Sala Umberto
5 dicembre 2023 – Prima
FRA, San Francesco, la superstar del medioevo: Giovanni Scifoni racconta il giullare di Dio
Fra’ è il nuovo spettacolo di Giovanni Scifoni, attore (e drammaturgo) poliedrico e di successo che si destreggia, con maestria e mettendo in campo ogni volta abilità differenti, tra teatro e televisione.
In scena al Sala Umberto di Roma fino al 23 dicembre, data per la quale è già stata aggiunta una replica pomeridiana a quella serale già prevista, con Fra’, Scifoni affronta la figura di San Francesco, il Santo più amato e conosciuto, pur consapevole che già tanto nei secoli è stato detto e scritto sul poverello di Assisi e che abbondante è la filmografia che lo riguarda.
Scifoni si domanda dove risieda la causa di tanto interesse nei confronti del Santo di Assisi, amato e conosciuto dai cristiani come dagli anticlericali, dagli intellettuali come dai ragazzi di strada.
Perché, si domanda Scifoni, tra tanti altri movimenti che nella stessa epoca praticavano il pauperismo, Francesco è quello che è sopravvissuto a tutti nelle memoria storica, fino a diventare il simbolo per eccellenza della vita dedicata alla povertà assoluta?
Perché, fa notare Scifoni, Francesco è stato la “superstar del medioevo”, un grande artista in grado di arrivare a tutti.

Presentando al pubblico il lato artistico di Francesco, Scifoni racconta la storia del Santo da un punto di vista trasversale e inusuale.
Da grande attore e artista quale era, Francesco era capace di incantare le folle non solo con le parole, ma con la sua gestualità, mutuata dai giullari di corte e dai trovatori che aveva conosciuto tramite la mamma francese, la sua forza espressiva e il suo carisma.
Come ogni artista, però, anche lui doveva fare i conti con il proprio ego.
Essere al centro dell’attenzione di folle sempre più numerose, essere al comando di un gruppo di frati che cresceva sempre più numericamente con adesioni provenienti da tutto il continente, metteva il poverello di Assisi di fronte alle tentazioni del denaro, del potere e del successo.
Eppure, Francesco ha la forza di rinunciare a tutto questo: sposa Madonna Povertà, a cui vota tutto se stesso; rinuncia al successo, al potere e al denaro, quello del padre prima e quello che gli sarebbe potuto arrivare dalla fama.
Alla fine, rinuncia anche all’ordine da lui stesso fondato: si fa da parte e lascia che siano gli altri a continuare la propria opera.
Quale artista sarebbe capace di tanta umiltà? Sapersi fare da parte affinché siano altri a continuare nel percorso che egli ha segnato.

Francesco, però, era anche un uomo allegro che invitava i suoi frati e tutti coloro che lo seguivano ad abbracciare la “perfetta letizia”, ad essere felici in ogni occasione o accidente che la vita presentasse.
Ed è con questa letizia che Scifoni tiene il pubblico incollato alle poltrone per un’ora e mezza circa, restituendo la figura di Francesco prima di tutto come uomo, afflitto dai propri pensieri e dalle proprie necessità, assalito dai dubbi, percosso, deriso ed ostacolato prima, e poi innalzato agli allori della fama mondiale quando ancora vivo.
Un uomo che ha rinunciato a tutto per portare il proprio messaggio di amore fraterno, di dedizione assoluta ai poveri, di umiltà infinita di cui è stato testimone con la propria vita.
Un uomo che ha sempre predicato il sorriso e che, giunto alla fine della propria vita sfinito, sofferente e cieco, ha saputo abbracciare la morte come una sorella, non solo accettandone l’ineluttabilità, ma anche esaltandone il valore.

Giovanni Scifoni riesce con capacità, abilità e maestria non solo attoriale, ma anche drammaturgica e gestuale a portare in scena uno spettacolo coinvolgente e attuale, affrontando un personaggio impegnativo e temi di grande attualità.
Sebbene personaggio di grandissima importanza per la storia del Cristianesimo, il racconto che Scifoni fa su Francesco è un discorso sull’uomo, con le sue virtù e le sue mancanze.
Raccontare oggi il cattolicesimo è sicuramente molto difficile e scomodo per certi versi, ma Giovanni Scifoni riesce a farci fare esperienza dell’uomo prima che del Santo, attraverso uno spettacolo allegro e incalzante, in cui fa convergere una commistione di linguaggi, dal volgare all’italiano, utilizzando una serie di codici linguistici differenti, ma perfettamente amalgamati e dimostrando una grande preparazione e una piena padronanza della materia.
Scifoni attraversa il suo racconto con la passione e la naturalezza di un artista cristiano che vuole condividere con gli altri il proprio entusiasmo nei confronti non solo di un personaggio, ma di un percorso di vita.
Dietro il suo sorriso, Giovanni testimonia uno straordinario impegno che lo coinvolge tutto, intero, e la gioia di offrire a tutti la genuinità del messaggio francescano attraverso la figura del giullare di Dio, uomo e artista che ha abbracciato la povertà e l’umiltà predicando la perfetta letizia.

Ad accompagnare sul palco Scifoni in questo monologo avvincente una band di tre elementi, Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli che, vestiti da frati, suonano musiche medievali (composte da Luciano di Giandomenico) con strumenti a corda, a fiato e a percussione tra cui non mancano strumenti antichi.
La scenografia è essenziale e ridotta ai minimi termini: una pedana e degli sgabelli di legno grezzo e sullo sfondo un grande foglio di carta su cui Scifoni realizza un disegno che va componendosi di scena in scena.
Fra’è la storia di uomo che è diventato Santo, una storia che parla al cuore di ognuno di noi.
Allo spettatore non resta che lasciarsi trasportare nella vita del Santo dalle doti artistiche e interpretative di Scifoni.
Produzione Viola Produzioni – Centro di produzione teatrale
in collaborazione con Mismaonda
GIOVANNI SCIFONI
FRA’
San Francesco, la superstar del medioevo
di Giovanni Scifoni
musiche di Luciano Di Giandomenico
strumenti antichi LUCIANO DI GIANDOMENICO • MAURIZIO PICCHIÒ • STEFANO CARLONCELLI
Regia di FRANCESCO FERDINANDO BRANDI
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