La comicità surreale e irriverente dei Monty Python sbarca a Roma al Teatro Brancaccio con Spamalot – Il Musical
Sbarca finalmente a Roma Spamalot – Il Musical, l’irriverente, demenziale, esilarante e trascinante musical prodotto da Lorenzo Vitali e tratto dal celebre Monty Python e il Sacro Graal, film cult dello strepitoso gruppo comico britannico, attivo principalmente dal 1969 al 1983, che ha tracciato una strada nella comicità mondiale lasciando segni profondi che arrivano ancora oggi a noi.
Ecco allora che la ricerca del Sacro Graal dei Monty Python a più di quarant’anni dalla Prima del film (era il 14/03/1975 a Londra) e a circa quattordici anni di distanza dalla Prima a Chicago del musical Monty Python’s Spamalot, poi in scena a Broadway, arriva in Italia completamente in italiano.
Operazione pericolosissima per il nostro Paese popolato da benpensanti e snob, la cui comicità è nettamente diversa da quella anglosassone. La comicità e il linguaggio anglosassoni, infatti, nella loro struttura logica e costruzione verbale, sono decisamente divergenti dal nostro comune sentire e parlare. Ancora di più, lo sono la comicità e il linguaggio dei mitici Monty Python.
Ecco che, allora, l’operazione risulta pericolosissima per il rischio alto di non riuscire ad incontrare il gusto del pubblico e sposarsi con un fare comicità che culturalmente non ci appartiene. Lo è per l’irriverenza del linguaggio, che non risparmia nessuno; per il suo utilizzo fuori dai canoni italiani; per il suo basarsi su un continuo gioco di parole basato sul nonsense e il suo attingere a piene mani e rimandare continuamente ad una dimensione surreale.
Non si deve inoltre dimenticare che l’umorismo dirompente dei Monty Python, caratterizzato da una spiccata satira, situazioni assurde e l’utilizzo di onomatopee o suoni stravaganti, ha una forte componente intellettuale. Si tratta di una comicità sì pungente, ma decisamente sagace, ricca di riferimenti culturali, basata su un’intelligenza fine, nonostante si esprima con un linguaggio apparentemente grezzo.
Eppure, Rocco Tanica, autore della traduzione e dell’adattamento italiani, forte di un’antica passione e fine conoscitore dell’opera de Monty Python, riesce perfettamente a restituire nella nostra lingua tutte le caratteristiche sopra descritte, rispettando a pieno il senso intrinseco globale e creando testi, sia nei dialoghi che nelle canzoni, assolutamente aderenti, nella forma, nel significato e nelle espressioni a quelli del gruppo britannico.
Era consequenziale, quindi, che a raccogliere l’onere e la sfida di rappresentare sul palco la comicità surreale dei Monty Python, fosse Stefano Belisari, meglio conosciuto a tutti come Elio di Elio e Le Storie Tese, che, forte di un’amicizia e collaborazione storica con Rocco Tanica e quindi di una fortissima sinergia e comunione di pensiero e intenti, probabilmente in Italia è quello che maggiormente incarna questo modo di fare comicità e spettacolo e, infatti, si trova perfettamente a proprio agio nei panni di questo Re Artù, condottiero dei Cavalieri della Tavola Rotondissima. C’è da aggiungere poco quando un artista E’ il proprio personaggio.
Monty Python’s Spamalot o Spamalot – Il Musical, come lo si voglia chiamare, è reso forte e potente da un cast di grande preparazione e fortissimo impatto, dimostrandosi uno spettacolo che funziona sotto ogni aspetto grazie al lavoro, all’impegno e alla bravura di tutti.
Finalmente anche il pubblico del Musical potrà conoscere, apprezzare e amare Pamela Lacerenza, straordinaria cantante e interprete dalla meravigliosa voce, dotata di una energia positiva e di una carica esplosive. Proveniente dal mondo dei Live Club e dei concerti, protagonista del Burlesque e del Varietà per il Micca Club, arriva al Musical dando tutta se stessa, incantando con la sua voce, convincendo con la propria interpretazione e divertendo tantissimo con la sua comicità ed espressività. Cosi come Elio E’ Re Artù, Pamela E’ la Dama del Lago. La sua energia e la sua intelligente irriverenza sono caratteristiche che si incollano perfettamente al proprio personaggio. Oltre alla sua talentuosità vocale è bellissimo quel suo modo di interpretare una diva che gioca a fare la diva.
A costo di ripetersi, la forza aggiunta in questo spettacolo è tutto il cast: tutti strepitosi ed eccezionali, ognuno riesce a caratterizzare in maniera peculiare, diversa e sempre divertentissima il proprio personaggio, interpretando, tra l’altro, quasi tutti più ruoli nel corso dello spettacolo.
Sono: Giuseppe Orsillo, che affianca egregiamente tutto il tempo Elio nei panni del servo e cavallo di Artù; Andrea Spina, fortissimo nei panni di Sir Galahad; Umberto Noto, un esilarante Sir Robin, codardo, ma predisposto al musical; Filippo Musenga, Sir Bedivere, saggio e flautulento; il bravissimo Thomas Santu, coraggioso Sir Lancillotto che riserva un’esplosiva sorpresa; Luigi Fiorenti, strepitoso nei panni del principe Herbert.
Poi, il prezioso ensamble composto da Michela Delle Chiaie, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Simone De Rose, Daniele Romano, Alfredo Simeone, Giovanni Zummo.
Su tutto regna la regia, tagliente e dissacrante, di Claudio Insegno, che lascia evidenti tracce della sua geniale comicità, del suo tocco cinico e divertentissimo, libero di esprimere qui il suo approccio alla vita.
La direzione musicale è di Angelo Racz e le coreografie, che spaziano per diversi generi, sono di Valeriano Longoni.
Le scene di Giuliano Spinelli sono ridotte all’essenziale (le più appariscenti sono quelle luminose stile Broadway), ma “pittoresche”, eppure questo non è un elemento disturbante che faccia apparire lo spettacolo deficitario sotto questo aspetto.
E’ plausibile che l’alternativa qui fosse o eccedere con scenografie eccentriche e cariche, oppure puntare sull’essenzialità, perché una simile storia, costruita e rappresentata così come fino adesso è stato scritto, non ha bisogno di scenografie realistiche che rappresentino esattamente un luogo, lasciando tra l’altro spazio all’azione e alla parola che devono essere protagoniste di questo spettacolo.
I costumi sono tanti e diversi e sono opera di Lella Diaz.
Spamalot – Il Musical è una parodia avventurosa del mondo di Re Artù e dei suoi cavalieri alla ricerca del Sacro Graal che ironizza, qualche volta in maniera che può apparire anche feroce, sul mondo del Musical e dello show business.
Come sopra ricordato, la comicità dei Monty Python è una comicità colta, intelligente e ricca di riferimenti concreti che vengono esacerbati ed estremizzati. Allo stesso modo, questo spettacolo è ricco, oltre che di tutti gli elementi comici e pungenti, di un importante simbolismo e di messaggi sociali.
Re Artù è un uomo che si è autoproclamato sovrano e che rivendica il suo stato sociale di fronte al mondo, stato sovrano che gli è stato conferito da una fantomatica Dama del Lago. Un uomo che, contornato da una schiera di cavalieri serventi e incoraggiato e aiutato dalla sua Ginevra, vede solo se stesso, non accorgendosi di chi ha intorno fino a sentirsi solo.
A proposito della regalità di Artù, forte è il messaggio politico, inteso nel suo senso originario di “tecnica che attiene alla città-stato”. Non contiene, quindi, messaggi propagandistici o di orientamento politico, ma esprime pensieri sul totalitarismo e sulla partecipazione della collettività alle cose dello Stato.
In sottotraccia passano anche temi sociali quali il rapporto padre-figlio e, in generale, un percorso di riconoscimento e rispetto delle diversità altrui. E’ strabiliante come questo messaggio passi attraverso una delle scene più esilaranti di tutto lo spettacolo che vede protagonisti il principe Herbert (Luigi Fiorenti) e Sir Lancillotto (Thomas Santu).
Così, tra situazioni e personaggi surreali (come i Cavalieri del Ni e il Cavaliere Nero), linguaggio non sense e un succedersi di eventi comici, il messaggio di fondo che emerge da questa storia è un invito ad ognuno di mettersi in cerca del proprio Sacro Graal, ossia di quella dimensione intima che è solo personale e nella quale ognuno possa esprimersi al meglio e sentirsi felice e, di fronte alle avversità della vita, Always Look on the Brigth Side of Life, ossia, guardare sempre il lato positivo delle cose.
Monty Python’s Spamalot
testo e Liriche Eric Idle
musiche John Du Prez
regia Claudio Insegno
traduzione e adattamento Rocco Tanica
con Elio
e con
Pamela Lacerenza, Andrea Spina, Umberto Noto, Giuseppe Orsillo, Filippo Musenga,
Thomas Santu, Luigi Fiorenti
ensemble:
Michela Delle Chiaie, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Simone De Rose, Daniele Romano, Alfredo Simeone, Giovanni Zummo
direzione musicale Angelo Racz
coreografie Veleriano Longoni
scene Giuliano Spinelli
costumi Lella Diaz
disegno fonico Armando Vertullo
disegno luci Alin Teodor Pop
Si ringraziano l’ufficio stampa di Rocchina Ceglia l’ufficio stampa di Silvia Signorelli