Sala Umberto
31 gennaio 2023
Il compleanno: una minaccia incombente senza nome
Il compleanno è l’opera teatrale di Harold Pinter in scena in questi giorni al Sala Umberto di Roma con la regia di Peter Stein.
Un’opera scomoda per il lettore che potrebbe trovarla noiosa e per lo spettatore che segue la pièce rigirandosi sulla poltrona in attesa che qualcosa di definito, chiaro e nominato si materializzi sulla scena.
Pinter, però, non è autore che opera tramite strutture del pensiero e della scrittura razionali e organiche: almeno non nel senso comune che intendiamo.
Ne Il compleanno, Pinter lascia che gli eventi della storia restino sospesi tutto il tempo nell’aria, agitati da forze invisibili e minacciose senza nome che occupano lo spazio fisico dei protagonisti e ne abitano le menti.
I suoi personaggi. apparentemente liberi, sono, invece, individui schiacciati da un’oppressione di cui non sono spesso nemmeno consapevoli.

La storia si svolge tutta in una piccola e dimessa pensione gestita da Meg (Maddalena Crippa), casalinga insoddisfatta sempre attenta alla cura della casa, e suo marito Petey (Fernando Maraghini), un uomo calmo e ormai rassegnato che lavora al porto.
Le loro giornate sono scandite da una quotidianità semplice e banale, dove le piccole attività casalinghe e le brevi conversazioni sul tempo e le ultime notizie nascondono pesanti silenzi.
Unico loro ospite è Stanely (Alessandro Averone), un giovane trasandato e scostante di cui sanno molto poco, se non che fosse un pianista (forse), ma a cui Meg si è affezionata molto.
A far loro visita ogni tanto c’è solo Lulu (Emilia Scatigno), una giovane amica di Meg che prova un sentimento di tenerezza nei confronti di Stanely.
La notizia dell’arrivo imminente di due ospiti inattesi susciterà in Stanley preoccupazione e sospetto, che si trasformeranno in ansia e angoscia nel momento in cui i due faranno il loro ingresso nella pensione.
Da quel momento qualcosa di minaccioso e indecifrabile, avvolgerà le loro vite, scatenando reazioni e atteggiamenti impulsivi e anomali, abbattendo le barriere della banalità del quotidiano fino ad allora vissuta, ma anche subita.
Stanely appare notevolmente turbato dall’arrivo di questi due insoliti personaggi: Goldberg (Gianluigi Fogacci), elegante e sornione, McCann (Alessandro Sampaoli), imponente e brusco.
Il cortocircuito avverrà ai festeggiamenti del compleanno di Stanely, il quale tenterà di negare che sia il suo compleanno, come per fuggire a un pericolo che sente ormai imminente.
Durante la festa che, grazie alla manipolazione di Golbberg e MacCann assumerà toni sempre più accesi ed esasperati, Stanely, in preda alla paura e alla sovraecctiazione, tenterà di strangolare Meg e, durante, un improvviso blackout che farà tracimare gli argini, cercherà di violentare Lulu.
Il finale vedrà uno Stanely ormai ridotto a un mucchio di vestiti, quasi vegetale, trascinato via dai due sconosciuti, mentre Meg continuerà ad aspettare invano che si svegli ed esca dalla propria camera.

Il compleanno è un’opera spiazzante che ha molto del teatro dell’assurdo di Beckett e che ricorda le dinamiche kafkiane de Il Processo.
Il pericolo che incombe su Stanely non è definito, così come non lo sono le sue paure. Di lui si sa poco o niente, così come dei due misteriosi individui incaricati di prelevarlo dalla pensione per portarlo non si sa bene dove.
Nulla è detto o definito; non si chiamano le cose per nome: tutto resta appeso in una dimensione di continua attesa.
Meg e Petey vivono una quotidianità fatta di gesti ripetuti e discorsi vuoti e reiterati; il mondo esterno entra in casa dal quotidiano che egli legge ogni giorno e di cui accenna qualche notizia a Meg.
Stanely è un ragazzo di cui non si conosce nulla, ma che sembra sempre in continua fuga.
Contraddittorio, sospettoso e maldisposto verso tutti, sembra nascondere una colpa che ha il terrore possa essere scoperta.
I due aguzzini non si sa da dove arrivino e cosa vogliano da lui; potrebbero essere gli infermieri di un manicomio, due sicari o due guardie che vogliono riportare Stanely entro i confini delle regole del Sistema, anche a costo di annientarlo mentalmente, riducendolo a un fantoccio ben vestito, ma senza un’anima.
Tutto resta appeso, sospeso, vago. Nello stesso finale, Pitey lascerà credere a Meg quello che lei vuole credere, non avendo il coraggio di dirle la verità, lasciandola appesa ad un’attesa che non si ricongiungerà mai con il proprio oggetto.
Anche quella dello spettatore è una lunga attesa di un senso logico che non arriverà mai, di una spiegazione che Pinter gli nega.
Il compleanno è un intreccio di situazioni inverosimili e meccanismi assurdi che rendono quel senso di indefinito, di inquietudine e di continua minaccia oscura caro a Pinter.
La stessa struttura drammaturgica è un costante crescendo di tensione e attesa: le domande frequenti e ripetute che Meg fa a Pitey sono la ripetizione di uno schema che ritroviamo, più violento e minaccioso, nel feroce interrogatorio che Goldberg e McCann fanno a Stanley.
I dialoghi si fanno sempre più incalzanti; le parole sono proiettili sparati per ferire, ma non uccidere, coltellate inferte in punti non vitali per piegare e dominare.
Pinter, inoltre, crea immagini concrete che rimandano a un pericolo incombente, ma invisibile, attraverso il gioco della mosca cieca e gli occhiali di Stanley, senza i quali non vede nulla e che, alla fine, verranno rotti da McCann.
In scena un cast di attori bravissimi riesce a restituire a pieno l’inquietudine e la dimensione surreale dell’intera vicenda.
Maddalena Crippa è straordinaria nel caratterizzare il personaggio di Meg, una donna incardinata nel ruolo di casalinga, resa leggermente instabile dall’età, ma ancora capace di civetteria e animata da un bisogno di evasione.
Alessandro Averone dà prova di una capacità attoriale e interpretativa molto efficace e diversa da altri ruoli in cui abbiamo avuto il piacere di vederlo.
Gianluigi Fogacci e Alessandro Sampaoli sono straordinariamente convincenti nelle loro singole interpretazioni ricche di sfumature, e impeccabili negli scambi di battute rapidi, fulminei e feroci che si susseguono sulla scena.
Anche la scenografia di Ferdinand Woegerbauer, che riproduce un interno di una casa semplice, ma, allo stesso tempo, anche un esterno con i suoi mattoncini a vista, contribuisce a creare quello scarto tra dentro e fuori, tra la calma vita domestica e quel misterioso pericolo che bussa alla porta per poi esplodere all’interno.
Il personaggio di Lulu sembra l’unico elemento di connessione tra il dentro e il fuori, tra il passato e il presente: è un elemento esterno (non vive nella pensione) che entra in casa e sembra avere già un trascorso con Goldberg.
La regia di Peter Stein accompagna il testo di Pinter assecondandolo, senza tentare di piegarlo a spiegazioni o soluzioni che possano renderne più chiara la comprensione allo spettatore, sapendo giocare, anche con un certo “sadismo”, sull’elemento dell’attesa.
Il compleanno è uno spettacolo che spiazza e che lascia lo spettatore nella continua attesa che qualcosa accada, che l’evento pericoloso e minaccioso si materializzi. Un’attesa vana e sofferta che lascia in bocca il sapore amaro di Pinter.
Viola Produzioni | Tieffeteatro Milano
presentano
MADDALENA CRIPPA |ALESSANDRO AVERONE|GIANLUIGI FOGACCI
FERNANDO MARAGHINI| ALESSANDRO SAMPAOLI| EMILIA SCATIGNO
IL COMPLEANNO
(The birthday party)
di Harold Pinter
scene Ferdinand Woegerbauer | costumi Anna Maria Heinreich
regia PETER STEIN
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