Miracoli Metropolitani
Teatro Vascello
18 gennaio 2022
Miracoli metropolitani è il nuovo, attesissimo spettacolo di Carrozzeria Orfeo che sta ottenendo un enorme successo di pubblico in ogni teatro nel quale viene rappresentato.
Chi pensasse che visto uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo li ha visti tutti, si sbaglia di grosso.
Non solo perché Thanks for Vaselina, Animali da Bar, Cous Cous Klan e ora Miracoli Metropolitani affrontano temi sempre attuali e scottanti, ma sempre diversi, ma anche perché il linguaggio, seppur accomunato da una cifra stilistica, è sempre diverso, diverse le storie, diverse le interpretazioni e diversi i punti di vista.
Anche le emozioni e le riflessioni che gli spettacoli di Carrozzeria Orfeo suscitano
si rinnovano ogni volta, trasportate da testi sempre ottimamente scritti e interpretati che portano la realtà a teatro.
Ciò che emerge ogni volta dai lavori di Carrozzeria Orfeo è la veridicità, la contemporaneità e la lucidità delle loro drammaturgie.
I temi trattati dagli spettacoli di Carrozzeria Orfeo nascono dall’urgenza di dover far luce su aspetti molteplici della società contemporanea, restituendo ogni volta con immediatezza la mutltiformità e le difformità della società e dell’essere umano.
Ne è un altro modello esemplare questo Miracoli Metropolitani, lo spettacolo fino ad ora più politico di Carrozzeria Orfeo, perché più degli altri invoca una responsabilità individuale e collettiva per impedire che derive estremiste e totalitarie possano tornare a prendere il potere.

Siamo a Roma (ma potrebbe essere qualsiasi città del mondo occidentale ricco e capitalistico, infatti lo spunto è dato da un episodio realmente avvenuto nel 2017 a Londra).
La città è invasa da liquami che salgono dalle fogne invadendo le strade, già ricolme di rifiuti tossici; l’aria è nauseabonda e irrespirabile e la gente si auto isola in casa.
L’economia è in profonda crisi, con un tasso di disoccupazione al 62%. I negozi falliscono; le uniche attività a subire una aumento del lavoro sono i ristoranti col servizio a domicilio.
E’ nella cucina di uno di questi ristoranti che si svolge l’intera storia.
Plinio (Federico Vanni), chef stellato caduto in miseria, e sua moglie Clara (Beatrice Schiros), ex lavapiatti e ora imprenditrice d’assalto, gestiscono il loro ristorante, un tempo prestigioso, ma ora riconvertito in cucina per intolleranti alimentari.
Oltre a Plinio, che sogna un proprio riscatto professionale, e Clara, arrampicatrice sociale e imprenditrice improvvisata, sempre in lotta con il marito, animano la cucina altri bizzarri personaggi.
Igor (Federico Gatti), figlio di Clara e figliastro di Plinio, ragazzo con disturbi del campo emotivo, ossessionato da un violento videogame (Affonda l’immigrato); Hope (Ambra Chiarello), lavapiatti ambigua e aggressiva che cela un segreto; Cesare (Massimiliano Setti), aspirante suicida entrato per caso nel loro mondo in cui rimarrà maturando un affetto tenero, ma morboso per Igor; Patty (Elsa Bossi), madre di Plinio, ex brigatista e femminista convinta, ancora in lotta contro il Sistema; Mosquito (Aleph Viola), un carcerato aspirante attore costretto ai lavori socialmente utili; Mohamed, (ancora Aleph Viola) professore universitario in Libano che in Italia si è ritrovato a dover fare il rider, sfruttato e sottopagato.
A complicare la difficile vita di questi personaggi, già gravati dalla condizione di precarietà e disagio in cui essi vivono, ognuno affranto sotto il peso della propria storia personale, si aggiunge il carico della situazione politica e sociale nella quale vivono.
Sfruttati e sfruttatori, questi a loro volta, se non vittime, comunque inghiottiti dal Sistema,
devono fare i conti con l’emergenza sanitaria, a seguito della quale il governo ha emanato un decreto a sostegno dei più deboli.

La decisione del governo di includere nei sostegni anche gli immigrati fa scattare una caccia all’uomo, una vera e propria persecuzione da parte di violenti gruppi di estrema destra.
I protagonisti si troveranno, così, fagocitati in un meccanismo di autodifesa e prevaricazione dell’altro che li metterà di fronte alle proprie coscienze in un confronto duro e doloroso.
Miracoli Metropolitani è uno spettacolo denso di contenuti e messaggi, in cui le azioni dei personaggi parlano più di mille parole e le parole agiscono con immediatezza,
taglienti e pure suscitando il riso, nonostante lo spettatore si accorga, poi, di non stare ridendo affatto.
Potente è la capacità espressiva della drammaturgia di Gabriele Di Luca, capace di suscitare dubbi e dilemmi umani e sociali, incastrare stati d’animo personali con prese di coscienza universali, unire il singolo atto alla responsabilità collettiva.
Uomini e donne alla deriva, fragili; ognuno perso nelle proprie frustrazioni e nei propri dolori.
Ognuno è solo, perso in un vuoto incolmabile. Ognuno ha paura.
Le persone sono sempre più lontane, affogate in un individualismo esasperante in cui l’unica parvenza di socialità è costituita dai social o dai videogiochi interattivi.
Inermi o affannate in vacue attività, restano in attesa di ricevere un segno che, come un deus ex machina, possa salvarli o almeno rassicurarli su una pace futura. O forse di un miracolo, un miracolo metropolitano, una coincidenza speciale che possa accendere una speranza.
In questa dimensione di isolamento e auto reclusione, l’unico bene rifugio sembra essere il cibo. Il rapporto con il cibo diventa una forma di consolazione dal dolore e una compagnia.
L’ossessione per il cibo, qui, è il segno di una globalizzazione che induce a produrre sempre di più e più in fretta a detrimento della qualità in un mercato in cui un bisogno primario diventa solo merce con cui arricchirsi.
Miracoli metropolitani porta con sé considerazioni e riflessioni concrete e immediate:
i rapporti familiari, la discriminazione, il lavoro in nero, la distanza sempre più marcata tra Paesi ricchi e Paesi perennemente in via di sviluppo, ambientalismo, capitalismo.
Considerazioni di carattere etico, riflessioni sull’animo umano, ma anche di carattere sociale.
Il rigurgito delle fogne e i liquami che si spargono per le vie della città sono il segno di un pianeta che si ribella al dominio sconsiderato dell’uomo che viene travolto dalla stessa spazzatura, reale e metaforica, che produce.
La domanda a cui tenta di rispondere Miracoli Metropolitani è: se il mondo esplodesse, gli uomini sarebbero capaci di collaborare per salvare se stessi e il pianeta?
La risposta l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, soprattuto in questo tempo, in cui pensavamo che la pandemia di Covid19 ci avrebbe reso migliori.
Una drammaturgia, quella di Gabriele Di Luca, decisamente densa, impegnativa per la moltitudine di concetti che esprime, eppure tutto scorre in una messa in scena rapida ed efficace, in cui ogni situazione, ogni storia scivola nell’altra con continuità e si trasforma, dando vita ad altre situazioni, ad altre storie.
A sua volta, la regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi riproduce ritmi frenetici e tempi incalzanti, ma mai caotici o confusi: ogni volta il pensiero è chiaro, preciso, netto.
I protagonisti, danno prova di grande preparazione e ottima sinergia, cavalcando la scena e gestendo palco, tempi, ritmi, entrate e uscite da tutti i lati con mestiere.
Tutti bravissimi, nessuno escluso, davvero, ma l’entusiasmo personale chiede di confermare l’immensa ammirazione per Beatrice Schiros, sottolineare il coinvolgimento che ogni volta Massimiliano Setti riesce a suscitare, e mettere in luce le capacità e la bravura di Aleph Viola, uno di quegli attori che, una volta visti a teatro, non ti scordi nemmeno a distanza di tempo.
La scenografia di Lucio Diana è perfettamente curata: riproduce una vecchia carrozzeria riadattata a cucina di un ristorante, con banchi di lavoro, piani cottura su cui si cucina veramente, pentole, padelle, contenitori per l’asporto, lavandini, forni a microonde, un calapranzi e la dispensa sul retro.
Un’altra apertura sullo sfondo conduce all’abitazione, con la stanza da letto che viene fuori all’occorrenza.
Ottimo anche il disegno luci, sempre di Lucio Diana.
Nonostante le tante, questa volta, forse, troppe parole qui profuse, Miracoli Metropolitani è uno spettacolo che va assolutamente visto.
MIRACOLI METROPOLITANI
uno spettacolo di
CARROZZERIA ORFEO
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con (in o.a.)
Elsa Bossi Patty
Ambra Chiarello Hope
Federico Gatti Igor
Beatrice Schiros Clara
Massimiliano Setti Cesare
Federico Vanni Plinio
Aleph Viola Mosquito/Mohamed
Si ringrazia Barbara Ronchi per la voce della moglie.
musiche originali Massimiliano Setti
scenografia e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
illustrazione locandina Federico Bassi
foto di scena Laila Pozzo
organizzazione Luisa Supino
ufficio stampa Raffaella Ilari
una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di
Genova, Fondazione Teatro di Napoli -Teatro Bellini
in collaborazione con il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”
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