lo spettacolo sarà in scena in prima nazionale dal 15 al 27 febbraio a Cometa Off.
Accanto a loro Adriano Evangelisti che, dopo averli diretti in Letizia va alla guerra, questa volta li affiancherà sul palcoscenico dando corpo e voce al protagonista – narratore della storia. La regia è affidata ancora una volta a Raffaele Latagliata, che già aveva firmato quella di …Fino alle Stelle!, ad ulteriore conferma dell’ormai consolidato sodalizio di questo collettivo artistico.
I Mezzalira – panni sporchi fritti
Tragicommedia in tre atti, un prologo e un epilogo:
Il titolo I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai.
Se è vero che la saggezza popolare insegna a mantenere celate le questioni familiari all’interno delle mura domestiche lontano da occhi indiscreti, è altrettanto vero che quelle mura non sempre bastano a contenere i segreti, i tabù e i non detti della famiglia Mezzalira, protagonista del racconto, che, proprio come l’olio delle olive che raccoglie, scivola in una spirale di infausti accadimenti che la indurranno, inevitabilmente, a scendere a patti col mondo esterno.
Il tutto visto e raccontato da Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrusino”, il più piccolo della famiglia che, una volta adulto, traccerà un vero e proprio arco della sua esistenza, in un caleidoscopio di ricordi che attraverseranno una vita intera, una vita fatta di luci, ombre e colpi di scena all’interno del medesimo focolare domestico.
Petrusino sarà costretto a fare i conti con i fantasmi del passato per poter scendere a patti con il presente, scoprendo di non essere stato il solo a custodire un segreto.
Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e del thriller e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia… non sempre perfetta.
Una scena astratta ed essenziale ma dal grande rigore estetico, realizzata da Andrea Coppi, fa da ideale cornice alle vicende di questa storia ambientata in un tempo/non tempo e in un luogo/non luogo, e restituita attraverso un linguaggio dal sapore dialettale e inconfondibilmente nostrano che non si cristallizza in un unico dialetto o nei vari dialetti regionali che caratterizzano la nostra penisola, ma tende piuttosto ad una forma meticcia e di pura fantasia, nella quale il pubblico può riconoscere una sfumatura del proprio vernacolo, ma mai una vera e propria appartenenza.
La stessa linea stilistica della scena la ritroviamo anche nei costumi, realizzati da Daniele Gelsi.
La narrazione delle vicende, in cui tragedia e commedia si confondono continuamente,procederà attraverso una girandola vorticosa di ricordi rivissuti dal nostro protagonista, ma restituiti sempre “in assenza”. Egli presterà la voce al sé stesso bambino, al sé stesso ragazzo e al sé stesso uomo, ma in realtà sarà sempre assente dalla scena. L’intera vicenda familiare, seppur legata dal fil rouge della narrazione, si estrinsecherà per lo più in forma dialogica e gli altri personaggi si relazioneranno sempre con lui, ma questi rimarrà defilato fisicamente dalla scena in modo che il passato, quello cui la memoria del protagonista/narratore riesce a dare forma, venga incarnato nel presente, disarticolando e riarticolando il tempo della storia nel tempo del racconto e non necessariamente seguendo una coerenza spazio-temporale. Il nostro protagonista ricomporrà gli accadimenti a suo piacimento stabilendo da subito un rapporto diretto con gli ascoltatori.
L’obiettivo è quello di recuperare la potenzialità della grande tradizione orale italiana in cui, per mezzo della rievocazione, ciascun individuo possa ricostruire e dare forma al suo passato. Ma, in questo caso, il tempo passato del monologo prefigurerà quello che per il pubblico è ancora a venire. Il racconto, quindi, renderà il futuro un futuro sul quale non si potrà più agire, nonostante la continua speranza di poterlo fare.
Infine, la narrazione alternerà alla paroladei contrappunti sonori, realizzati in scena dagli attori stessi per restituire le atmosfere e creare suggestioni. Si ricorre, invece, alla musica, composta appositamente da Tiziano Caputo per lo spettacolo ed eseguita rigorosamente dal vivo, ogni qual volta le parole, non potendo reggere il peso del sentimento, debbano essere sublimate attraverso il canto. È un canto dell’anima, un canto di condivisione, un canto ancestrale di ritrovata connessione con la parte più profonda del nostro essere e con la terra d’appartenenza.
I Mezzalira – panni sporchi fritti in casa
Teatro Cometa Off – Via Luca della Robbia 47
Dal martedì al sabato ore 21:00 – domenica 17.00.
Biglietti: Intero 15 Ridotto 10 euro (+ tessera associativa). TESSERA DA FARE NECESSARIAMENTE ON LINE: sul sito http://associati.cometaoff.it/- Euro 2,50
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