Sembra Amleto: oltre Amleto, c’è il dramma dell’uomo
Sembra Amleto è lo spettacolo scritto e interpretato da Francesco Zaccaroe con la regia di Ivano Picciallo che scompone l’Amleto nei suoi elementi costituitivi per ricomporlo sapientemente con ironia e spirito beffardo.
Non si tratta tanto di una riscrittura dell’Amleto, perché i fatti restano quelli che sono stati scritti, quanto, piuttosto, di una scomposizione e ricomposizione del dramma sotto un diverso punto di vista.
Zaccaro opera una ricomposizione delle vicende del dramma davvero interessante, dando vita e voce a tutti i personaggi attraverso una riscrittura in versi che mantiene il vecchio spirito, ma dona nuova luce a ciò che sta scritto.
Frizzante, energico, inesauribile, Zaccaro recita, salta, suda entrando e uscendo continuamente dai personaggi che caratterizza ognuno con precisione e attenzione, diversificandoli nei toni della voce e nelle cadenze dialettali.
Dando vita e voce a tutti i personaggi, non fa altro che accompagnarli verso la loro fine, così come sta scritto, componendo per ognuno di loro la propria tomba a terra.
Sembra Amleto non è solo uno studio sull’Amleto, ma anche una riflessione sulla morte che, partendo dalla tragedia shakespeariana e attraversandone tutti i personaggi, sfocia in uno sfogo amaro e sofferto dell’uomo nei confronti della madre defunta.
Morto anche il personaggio di Amleto, resta l’uomo che ha ancora qualcosa da dire rivolto alla tomba della madre.
E’ l’attore che rivolge le proprie accuse alla madre, una madre oppressiva, ingombrante; “femmina inguaiata” e “fiata sgrammaticata” (l’uso del linguaggio dialettale quotidiano rende l’urgenza e la drammaticità del momento).
Parte allora lo sfogo: l’attore, abbandonato il personaggio, mosso da ciò che il testo gli ha suggerito ed evocato, mette in scena il proprio risentimento, buttando fuori ciò che il dramma ha smosso dentro di lui, in un processo che è anch’esso rappresentazione.
Francesco Zaccaro esce ed entra dall’Amleto con padronanza e consapevolezza attraverso un meccanismo che è un continuo dentro e fuori, sempre in bilico tra realtà e rappresentazione, vita e morte, attore e personaggio.
Lo fa con una compiutezza compositiva e recitativa stupefacenti, non risparmiandosi un solo attimo in scena, continuamente in movimento alla incessante ricerca di quel fantasma che non si lascia avvicinare.
E’ evidente un grande lavoro non solo sull’opera: Zaccaro dimostra infatti di avere una conoscenza dell’Amleto tale da poterlo scomporre e ricomporre, fedele al testo scritto, ma offrendolo sotto un punto di vista diverso.
Risalta altresì, un grande lavoro sul corpo dell’attore e uno studio attento del gesto e del movimento in genere.
La regia di Ivano Picciallo asseconda e sostiene i ritmi e i tempi del protagonista, dando spazio alla fisicità e alla gestualità dello stesso.
Stimolante l’impianto scenografico di Alessandra Solimene: una sedia vuota, un cumulo di terra, una piccola croce e dei lumini. Piano piano, poi, la scena prenderà forma plasmata dalle mani di Zaccaro sotto gli occhi del pubblico. Elemento scenografico, ma anche un passaggio del processo catartico sia del personaggio che dell’attore rimanendo ancora in bilico tra realtà e rappresentazione.
Bellissimo.
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Sembra Amleto è il primo spettacolo che va in scena al Teatro Lo Spazio dopo le dimissioni del direttore artistico Manuel Paruccini per “divergenze di vedute” con la proprietà.
Uno spettacolo che era stato voluto da Paruccini e che è dimostrazione di quanto una direzione attenta, appassionata e consapevole possa fare bene al teatro italiano.
Il Teatro Lo Spazio, sotto la direzione di Manuel Paruccini, in questi ultimi cinque anni ha dato modo a innumerevoli compagnie, attori, attrici, autori e registi di potersi misurare con un pubblico e di poter entrare in contatto con altri esperti del settore, creando così una rete di relazioni e un tessuto umano e artistico che ha fatto tanto bene al teatro off della Capitale.
Finisce un’epoca. Speriamo che la nuova Direzione abbia a cuore il destino del teatro off.
SEMBRA AMLETO
scritto e interpretato da Francesco Zaccaro
regia di Ivano Picciallo
scene Alessandra Solimene luci Joseph Geoffriau
organizzazione Sonia Polimeno produzione IAC Centro Arti Integrate – MALMAND TEATRO
InVIOLAta, spettacolo Primo classificato al Concorso di corti teatrali Idee nello Spazio 2024, arriva al Teatro Lo Spazio di Roma nella sua versione estesa.
Lo spettacolo, scritto e diretto da Teresa Cecere e David Marzi, è una riflessione sull’onore maschile e sulla vergogna imposta alle donne, sentimenti che hanno segnato e macchiato la cultura e la legislazione italiane e che nonostante l’abolizione, recente, di queste leggi, hanno strascichi fino ai nostri giorni.
Siamo in Sicilia, terra in cui questo fenomeno ha assunto carattere paradigmatico tanto che la “fuitina” e il matrimonio riparatore sono diventati elementi della tradizione e della cultura di questa splendida terra, ma potremmo essere ovunque.
Ancora oggi leggiamo di storie drammatiche di uomini che considerano la donna una loro proprietà tanto da poterne decidere la vita e la morte.
Franca Viola, la protagonista di questa storia e la prima donna italiana ad aver rifiutato il matrimonio riparatore, disse: “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”.
Lo spettacolo prende spunto da fonti storiche e letterarie, tra cui il libro-inchiesta “Le Svergognate” di Lieta Harrison, con prefazione di Pier Paolo Pasolini, che offre una testimonianza diretta della condizione femminile in Italia negli anni Sessanta.
InVIOLAta, il titolo richiama il nome della protagonista, vuole ribadire il valore assoluto dell’inviolabilità dell’integrità personale, spesso negata in nome di tradizioni arcaiche e di un maschilismo becero, cieco e assurdo che ancora avvelena la nostra cultura.
Siamo nella Sicilia degli anni ’60: l’amore è strettamente connesso alla verginità.
Una donna che non arriva illibata al matrimonio è una svergognata e non merita di trovare marito, ma è destinata a rimanere sola a vita.
E non conta se l’innocenza le sia stata portata via con la violenza e contro la propria volontà. Sarà sempre stata colpa sua.
A quei tempi, l’unica soluzione era il matrimonio riparatore. Un uomo che voleva una “femmina”, la rapiva, la svergognava e poi aveva il diritto di sposarla, potendone abusare legalmente per tutta la vita.
Era sempre la stessa cosa, era sempre la stessa cosa: è sempre la stessa cosa?
No, non sempre.
Franca Viola, sostenuta da un padre amorevole, rispettoso e di mentalità molto aperta, oltre che molto coraggioso, ha saputo e potuto dire di no e spezzare questa catena infame.
La storia di Franca Viola non è solo l’esperienza personale di una ragazza, ma il simbolo di un periodo storico e l’inizio di un cambio di rotta.
Franca rifiuta il matrimonio riparatore: così facendo, infrange una tradizione aberrante e sfida un sistema che per decenni aveva legalizzato il potere dell’uomo sulla donna.
InVIOLAta porta in scena tutto questo, con un’opera teatrale che è una commistione di linguaggi forti ed efficaci.
La prosa di Teresa Cecere e David Marzi è asciutta, diretta e si mescola con grande capacità in un linguaggio stratificato musicale fatto di parola e suono, suono verbale e corporeo prima che prettamente strumentale.
Attraverso la voce, il corpo e il gesto, le tre bravissime, giovani e sorprendenti attrici, Maria Barnaba, Sandra Di Gennaro e Ilenia Sibilio ricreano un linguaggio prosaico musicale impostato sulla cadenza siciliana e sostenuto dalle musiche originali della giovane cantautrice palermitana, Kemonia, che si rifanno al folk siciliano.
La suggestione tra tutti questi elementi è molto forte così come è equilibrato il rapporto tra essi.
C’è poi un forte richiamo al “Cunto” siciliano (ritroviamo qui l’influenza di Mario Incudine) a cui viene affidato il momento più alto di denuncia.
La tradizione del Cunto viene qui sovvertita affidandolo alla splendida interpretazione di una giovanissima attrice e non più alla voce di un uomo.
Possiamo affermare che il monologo del Don Chisciotte sia uno dei momenti più intensi di questo spettacolo, ma è l’intera opera che suscita un forte impatto emotivo e grande coinvolgimento.
La scena è dominata da vestiti stesi, mollette e fili (l’allestimento scenico è di Lisa Serio) a rappresentare un mondo domestico fatto di piccole semplici cose che viene dissacrato e disonorato.
I movimenti coreografici contribuiscono a dare slancio all’intera rappresentazione creando linee, curve e disegni che accompagnano parola e suono.
InVIOLAta è uno spettacolo necessario, di teatro civile e sociale, un teatro fisico, ma, allo stesso tempo, di narrazione.
E’ una composizione matura, con una forte identità; uno spettacolo interpretato da tre splendide attrici che non si risparmiano, donandosi pienamente all’opera e che, nonostante la giovane età, dimostrano consapevolezza.
Merito anche di chi le ha seguite e dirette: Teresa Cecere e Davide Marzi.
InVIOLAta è uno spettacolo contemporaneo che ha molto da dire a tutti noi.
Siamo nella Sicilia degli anni ’60 ma potremmo essere ai giorni nostri.
Nella grande città come nella piccola provincia, quanto è facile nascondere e nascondersi in mezzo alla confusione e al disinteresse della gente?
Cambiano i tempi e cambiano i modi: nonostante l’abolizione di leggi che prevedevano il matrimonio riparatore e il delitto d’onore, l’uomo conosce e utilizza ancora molti modi per tentare di sottomettere la donna e farla vergognare di essere femmina.
E’ sempre la stessa storia? No. Fortunatamente al mondo è pieno di Franche che sanno dire di no.
Dovremmo solo imparare ad ascoltarle e a rispettarle di più.
InVIOLAta
di Teresa Cecere e David Marzi
regia Teresa Cecere e David Marzi
con Maria Barnaba- Sandra Di Gennaro- Ilenia Sibilio
SE TI SENTI OFFLINE SCEGLI UN OFF_ Presentata la nuova stagione 2024-2025 del TEATRO LO SPAZIO – Roma
40 SPETTACOLI IN CARTELLONE TRA PROSA, MUSICAL, DANZA, UN FESTIVAL DEDICATO AL “FEMMINILE”, UN FORMAT DEDICATO ALL’AMORE, 5 RADIODRAMMI, E UNO “SPAZIO EXTRA” PER GLI APPUNTAMENTI FUORI STAGIONE, I CONCERTI E LA STAND-UP COMEDY
Il Teatro Lo Spazio, fucina artistica del quartiere San Giovanni, è pronto a partire dal 3 ottobre con una nuova variegata stagione intitolata “Se ti senti offline scegli un OFF”. Un vero e proprio invito a disconnettersi dalla monotonia del vivere quotidiano per immergersi in un teatro “alternativo”, accattivante, al passo con i tempi, attento alle novità registiche, drammaturgiche, espressive, alle diverse forme artistiche, alle tematiche fortemente attuali, senza tuttavia abbandonare o tralasciare i “classici” che acquistano invece una inedita luce. Il Teatro Lo Spazio per questa stagione si riconferma come il nuovo tempio del teatro OFF romano. Un’ alternativa valida alla iperconnessione e ai doveri che la società ci impone, un diversivo di spessore dove poter far viaggiare la mente attraverso diverse forme artistiche apportando un importante arricchimento interiore. Un nuovo nutrimento per anima e corpo come sottolinea il direttore artisticoManuel Paruccini.
Una programmazione che alza ancora di più il livello della qualità artistica. Una vetrina della nuova scena teatrale contemporanea, romana e non solo. Un cartellone versatile, che tiene conto delle esigenze del pubblico e delle evoluzioni della scena, della drammaturgia contemporanea, di tutto quel teatro che da sempre per convenzione è stato definito “off” e che si appresta a diventare sempre più “on” e “in”, esaltandolo in un luogo moderno e polifunzionale, in cui poter esplorare proposte artistiche differenti tra loro, accomunate però dalla raffinatezza stilistica.
Un cartellone “polifonico”, dalle molteplici voci e differenti generi, con uno sguardo rivolto in particolare al teatro off, alle nuove scritture, alle nuove idee creative, ai giovani talenti e alla loro crescita e formazione, alla musica, alla danza. Una stagione in cui poter mettersi offline dalla routine e lasciarsi andare a nuove scoperte ed esperienze artistiche in base ai propri gusti e predilezioni, tra intrattenimento, riflessione, classici, musical, teatro d’innovazione, commedia, danza, formazione e tanto altro.
Novità assoluta di quest’anno la prima edizione del festival NOTTI VIOLA (dal 14 al 16 marzo) di Mujeres nel Teatro, dedicato al “femminile”. Tre giornate rivolte alla scena teatrale e performativa al femminile con la direzione artistica a cura di Marzia Ercolani e la direzione di produzione a cura di Sara Palma. Le Notti Viola sono corpo e anima di Mujeres nel Teatro, nate per raccontare il corpo dell’arte femminile contemporaneo, proprio quel corpo/complesso di organi, quel corpo/orchestra e fanfara, che verrà attraversato, scoperto, sviscerato in ogni edizione, perché il corpo delle donne, come tutti quelli non riconosciuti dai modelli culturali convenzionali, è unicità ricchissima di melodie originali irrinunciabili. Il palco sarà abitato da ventricolari visioni artistiche, dal cuore di ogni creazione, da molteplici linguaggi e variegati racconti che andranno giù, all’essenza di ogni questione, verso il pulsare battente dell’umano sentire.
Altra importante novità “Qualcosa che per comodità chiameremo amore”, un vero e proprio format dedicato al più nobile sentimento, l’amore, a cura della Compagnia Les Moustaches, una tra le più importanti realtà under 35 del panorama italiano, Premio Hystrio 2023. Il drammaturgo e regista Alberto Fumagalli e il musicista Antonio Muro, in arte Minollo, come due Cupidi in cerca di riscatto ridisegnano l’importanza della parola “amore” veicolandola in scritti crudi e musiche taglienti ( 21-22 gennaio; 4-5 febbraio; 4-5 marzo).
Tornano dopo il grande successo della scorsa stagionei cinque appuntamenti con i radiodrammi di RADIOPLAY LIVE, progetto dall’anima “innovantica” a cura di Aurora Piaggesi, che porta in scena i classici della letteratura (e non solo!) sotto forma di radiodramma, come veniva fatto una volta: con voci, suoni e rumori dal vivo di fronte al pubblico! Dopo i successi della scorsa stagione, Radio Play Live torna a presentare i suoi radiodrammi dal vivo al Teatro Lo Spazio. Cinque appuntamenti per scoprire grandi classici della letteratura e del teatro adattati nella forma del radiodramma. Tre repliche di spettacoli molto amati (Dracula 1937 il 31 ottobre, Canto di Natale il 17 dicembre e L’importanza di chiamarsi Ernest l’11 marzo) e due nuovi progetti, come sempre interattivi e sperimentali: Ascolta, Pinocchio…il 25 e 26 febbraio e Il Terrore il 13 maggio.
Ben quaranta gli spettacoli in programma, tra debutti assoluti e graditi ritorni, volti noti del panorama teatrale italiano e giovani promesse.
Tanti i nomi che si susseguiranno, tra interpreti e registi: Mario Incudine, Moni Ovadia, Caroline Pagani, Marco Simeoli, Patrizia Ciabatta, Giordana Morandini, Francesco Stella, Teo Guarini, Riccardo Mini, Angelica Cacciapaglia, Stefania lo Russo, Mario Migliucci, Ludovic Party, Ariele Vincenti, Fabio Avaro, Daniele Locci, Daniele Trombetti, Francesca Anna Bellucci, Federico Capponi, Beatrice De Luigi, Carlotta Rondana, Francesca Nunzi, Tiziana Foschi, Nina Fucci, Floriana Corlito, Alessandro Cecchini, Paolo Vanacore, Gianni De Feo, Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Raffaele Gangale, Marta Cirello, Compagnia Romeway, Ivano Picciallo, Giuseppe Innocente, Francesco D’Alfonso, Irene Ciani, Matteo Santinelli, Livia Amatucci, Chiara Alonzo, Alberto Fumagalli, Antonio Muro, Vincenzo Longobardi, Goffredo Maria Bruno, Viola Gabriella Indolfi, Alessia Tona, Giovanni Serratore, Teresa Cecere, David Marzi, Massimo Reale, Manuela Mandracchia, Marzia Ercolani, Sara Palma, Veronica Liberale, Pietro De Silva, Patrizia Schiavo, Luca Refrigeri, Daniele D’Arcangelo, Francesco Zarzana, Carmen Di Marzo, Francesco Zaccaro, Alessandro Di Marco, Duccio Camerini, Federico Malvaldi, Veronica Rivolta, Daniele Paoloni, Massimo Odierna, Giuseppe Brancato, Attilio Fontana, Maria Grazia Fontana.
A questi si affiancherà uno Spazio extra, un fuori stagione che prevede appuntamenti speciali: un contest dedicato alla danza, “Macchinaria contemporary movement” a cura di Silvia Marti con due appuntamenti annuali; uno “Spazio Giovani e Compagnie emergenti” con LA VOZ DEL ALMA di Luigi Fiacchino (Vincitore del Premio Spazio Giovani al Concorso Idee nello Spazio 2024) in scena il 7 novembre, I GIORNI DELLA FALENA di Aurora Piaggesi in scena il 9 e 10 novembre e e WANNABE di Attilio Fontana e Maria Grazia Fontana in scena il 24 e 25 maggio; uno “Spazio Comedy”, dedicato alla comicità e alla stand –up comedy e uno “Spazio Concerti”, con TONIO’s JAM, il format nato nel 2021 da un’idea di Paolo Zou, musicista/turnista romano che organizza e promuove jam session nel territorio della capitale dal 2014. La serata ha lo scopo di unire quanti più generi musicali possibili, con i concerti di apertura (ogni lunedì una formazione e progetto diverso) che precedono la jam. Altro scopo della serata è cercare di far suonare il più possibile ragazzi alle prime armi con musicisti più navigati, e di sollecitare un melting pot musicale che crei terreno fertile anche per la creazione di nuovi progetti musicali della capitale.
Tutte le domeniche, invece, il Teatro accoglie il concorso di monologhisti “Il Grande e Piccolo Slam”, in collaborazione con il Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno.
Non mancherà, anche quest’anno, Spazio alla parola, a cura della professoressa e autrice di libri per ragazzi Laura Baldazzi e del direttore artistico Manuel Paruccini: un percorso per sostenere e diffondere la passione per la letteratura classica e riscoprirne l’attualità. Il progetto avrà cadenza settimanale, ed è volto a tutti coloro che hanno voglia di scoprire la letteratura nelle sue diverse forme, le abitudini di lettura, la narrazione e il mondo digitale.
“Se ti senti offline scegli un OFF” non è semplicemente un claim, ma un imperativo! Un consiglio per scoprire una nuova esperienza teatrale.
Una valida alternativa alla noia della routine!
GLI SPETTACOLI
Apre la stagione, il 3 e 4 ottobre, “MIMI “ da sud a sud sulle note di Domenico Modugno di e con Mario Incudine e la regia di Moni Ovadia – Giuseppe Cutino. Un viaggio. Da Sud a Sud. Sulle note delle canzoni di Domenico Modugno, quelle legate alla Sicilia, a una terra che lui ha adottato. Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare.
Segue, il 9 e 10 ottobre, MOBBING DICK di e con Caroline Pagani, uno spettacolo brillante, ironico, graffiante, uno spaccato, -fra dramma, comico e tragicomico, reale e surreale-, sulla condizione delle artiste donne nel mondo dello show business.
Dal 17 al 20 ottobre è la volta di SE IO NON “ avrei “ TE di Marco di Iulio, con Patrizia Ciabatta, Giordana Morandini, Teo Guarini, Francesco Stella diretti da Marco Simeoli. Uno spettacolo comico che racconta con dinamicità ed ironia l’eterno conflitto con la nostra coscienza e la quotidiana lotta con l’altro che cerca di entrare nella nostra intimità e si mette in gioco nella relazione.
A seguire, il 29 e 30 ottobre, va in scena THE JOYCE AUDITION scritto e diretto da Riccardo Mini, con Angelica Cacciapaglia, Stefania lo Russo, Mario Migliucci. Una coppia di attori italiani emigrati a Londra in cerca di fortuna si sta preparando ad un importante provino per una produzione inglese di Exiles, l’unico testo teatrale scritto da James Joyce. Tra situazioni a tratti comiche e paradossali, momenti di riflessione e confronto suscitati dal dramma a cui stanno lavorando, sarà l’arrivo sulla scena di un misterioso personaggio a costringere i due attori ad affrontare il proprio vissuto individuale e di coppia, mettendo in discussione se stessi e i propri sogni, uscendone profondamente trasformati.
Il 2 e 3 novembre il palcoscenico accoglie le atmosfere e le coreografie di Ludovic Party e i suoi I TRE MOSCHETTIERI con Vanessa Nacci, Giulia Pirandello, Nunzia Prisco. L’opera è una reinterpretazione intensa e affascinante della storia dei moschettieri, con una particolare enfasi sulle dinamiche emotive e le relazioni tra i personaggi, arricchita da una torsione narrativa che esplora la complessità dell’amore e del tradimento.
Un viaggio che parte da un’estrema periferia di Roma dagli anni ’70 fino agi anni ’90 è lo scenario di STORIE BASTARDE ( Storie di Ostia di altri tempi ) tratto dall’omonimo libro di Davide Desario, adattato da Ariele Vincenti e Fabio Avaro, dal 13 al 17 novembre. Siamo ad Ostia dopo la morte di Pasolini, dove un adolescente diventa adulto attraverso esperienze di strada, di comitiva, di vita priva di schemi in cui i rapporti tra i protagonisti sono diretti e senza ipocrisia.
La stagione prosegue dal 19 al 24 novembre con il ritorno di QUELLO CHE RESTA di Daniele Locci e Daniele Trombetti. Quando Antonello muore, Enrico e Silvano, gli amici di sempre, cercano di esaudire le sue ultime volontà anche se ormai, non si parlano da anni: spargere le sue ceneri alla luce dell’aurora boreale. Lo spettacolo si dipana tra battute, gags, equivoci, colpi di scena, il tutto abbracciato da un’atmosfera di malinconica tenerezza, tipica delle amate commedie all’italiana.
Il 26 e 27 novembre Carlotta Rondana porta in scena FEMMINILE SINGLE(ARE) con la regia di Francesca Nunzi. Uno spettacolo che vuole essere politicamente corretto con tutti e scorretto con chiunque. Passando dalla commedia agli eccessi del cabaret, per arrivare all’ironia cruda della stand up comedy, racconta la tragicomica ed impopolare condizione dell’essere donna single(are), oggi, e del provare desiderio, anche sessuale, nei confronti di uno strano genere sconosciuto e discutibile, gli uomini.
A grande richiesta il 30 novembre e il 1 dicembre torna RIMETTI APPOSTO LA STANZA di e con Tiziana Foschi e Nina Fucci. La storia tragicomica di un nuovo distacco. Una figlia unica. Una madre divorziata. Niente di più̀ normale, niente di più̀ contemporaneo.
Dal 5 all’8 dicembre debutta “A questo poi ci pensiamo” di Mattia Torre con la regia di Alessandro Cecchini. Composto da diversi monologhi o dialoghi, del libro postumo di Mattia Torre, questo spettacolo racconta, con ironia e schiettezza, diversi aspetti della nostra esistenza come il traffico, la politica, la paura o la vita di coppia accompagnando lo spettatore in un viaggio di riflessioni. Mentre dal 12 al 15 dicembre va in scena MACBETH CIRCUS SHOW ( la rappresentazione del potere ) di Paolo Vanacore, da un’ idea di Gianni De Feo. Sullo sfondo della celebre opera di Shakespeare lo spettacolo si articola su due piani, quello della realtà e quello della rappresentazione. Due piani che spesso andranno a sovrapporsi, a dialogare, a coincidere, in modo grottesco e surreale. Il testo è l’archetipo per eccellenza dell’ambizione sfrenata, della falsità e dell’ipocrisia che spesso anima il mondo dello spettacolo, un mondo in cui l’arte e il talento perdono sempre più il loro valore a discapito della fama, della smania di apparire, più che di essere.
Dal 19 al 22 dicembre la Compagnia Romeway ci travolgerà con le luci e i colori di Rent. Giovani artisti che lottano contro il rampante rincaro degli affitti, mentre una malattia invisibile minaccia la vita di tante, troppe persone. Uno spettacolo immortale. Jonathan Larson scrive questa opera rock struggente e dalle musiche indimenticabili ravvivando lo spirito de La Bohème. La regia è di Eric Paterniani e le traduzioni di questa nuova versione Italiana sono a cura di Tiziana De Amicis. L’opera è composta da oltre 40 brani, tra cui alcuni che hanno fatto la storia del musical moderno come Seasons Of Love: la direzione musicale è affidata a Mirko Basile mentre la direzione corale e coreografica ad Irene Egidi.
L’anno finisce in musical dal 28 al 31 dicembre con ON BROADWAY- LE MIGLIORI HIT DEI MUSICAL DI SEMPRE a cura di Giuseppe Brancato e Mark Biocca. 5 musical performer si destreggeranno tra i musical più famosi di sempre come The Rocky Horror Picture Show, Mamma Mia, Chicago, Grease e molto altro! Non mancheranno le risate, l’interazione, momenti di riflessione, le coreografie…. tutto interamente LIVE!
Il nuovo anno si inaugura dal 3 al 5 gennaio con AUTODIFESA DI ISMENE ( elogio della sopravvivenza ) di Flavia Gallo ( Bottega del pane )e la regia di Cinzia Maccagnano. Una riscrittura del mito, dei luoghi della tragedia classica in cui il personaggio si manifesta nella relazione con gli altri membri della famiglia reale tebana.
In seguito, il 7 e 8 gennaio, è la volta di OMBRE di e con Giuseppe Innocente, diretto da Ivano Picciallo. Una performance estemporanea in cui l’attore immerso nel paesaggio sonoro, partendo dai suoi disegni inizia ad imbastire una narrazione creata sul momento, non lineare, esplosa, basata sulle storie raccolte ad Alicudi e che di esse ne conserva l’atmosfera onirica. Il palco così diventa isola in cui racconti, immagini e musica danno la possibilità al pubblico di affacciarsi su un mondo più largo dove finalmente tutto può essere.
Dal 10 al 12 gennaio debutta LA SCELTA ,spettacolo scritto e diretto da Francesco D’Alfonso con Irene Ciani e Matteo Santinelli. La pièce teatrale nasce da un’ulteriore rilettura di uno spaccato dell’Orestea di Eschilo, riportando ai giorni nostri Oreste e Elettra, e con loro l’eterna lotta tra bene e male, fra vita e morte, fra tradizione e modernità, fra schiavitù e libertà, tra perversione e moralità, fra guerra e pace, fra dovere e volere.
Gravidanza e crisi di coppia sono le tematiche di SOTTO QUALE STELLA ( spettacolo secondo classificato Idee nello spazio ) scritto e diretto da Luisa Amatucci, in scena il 17 e 18 gennaio. Due coppie di giovani trentenni vengono travolte dallo stesso destino: un test di gravidanza positivo. Mentre Laura e Paolo accolgono la notizia con un forte entusiasmo, Viola e Tommaso affrontano l’ennesima crisi di coppia.
Appuntamento unico, il 19 gennaio, con ERO CHIARA di e con Chiara Alonzo. ERO CHIARA attraversa tre fasi o meglio rapporti della vera vita dell’interprete e ideatrice dello spettacolo. Il rapporto di amore ed odio con suo Zio (episodio I), Nonna (episodio II) e suo Fratello (episodio III). In ognuno dei tre episodi, da ‘20 ciascuno, Chiara si metterà a confronto con questi membri della famiglia che tanto ha amato ed ama ma con i quali, per ragioni diverse, ha dovuto fare i conti.
Spazio poi dal 24 al 26 gennaio a SENZA VOCE scritto e diretto da Vincenzo Longobardi: un dramma moderno che, rievocando la tragica storia di una famiglia, vittima a distanza di anni degli strascichi lasciati dal secondo conflitto mondiale, rivive nella nostra epoca.
Dal 30 gennaio al 2 febbraio Goffredo Maria Bruno dirige IL COVO: 4 sequestratori improvvisati, squattrinati e male organizzati, decidono di mettere a segno il colpo della loro vita: sequestrare un alto funzionario iraniano con l’intento di rubargli documenti segreti di grande importanza, per poi rivenderli in una sorta di mercato nero. Una pura casualità ed un colpo di scena cambieranno, inaspettatamente, le sorti del loro piano.
Spazio alla danza dal 7 al 9 febbraio con U.H.T. DA CONSERVARE PREFERIBILMENTE ENTRO da un idea di Viola Centi e Gabriella Indolfi, regia Coreografia Teatro del Mediterraneo . In scena, la partitura sonora è composta da rumori legati ad un immaginario collettivo per rievocare ricordi, azioni quotidiane e suggestioni: dalla preparazione di pietanze all’apparecchiamento della tavola, dal ticchettio nervoso delle dita per colmare l’imbarazzo del silenzio e della solitudine all’esplosione del gioco, della festa, del canto, della preghiera, della parola, del rito. Durante la performance, il suono e la parola entrano a pieno diritto come elemento musicale sostanziale, non più accidentale.
Si continua dal 21 al 23 febbraio con A PORTE CHIUSE “ l’enfer,c’est les autres “ di Jean Paul Sartre con la regia di Alessia Tona e la Compagnia Nike Teatro. Il non luogo per eccellenza diventa lo scenario di questa pièce teatrale. Uno spaccato feroce e graffiante prende forma all’Inferno e in un inferno personale da cui noi vi è via d’uscita. Non esiste remissione dei peccati per i protagonisti di quest’opera, ma solo un lento calvario che durerà per sempre.
Debutto assoluto dal 28 febbraio al 2 marzo per UN TENTATIVO DI COMMEDIA di Giovanni Serratore. In una Casa da cui è vietato uscire vivono insieme il Papà, in passato forte e bello con la passione delle donne e del vino e ora affetto da Alzheimer; a Mamma con le sindromi della malata immaginaria e dell’abbandono, che stringe sempre tra le mani una pianta di cactus; la Figlia su una sedia a rotelle, che sbava in continuazione e non parla. Il Papà e la Mamma portano avanti i loro litigi quotidiani accusandosi della loro attuale condizione di vita ma soprattutto della morte del Figlio. E l’esistenza dei tre si consuma lentamente in questo acquario grottesco, immobile e senza tempo fino a quando, una notte, qualcuno non busserà alla porta della loro vita e, da lì in poi, le cose non cambieranno per sempre.
Dal 7 al 9 marzo va in scena INviolaTA di Teresa Cecere e David Marzi ( primo classificato idee nello spazio ). Un conflitto familiare, un’improvvisa crepa sentimentale, il tradimento, la malattia, una difficoltà economica difficile da sormontare, sono solo alcuni degli episodi di una vita che ci mettono davanti alla questione del “come” e del “cosa” lasciar trapelare all’esterno, pur di non vedere scalfita la facciata che faticosamente abbiamo costruito negli anni.
Il 12 e 13 marzo Manuela Mandracchia dirige UOMO SOTTILE di Sergio Pierattini con Massimo Reale. Una riflessione sulla menzogna e sulla colpa che Pierattini, da senese purosangue, decide di ambientare nel mondo del Palio di Siena con i suoi ambigui protagonisti, i fantini.
Dal 19 al 23 marzo il palcoscenico si illumina con SIGNORINE NEL TEMPO di Veronica Liberale e la regia di Pietro De Silva. In scena, l’epopea delle signorine Buonasera, la storia delle tre donne, signorine nel tempo, che con la loro dolcezza, la loro professionalità, la loro forza, sfidano le avversità del loro tempo, avviene su tre piani paralleli, sui quali si muove la figura di un narratore, che racconta la loro storia, entrando a farne parte e rappresentando le figure maschili che le tre protagoniste, incontrano nel loro viaggio.
Novità assoluta dal 27 al 29 marzo JOSEPHINE C’EST MOI liberamente ispirato a “La mia vita “ di J. Baker e M. Savage , con la regia e drammaturgia di Patrizia Schiavo. Un’immersione, allegra ma non troppo, per tre voci e tre corpi nello spirito e nella storia di Josephine Baker. Tre attrici, immaginando di muoversi nel Cabaret che la Baker aprì a Parigi, ripercorrono la sua vita di artista all’avanguardia, comica e rivoluzionaria: danzatrice, cantante, attrice, militante e attivista; icona della liberazione femminile, simbolo della lotta contro il razzismo, membro della resistenza contro l’occupazione nazista, la prima celebrità nera e tra le più acclamate vedette prima di Broadway, poi di Parigi e del mondo.
Altro gradito ritorno, l’1 e 2 aprile, ROGNE di Luca Refrigeri e Daniele D’arcangelo. La grossa rogna di Mario, direttore artistico di un piccolo teatro, è che il cantante che sta per esibirsi sul palco non è affatto il cantante tanto amato e voluto dal suo capo per quella serata, un pericoloso boss del quartiere proprietario del teatro e amante di musica cubana.
Si cambia registro il 3 e 4 aprile con CHARLOTTE scritto e diretto da Francesco Zarzana con Carmen di Marzo. Nella sua casa di Caen, cuore pulsante girondino, la giovane Charlotte Corday, appassionata di filosofia e studiosa delle nuove idee illuminate, improvvisamente decide che non c’è più tempo: Jean Paul Marat deve essere ucciso perché l’ami du peuple se ne è invece rivelato il nemico, la personificazione del terrore e della morte.
Il 5 e 6 aprile Ivano Picciallo dirige Francesco Zaccaro in SEMBRA AMLETO. Una sedia; una tomba; una montagnola di terra. Un testo dove tutto sta scritto: l’Amleto. Un’imperfetta ricostruzione del dramma Shakespeariano è necessaria perché l’attore arrivi a concludere il gioco, “togliersi il naso rosso”, a morire. Il personaggio muore, non l’uomo, che ha ancora qualcosa da dire alla madre defunta. È a lei, sulla sua tomba, che vomiterà addosso parole segrete, logorate dal buio, insudiciate dai troppi silenzi.
A seguire dal 10 al 13 aprile IL BACIO DELLA DONNA RAGNO diretto da Alessandro Di Marco, spettacolo che , con ritmi e toni naturalistici ed intimi, cerca di raccontare il riscatto di due vite eroiche e perseguitate e il loro anelito alla libertà, ad un mondo migliore, fatto di rispetto, accoglienza e integrazione. Valori che, ancora oggi, non hanno perso l’urgenza di essere ribaditi.
In prima assoluta dal 15 al 18 aprile Duccio Camerini dirige SEI RE. Uno spettacolo in sei stanze sul potere politico, un percorso itinerante. Il testimone a volte passa pacificamente da una mano all’altra, oppure è strappato con la forza, oppure è qualcosa che viene indotto con calcolo. Sei Re con i loro limiti, le loro domande, i timori, l’arroganza. Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, Enrico VI, Edoardo IV, Riccardo III. Attraverso di loro scorrono nuove generazioni e il modo in cui vedono il mondo.
Dal 22 al 24 aprile appuntamento con IN UN’ALTRA VITA di Federico Malvaldi, che vuole indagare lo sgretolamento dei sentimenti. Quel processo corrosivo e silente che avviene all’interno di una coppia, causa anche una società sempre più piena di stimoli esterni, capaci di amplificare le fragilità e i dissesti emotivi di una relazione, e che mette la coppia stessa non più al centro del vivere quotidiano, ma la marginalizza, almeno idealmente parlando, a surrogato dell’Io di ogni singolo individuo.
Dopo l’eclatante successo della scorsa stagione torna in scena dal 29 aprile al 2 maggio LA FIGLIA DI KIOTO ZHANG scritto e diretto da Massimo Odierna. Thomas è un ragazzo irascibile, ha 35 anni e vive alla giornata conoscendo donne e bevendo fiumi di alcol. Una sera, durante uno dei suoi appuntamenti, vieni avvicinato da Libero, ragazzo fragile ed impaurito, suo ex compagno d’ avventure ai tempi degli scout. Libero implora Thomas di aiutarlo a ritrovare la dolce Noa, una bizzarra ragazza di origine vietnamita della quale si è invaghito ma di cui si sono perse le tracce.
Spazio alle atmosfere di Broadway dall’8 all’11 maggio con KIMBERLY, musical perfettamente riambientato in Italia e riscritto da Elisabetta Tulli. Ironico, crudo, diretto e semplice con una regia super dinamica curata da Giuseppe Brancato. Kimberly racconta di amore, genitori, di relazioni, di verità nascoste, di vita.
Dal 16 al 18 maggio Emiliano Morana dirige “Chi è stato?” una crime comedy ambientata esclusivamente in una stanza d’interrogatorio: tra strani e grotteschi personaggi, salti temporali e rotture della quarta parete, Giulio si ritroverà suo malgrado ad essere il detective di cui avevamo il bisogno, ma non quello che ci meritavamo.
Chiude la stagione il 24 e 25 maggio WANNABE di Attilio Fontana e Maria Grazia Fontana. Il concept inedito ha visto la scrittura teatrale e la regia di Attilio Fontana, la partecipazione di Emiliano Reggente, gli arrangiamenti musicali e corali realizzati da Maria Grazia Fontana e coreografie di Anna Gargiulo, e ha coinvolto circa 10 giovani artisti.
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