Recensione di Carlo Tomeo
Tornano a lavorare insieme Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia in un musical del 1987 di Douglas J. Cohen che ne scrisse anche le musiche. Il musical era un rifacimento del film omonimo del 1968 diretto da Jack Smith e che a sua volta era tratto da un racconto di William Goldman, “No Way to Treat a Lady”
L’ambientazione del musical di Cohen è nella New York degli anni 70. I protagonisti sono due uomini che, pur esercitando attività diverse, vivono la stessa frustrazione di non riuscire a emergere come vorrebbero nella società.
Il primo è Christopher Kit Gill (interpretato da Gianluca Guidi) figlio di una’attrice celebre, alla cui ombra e adorazione l’uomo è sempre vissuto. Fino a voler fare anche lui l’attore, ma è disoccupato perché non ha il talento della madre. Addolorato da questa situazione cerca di compiere un atto eclatante di cui ne parlino tutti i giornali e uccide una vecchina in chiesa. Ma, a parte poche righe di cronaca, i giornali non danno grande rilievo alla cosa e il New York Times non ne parla affatto e questa è la cosa che più infastidisce l’uomo, tanto che decide di fingersi un prete della parrocchia frequentata dalla donna uccisa, e telefona al detective Morris Bromo della polizia locale per protestare sul fatto che la stampa del Paese mette poco in rilievo gli accaduti di malavita.
Il secondo protagonista è proprio il detective Morris (interpretato da Giampiero Ingrassia) che vive anch’egli una vita scialba, succube di una madre molto severa con la quale vive e che gli rinfaccia di non essere diventato un personaggio importante come suo fratello, medico affermatissimo, osannato spesso dalle testate giornalistiche più importanti. Anche lui vorrebbe ottenere fama nell’alta società newyorchese ma gli mancano le capacità e gli strumenti necessari per raggiungerla.
Alla telefonata di Christopher risponde che la polizia sta lavorando al caso, tuttavia dopo alcuni giorni non accade nulla e quindi Christopher si vede costretto a compiere altri delitti, tanto da diventare un serial killer.
A questo punto i due personaggi, pur non conoscendosi, diventano involontari complici perché a indagare sui delitti compiuti da Christopher è sempre Morris: finalmente il caso finisce copiosamente su tutti i giornali e anche il New York Times ne parla e a lungo in prima pagina, riportando pure la foto del detective che acquisisce finalmente grande considerazione da parte dell’opinione pubblica. La fama raggiunta da Christopher, è del pari importante, però non può essere fatto alcun nome e foto, non avendo il detective ancora scoperto chi è. E del resto, qualora venisse scoperto, sarebbe condannato all’ergastolo e , dopo un poco di tempo la notorietà raggiunta finirebbe nel dimenticatoio.
Nel secondo atto le azioni dei due si intensificano creando anche molteplici motivi di comicità. Accanto a loro agiscono le attrici Teresa Federico, che interpreta il ruolo di una gallerista d’arte e che si fidanza con Morris, e Alice Mistroni che interpreta ben cinque personaggi.
In realtà questo musical era stato già prodotto e diretto da Gianluca Guidi della stagione teatrale 2002/2003. Allora era nominata commedia con musiche, ma ora si è guadagnato, giustamente il titolo di musical, come in effetti è. All’estero non esiste il termine “commedie con musiche” ma piuttosto viene usata sempre la parola musical anche in teatri off Broadway, se ci troviamo a New York, o in qualsiasi teatro di un altro paese straniero. In ogni caso questa nuova edizione ha tutti i titoli per meritarsi il termine di musical vero e proprio così come siamo abituati a pensarlo in Italia.
Già la recitazione avviene più attraverso il canto che non con il semplice parlare, praticamente è un recitar cantando e tutti e quattro gli attori dimostrano ottime doti canore (e devo aggiungere anche danzanti). Poi la scenografia è una parte fondamentale e ricca di trovate: carrelli semoventi nascosti sotto le strutture che simulano gli ambienti degli appartamenti e anche dei luoghi all’aperto, gioco di luci veramente notevoli che riescono a creare velocemente vari ambienti, video posti a tutta parete nel fondale e nei lati del palcoscenico. Pur essendo un palcoscenico che avrebbe una scena unica, grazie a questi effetti, bisogna lodare i macchinisti e tutti i collaboratori che vi hanno partecipato. Non appaiono in scena personaggi che spostano oggetti, ma le strutture varie vengono viste come se si muovessero da sole. Giustamente, alla fine del musical e nel momento della raccolta degli applausi Gianluca Guidi, dimostrandosi un vero signore, ha fatto salire sul palcoscenico questi lavoratori occulti che si adoperano tanto ma rimangono troppo spesso dietro le quinte e non hanno modo di cogliere il plauso del pubblico.
Dei due protagonisti maschili, che sono affiatati in quanto hanno già lavorato insieme in altri spettacoli non sin può che dirne bene. Hanno interpretato i loro ruoli con la bravura e la padronanza scenica che si riconoscono solo negli attori di razza. E le attrici non sono state da meno.
Grandi lodi particolari merita Alice Mistroni nel sapersi calare con naturalezza, in cinque ruoli femminili diversi ognuno dall’altro, rendendoli tutti e cinque, credibili, a seconda della tipologia e della età che dovevano rappresentare.
Altrettanto riconoscimento va alle liriche del compianto maestro Giorgio Calabrese, che ha saputo trovare gli idiomi più adatti per ogni occasione, specialità tipica e unica della sua arte, che consisteva nel saper tessere con ironia e originalità ogni verso di ciascuna canzone.
La regia di Gianluca Guidi si è dimostrata anch’essa lungimirante e non poteva che essere così, visto che ha saputo far divertire il pubblico di oggi alla stessa maniera di come era successo nel 2002/2003. Segno che non esistono commedie vecchie e commedie nuove, esiste solo la vera arte di rendere attuali i pregi e i difetti dell’uomo, che, anche attraverso il passare dei secoli, non cambiano così come sembrerebbe. Il tema di questo musical è la mania di apparire, di mostrare di essere qualcuno di importante, di commettere anche azioni nefaste pur di far sentire la propria presenza. Perché anche se l’uomo è un animale da branco, vuole comunque avere un ruolo ben definito.
Grandi applausi di gradimento da parte del pubblico alla prima cui ho assistito questo sera.
Serial killer per signora
di Douglas J. Cohen
da un racconto di William Goldman
traduzione e adattamento di Gianni Fenzi e Gianluca Guidi
traduzione delle liriche di Giorgio Calabrese
con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia
e con Teresa Federico e Alice Mistroni
regia Gianluca Guidi
scene e costumi Annamaria Morelli
movimenti coreografici Stefano Bontempi
direzione musica Marco Bosco
disegno luci Umile Vainieri
voce dello speaker: Aldo Ralli
contributi video: Giacomo Di Niro e Alfredo Betrò
foto di scena Marco D’Elia
Produzione Ente Teatro Vesuvioteatro
In collaborazione con il Festival Teatrale di Borgo Verezzi 2016
in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 9 aprile.
Si ringrazia la Sig.ra Rita Cicero Santalena dell’ufficio stampa