RE LEAR
Teatro Argentina
5 dicembre 2024
Il Lear di Lavia, un re disperatamente umano
Gabriele Lavia, maestro tra i maestri sacri della scena teatrale, porta al Teatro Argentina di Roma il suo Re Lear, a cui il destino lo riconduce cinquant’anni dopo aver interpretato il ruolo di Edgar diretto da un altro immenso maestro, Giorgio Strehler.
Diciamolo subito: il Re Lear di Lavia è terribilmente e disperatamente umano.
Non Re, ma solo Lear: un uomo che rinuncia al suo “essere” Re per tornare a vivere solo come uomo, trovandosi quindi a “non essere più” e passando improvvisamente a una vita di privazioni.
Il (Re) Lear di Lavia è un succedersi drammatico di negazioni.
Non più Re, Lear non esercita più alcun potere. Deposta la corona, viene derubato anche del potere genitoriale. Non è più autorevole; non è più rispettabile, né temibile. Lear semplicemente “non è più”.
Dalla consapevolezza di questa situazione di privazione assoluta, di negazione del suo essere Re, ma, soprattutto, padre, dalla presa di coscienza del non amore delle due figlie Goneril e Regan, deriva la tempesta di Lear, una tempesta tutta mentale.
Il pensiero di Lear è ormai devastato dalla privazione, dall’abbandono, defraudato barbaramente e crudelmente della propria umanità e dignità.
La tempesta che sconvolge la mente di Lear è disperante, straziante e assoluta. E’l’urlo di un uomo disgraziato che si ritrova vecchio, debole, fragile e abbandonato dalle persone che pensava fosse naturale si prendessero cura di lui.
La regia del Re Lear di Lavia indugia meno sulla spartizione delle terre e sui meccanismi politici, corre veloce sugli intrighi che, più che tattici o strategici, vengono presentati per quello che sono: veri e propri tradimenti dell’amore filiale.
La tragedia shakespeariana si consuma, qui, nell’abbagliante ambizione di potere che tradisce e sacrifica, rinnegandolo, ogni rapporto di sangue, facendo di Lear un povero vecchio pazzo che piange disperato per la propria miseria umana.
E’ superbo (leggasi magnifico) Lavia nel portare in scena un uomo che ha perso tutto ed è distrutto dal dolore; un uomo annichilito che tenta di affermare ancora la propria autorità, ma scivola, invece, veloce verso la disperazione.
Appare, nel pieno dei suoi 82 anni dichiarati in scena, umanamente fragile, a tratti incerto nel passo, eppure egli è grande, immenso.
Nella tragicità del tormento e dell’afflizione del personaggio, lo riscopriamo ancora una volta attore glorioso.
Intorno a lui, un numero considerevole di personaggi che la regia di Lavia dirige a volte con mano ferma, altre con tocchi incerti.
Si avverte forte una cesura registica tra primo e secondo atto, quasi che Lavia abbia voluto sottolineare lo scarto tra la potente emotività del primo e la frenetica azione del secondo atto.
Eppure, le dinamiche precise e logiche della prima parte diventano confuse e caotiche nella seconda, in cui i pur bravi interpreti sembrano più impegnati a fare che a sentire o a far sentire (nel senso di maggiore azione, ma meno emozione).
Nell’organico di uno spettacolo importante e solenne come questo, portato in scena ad alti livelli, si avvertono a volte delle debolezze nei personaggi, forse caricati di troppe responsabilità.
Comunque bravissimi, energici e presenti, vale la pena soffermarsi per nominarli tutti: Giovanni Arezzo, Giuseppe Benvegna, Eleonora Bernazza, Jacopo Carta, Beatrice Ceccherini, Federica Di Martino, Ian Gualdani, Luca Lazzareschi, Mauro Mandolini, Andrea Nicolini, Gianluca Scaccia, Silvia Siravo, Jacopo Venturiero, Lorenzo Volpe.
E’ doveroso spendere qualche parola in più per Andrea Nicolini nei panni del matto.
Per sua stessa scrittura è il personaggio più coinvolgente della storia, quello che attira maggiormente le simpatie del pubblico perché completamente estraneo alle vicende di potere eppure decisamente radicato nella storia. Difficilissimo da interpretare, sempre in bilico tra il serio e il faceto, tra verità e verosimiglianza.
Nicolini ne dà un’interpretazione unica, meno apparentemente squinternato di altri, ma più sagace e furbo.
Re Lear di Lavia si avvale di un allestimento tecnico vigoroso che ne esalta il valore e l’impatto visivo.
A partire dalla poderosa scenografia di Alessandro Camera che ricrea un vecchio teatro abbandonato e caduto in rovina sotto l’incedere del tempo, con sedie e poltroncine affastellate, casse ammucchiate e un vecchio pianoforte scordato.
Tra questi oggetti abbandonati e impolverati, sopra un tavolino, c’è un piccolo teatrino di bambini, con cui Cordelia gioca all’inizio. Quel piccolo teatrino rappresenta la nostra realtà.
Tutto prende avvio da questo vecchio teatro disastrato, quando la compagnia di attori entra e, indossando i bellissimi costumi dorati di Andrea Viotti, comincia a rappresentare il dramma.
Nel secondo atto poi, la scena, che prima contava solo gli oggetti elencati e poco altro, utilizzati ripetutamente e agiti dagli attori, si riempie di numerosissimi altri oggetti , piccoli, ma soprattuto grandi, fino a riempirsi nel fondo dando un’idea di grande confusione.
L’enorme palco è sempre sapientemente illuminato o messo in ombra dal perfetto disegno luci di Giuseppe Filipponio che, insieme alle suggestive musiche di Antonio Di Pofi, che avvolgono l’intero spettacolo, e al progetto audio di Riccardo Benassi, ricreano con grande effetto la tempesta che imperversa fuori mentre la tempesta mentale devasta i pensieri di Lear.
A fine spettacolo, il pubblico ha tributato lunghi ed entusiasti applausi ad uno spettacolo imponente.
Re Lear diretto e interpretato da Gabriele Lavia è una nuova produzionedel Teatro di Roma, realizzata in sinergia con Effimera e LAC Lugano Arte e Cultura.
Re Lear
di William Shakespeare
traduzione Angelo Dallagiacoma e Luigi Lunari
regia di Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
luci Giuseppe Filipponio
musiche Antonio Di Pofi
suono Riccardo Benassi
Gabriele Lavia
con (in o.a.) Giovanni Arezzo, Giuseppe Benvegna, Eleonora Bernazza, Jacopo Carta,
Beatrice Ceccherini, Federica Di Martino, Ian Gualdani, Luca Lazzareschi, Mauro Mandolini,
Andrea Nicolini, Gianluca Scaccia, Silvia Siravo, Jacopo Venturiero, Lorenzo Volpe
assistenti alla regia Matteo Tarasco, Enrico Torzillo
assistente alle scene Michela Mantegazza
assistente ai costumi Giulia Rovetto
suggeritore Nicolò Ayroldi
foto di scena Tommaso Le Pera
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Effimera srl, LAC Lugano Arte e Cultura
Personaggi Interpreti
LEAR Gabriele Lavia
GLOSTER Luca Lazzareschi
KENT Mauro Mandolini
IL MATTO Andrea Nicolini
GONERIL Federica Di Martino
REGAN Silvia Siravo
CORDELIA Eleonora Bernazza
EDGAR Giuseppe Benvegna
EDMUND Ian Gualdani
SCOZIA Jacopo Venturiero
CORNOVAGLIA Giovanni Arezzo
OSWALD Beatrice Ceccherini
FRANCIA E SERVO Gianluca Scaccia
BORGOGNA E SERVO Jacopo Carta
SERVO Lorenzo Volpe
Foto di Tommaso Le Pera
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