Teatro Greco
16 aprile 2015
Un’Opera musicale drammatica bellissima e piena di potenzialità.
Beatrice Cenci è un bellissimo lavoro e anche un grande progetto. E’ uno spettacolo ben strutturato, solido, con moltissime cose che funzionano davvero bene.
Ed è anche un progetto, perché è un’opera dalle grandi potenzialità, suscettibile di essere modificata, ampliata e approfondita e portata ai livelli delle più grandi opere moderne.
Non a caso Beatrice Cenci è stata premiata al Festival della Commedia musicale e Musical d’Autore “Domani forse Broadway” e attualmente selezionata tra i finalisti del concorso “PRIMO” (premio Italiano del Musical originale).
In scena, sin dall’inizio, è chiara l’idea narrativa di fondo: la storia vera di Beatrice Cenci viene raccontata da Claudia, donna dei nostri giorni, che ne legge il diario.
Beatrice e Claudia sono due donne lontane nel tempo, ma vicine nel vissuto e nell’esperienze dolorose che le hanno segnate; due donne usate, abusate e maltrattate, due esistenze spezzate dalla cattiveria dell’uomo.
Mentre Beatrice fu la prima donna nella storia a denunciare pubblicamente gli orrori subiti e sempre negati e taciuti dall’opinione pubblica e dagli organi del potere, Claudia non è purtroppo l’ultima donna a subire le violenze dell’uomo. La storia di Beatrice Cenci è una storia vera di una drammaticità incredibile, non solo per lo scandalo terrificante che racconta, ma anche per tutti i risvolti politici e sociali inestricabilmente connessi: la cosa ancora più drammatica è che quattrocento anni dopo, la situazione non sembra molto cambiata, la donna continua a subire violenze, abusi e sevizie e la legge non sempre è giusta.
Di giustizia si parla in quest’opera e la domanda che sottende l’intera trama è se davvero oggi sia più facile ottenere giustizia, parlare, esporsi, chiedere aiuto a qualcuno.
Beatrice con suo fratello, la matrigna e il castellano innamorato di lei, tutti vittime dell’avidità e delle violenze del Padre e Padrone Don Francesco Cenci, si trasformeranno da vittime a carnefici cercando una giustizia personale.
Giustizia, che parola difficile: se uccidere è sbagliato, quanto lo è subire violenze, prigionia e abusi? Se la Legge non corre in soccorso, quanto si può resistere da soli nella disperazione e nel dolore?
In quanto Opera Concerto, Beatrice Cenci si fonda sulle bellissime musiche e sull’orchestrazione affascinante e suggestiva di Simone Martino e sul libretto originale sempre di Simone Martino e di Giuseppe Cartellà che sono riusciti a ricreare questa storia con dialoghi incalzanti e appassionati.
Non ci sono passaggi facili, soluzioni che ammiccano al pubblico; il tono è severo e grave come si addice alla storia e l’impostazione da opera conferisce un tono ancora più alto senza per questo risultare pesante.
In questa ottima struttura musicale, si inseriscono le bellissime voci dei protagonisti: Sharon Alessandri, dall’aspetto così dolce e delicato è, invece, una Beatrice Cenci che, avvilita e umiliata nella propria intimità cerca con grinta e coraggio il proprio riscatto.
Giuseppe Cartellà è il padre di Beatrice, Francesco Cenci, un mostro: Giuseppe è grandioso e la sua voce, qui così profonda, caratterizza al meglio la malvagità e disumanità del personaggio.
Enrico D’Amore è Giacomo Cenci, fratello di Beatrice: io ho una stima e una passione per questo grande artista che ogni volta si dimostra diverso e nuovo, ogni volta mi stupisce e incanta con la sua voce chiara e potente e la sua interpretazione forte e sempre centrata.
MariaGrazia Di Valentino è Lucrezia Petroni, matrigna dei fratelli Cenci: MariaGrazia è stata una scoperta incredibile in Robin Hood e qui una conferma eccezionale: questa donna ha una voce che spacca, è pura energia e talento e ha una capacità interpretativa da attrice affermata.
Lorenzo Tognocchi è il castellano Olimpio Calvetti: un buon motore, ma diesel; parte un po’ lento per poi scaldarsi e dare il meglio.
Paolo Gatti è il giudice: voce potente e pulita, assolutamente nulla da eccepire.
Marco Manca è il Bargello: strepitoso, spettacolare e anche divertente: Marco è un professionista di grande livello con una voce incredibile. La sua presenza lascia il segno.
Ilaria De Angelis è Claudia, la donna del nostro tempo che condivide con Beatrice una storia di violenza e abuso e che diventerà portavoce del suo dolore e del desiderio di riscatto facendo intendere che nel presente la storia potrebbe avere un finale diverso. Ilaria è Ilaria, c’è poco da dire: uno sguardo, un’espressione bastano a caratterizzare il personaggio e ascoltarla cantare è sempre piacevole ed emozionante.
La regia di Davide Lepore è fluida, efficace e molto interessante: in scena i personaggi sono fermi per tutto il tempo, salvo per i cambi scena; al centro di essa quattro poltrone e un trono, ovviamente per il padre/padrone Francesco Cenci; ai piedi di ogni seduta un corta guida rossa porta ad un’asta col microfono. Mi ha incuriosito questa scelta, visto che è una soluzione che fissa la scena, la ferma impedendone il dinamismo. Ho poi scoperto, chiedendo, che il significato di essa stava nell’essenza stessa dell’opera: rendere lo spettacolo quanto più vicino all’Opera, puntando l’attenzione sulla vocalità dei protagonisti e su un’interpretazione meno fisica e più musicale.
Inoltre, questa scelta, fa di questo lavoro un forte progetto pronto per essere preso, trasformato e ampliato. Torniamo al discorso a cui accennavo all’inizio in merito alle potenzialità di questo spettacolo: Beatrice Cenci, forte di una storia vera drammatica e di impatto, che tocca le diverse corde dell’animo umano, di un libretto e delle musiche di valore e pregio, consente, a chi volesse investire in essa di avere uno sguardo vergine, lucido, privo di suggerimenti o di elementi già dati, rendendolo quello che in nuce è già c’è: una grande opera musicale moderna.
Allo stesso tempo, la scelta di questa staticità mette in risalto la bravura interpretativa e la tecnica vocale di questi bravi attori e attrici, lasciando il forte desiderio di vederli in una rappresentazione questa volta completa in tutti i suoi elementi, esaltando, inoltre, la forza fisica degli stessi protagonisti, saldi nelle loro posizioni eppure così emotivamente coinvolti e coinvolgenti.
Una menzione meritano anche i bellissimi e particolareggiati costumi di Laura Federico e della sua assistente Rita Pagano.
Bello ed efficace anche l’uso delle luci.
Beatrice Cenci, voglio ripetermi, è quel tipo di Opera Concerto che se incontrasse l’interesse di una grande Produzione potrebbe assurgere allo stesso livello delle Opere musicali moderne che ben conosciamo.
Allora, qui il mio compito è quello di mettere in evidenza le cose belle e portarle all’attenzione del pubblico che, da parte sua, dovrebbe andare a teatro a vedere questo spettacolo e aiutarlo a crescere divulgandone la validità con il passaparola.
Adesso tocca a voi!
BEATRICE CENCI
Musiche e Orchestrazioni: Simone Martino
Libretto: Simone Martino – Giuseppe Cartellà
Regia: Davide Lepore
Beatrice Cenci: Sharon Alessandri
Francesco Cenci: Giuseppe Cartellà
Giacomo Cenci: Enrico D’amore
Lucrezia Petroni Velli: MariaGrazia Di Valentino
Olimpio Calvetti: Lorenzo Tognocchi
Il Giudice: Paolo Gatti
Il Bargello: Marco Manca
Claudia (Donna Moderna): Ilaria Deangelis
La voce del Monsignore è di: Franco Zucca
Tecnico del Suono: Willy Antico – Disegno Luci: Davide Lepore – Costumista: Laura Federico
Sarta: Maria Maimone
Progettazione Grafica: Letizia M.Galli – Foto: Barbara Gravelli e Willi Antico