Teatro Furio Camillo
21 aprile 2016
Ieri sera, al Teatro Furio Camillo, mi sono emozionato tantissimo grazie, o dovrei dire per colpa, del nuovo spettacolo di Antonio Nobili, Vite Parallele.
Sì per colpa perché la mia anima ha sofferto e il mio cuore ha pianto nell’assistere ad una messa in scena così cruda e forte come solo la realtà può essere.
Una finzione che non era finta, una rappresentazione così realistica da fermarmi il fiato in gola e commuovermi.
Sicuramente la mia storia personale ha influito sulla percezione di questo spettacolo, ma non si può negare che la storia scritta e diretta da Antonio Nobili e raccontata dai bravi protagonisti sul palco arrivi dritta al cuore in maniera dirompente forte di un realismo stringente.
Vite Parallele è un documento prima di tutto; una dichiarazione a voce alta della volontà di difendere la dignità dell’essere umano.
Non si racconta una realtà romanzata, ma si parla di vita vera (e di morte) con lucidità, ma non freddezza, passando dal cinismo pungente alla compassione più pura.
Vite Parallele presenta una realtà disarmante, sicuramente scomoda, mettendo alla prova la coscienza di ognuno che, inevitabilmente, si troverà ad interrogarsi sul senso più intimo della propria esistenza e sul valore che dà alla propria vita.
Simone e Valerio sono due giovani che conducono la propria esistenza uno all’oscuro dell’altro. Le loro vite fluiscono parallele, “come spinte dal vento, quello che spinge le anime ambiziose”scrive l’autore, per poi incontrarsi rimanendo parallele, ma, questa volta, stese in un letto di ospedale.
Simone e Valerio hanno la SLA. La malattia li coglie improvvisa e crudele nel fiore degli anni e li costringe, loro malgrado, a fare i conti con se stessi e con i nuovi, invalicabili limiti a cui si troveranno inevitabilmente di fronte.
Limiti enormi, fisici prima di tutto, ma anche emozionali.
Come una burrasca la malattia porta via tutto: sogni, desideri, programmi. Soprattutto, porta via la vita che, piano piano viene loro negata ogni giorno di più, nella consapevolezza di essere dei condannati a morte.
Questa burrasca, questo vento tempestoso che sradica tutto si sente su quel palco: si avverte nelle parole dei protagonisti, Simone e Valerio, ma anche nella frustrazione del medico che li ha in cura e nei diversi atteggiamenti con cui le due infermiere affrontano la malattia dei propri pazienti.
Si avverte nel testo, vero, sentito, crudo, asciutto, duro, volendo anche crudele, perché la se la vita non è crudele, la morte lo è, e commovente.
Intorno a Simone e Valerio si muove un mondo fatto di dubbi, frustrazione e tanta paura.
Vite Parallele è uno spettacolo che pone una delicata e fondamentale riflessione sulla vita e sulla morte, ma, soprattutto sul morire con dolore.
Affronta una questione attuale su cui la Bioetica, a cui tra l’altro si fa ampio riferimento, ha tanto scritto e ancora continua a discutere: è giusto, quando si è colpiti da una malattia così totalizzante e invalidante come la SLA, continuare a soffrire fino alla morte o piuttosto non sarebbe più giusto, più etico, rispettare la dignità dell’essere umano ponendo fine in anticipo alle sue sofferenze?
Con Simone e Valerio vedremo quale sarà l’istinto più forte, se la voglia di vivere nonostante tutto o il desiderio di poter decidere di se stessi mettendo fine alle proprie sofferenze.
Un testo sicuramente emozionante e un tema molto delicato, trattato con rispetto e grande lucidità.
Gli attori in scena si buttano in questa storia mettendo in gioco tutto di sé. Una prova attoriale in cui tutti sono da elogiare.
Marco Giustini intepreta il medico che ha in cura Simone e Valerio e riesce a conferirgli la giusta professionalità nei momenti opportuni, passando poi alla frustrazione di fronte agli eventi ingiusti ed ineluttabili e presentando con verosimiglianza il dissidio interno dell’uomo e dello scienziato.
Alessio Chiodini e Simone Guarany interpretano Simone e Valerio e la loro interpretazione è commovente, per quel realismo di cui ho già detto, e per l’afflato che ci mettono.
Ad Alessio spetta, poi, un monologo toccante in cui fa vibrare il cuore.
Lucia Rossi e Cristina Frioni sono le due infermiere: incarnano due tipologie umani differenti. L’una cinica, l’altra compassionevole verso tutti. Entrambe fanno una bella prova e si muovono insieme molto bene sul palco.
Francesca Antonucci e Raffaella Camarda sono le fidanzate di Simone e Valerio e, anche loro come le infermiere, rappresentano due modi diversi di affrontare la malattia; parallele anch’esse potremmo dire nell’impianto voluto da Antonio.
Anita Ivanova, infine, è il motivo dell’atteggiamento duro dell’infermiera cinica.
La regia di Antonio Nobili, con l’assistenza di Matteo Maria Dragoni, è in linea con il testo, quindi asciutta, diretta e pulita.
Infine, nel dramma di vite parallele che si sfiorano e si incontrano, fondamentale, in questo spettacolo, il disegno luci curato da Riccardo Merlini.
“VITE PARALLELE”
Scritto e diretto da: Antonio Nobili
Da un’idea di Simone Guarany
con Marco Giustini – Simone Guarany – Lucia Rossi – Cristina Frioni – Francesca Antonucci – Raffaella Camarda – Anita Ivanova
Con la partecipazione straordinaria di Alessio Chiodini nel ruolo del Valerio
Assistente alla regia: Matteo Maria Dragoni