Recensione di Carlo Tomeo

 foto carlo

Il “tacco 15” del titolo della commedia, che Bebo Storti presentò lo scorso anno a Torino, è uno strumento di lavoro per una categoria di persone che lo usano per fare un mestiere femminile che non sempre hanno scelto ma che era stato loro imposto dalla violenza maschile. Spesso il mestiere viene esercitato da uomini travestiti, e transessuali, che rimangono uomini e affascinano i clienti perché questi ultimi possano soddisfare le loro voglie segrete di omosessuali repressi (è risaputo che i transessuali non operati sono tra i più richiesti, perché nell’atto sessuale praticano il ruolo maschile, così pure i semplici travestiti).

Quest’anno il Teatro della Cooperativa ha rappresentato “Tacco 15” in prima milanese con Bebo Storti che, oltre a interpretare l’unico ruolo maschile, ne ha curato anche la regia. La commedia ha un sottotitolo: “Non sarai più sola”, che più che mitigare il tema centrale della violenza, sembra voler fornire una parola di speranza.

In realtà il senso di speranza è dato dal fatto che oggi si parla molto, come si rappresenta molto sia a teatro, che al cinema o nella letteratura sull’argomento della violenza che l’uomo esercita sulla donna.

Bebo Storti ha fatto tesoro delle testimonianze raccolte da donne carcerate per omicidio e che usò per un suo documentario di diversi anni fa sulle carceri in Lombardia. Donne schiavizzate dagli uomini e che avevano trovato la forza di ribellarsi, uccidendoli. Si parla molto di femminicidio, non è stata mai usata, che io sappia, la parola “maschicidio”, perché sarebbe un termine meno frequente in quanto, statisticamente parlando, non arriva neanche alla metà delle uccisioni delle donne. E non a caso ho usato nel neologismo il prefisso di “maschio” invece che “uomo”, così come per le donne viene usato il prefisso “femmina” invece che “donna”, dove i due sostantivi hanno un significato quasi dispregiativo, tanto che, quando si parla di una donna uccisa e si usa il termine “femminicidio”, ai miei sensi arriva puntuale il segnale linguistico negativo, come se la donna venisse uccisa una seconda volta.

“Tacco 15” è una commedia sulla violenza psicologica,quella esercitata da un uomo, interpretato da Bebo Storti stesso, sulla figlia Gianna, interpretata da una poliedrica Francesca Giacardi. Gianna, che da piccola è stata  molto “accarezzata” e ha ricevuto insegnamenti di cose che avrebbe fatto dai 14 anni in poi quando veniva condotta dallo stesso padre “carezzevole” nei cessi delle stazioni a fare con altri uomini quello che lui le aveva insegnato.

Gianna che cresce ma non la vedremo mai con le scarpe tacco 15 (anzi in una scena recita anche scalza) e per questo c’è un motivo che non rivelerò per non spoilerizzare la trama, ma che alla fine lo spettatore comprenderà quando la vedrà affettare rabbiosamente le cipolle.

I dialoghi tra i due personaggi non sono così lunghi come invece lo sono i monologhi di Gianna che sembrano innocui ma che in realtà sottendono molta sofferenza e la cosa che più angoscia lo spettatore è il fatto che lei, che ama suo padre, non vorrebbe praticare cose che la disgustano nei cessi delle stazioni, mentre si chiede perché non potrebbe farlo con suo padre. Gianna che all’inizio vediamo adulta mentre, seduta su una panchina,  chiacchiera allegramente con le amiche su qualcosa che non rivela ma che lascia intuire, scherzandoci sopra.

Ad alleggerire i vari monologhi portatori di angoscia c’è il richiamo a musiche degli anni sessanta, che meglio rendono il contrasto esistente fra due periodi della vita e questo riguarda soprattutto il padre che all’inizio della commedia è sprofondato su una poltrona e canticchia la canzone di Micky Mouse e più tardi è possibile vedere un video dove canta Sylvie Vartan: il padre ricorda che in quel periodo lui era adolescente e, come tutti i suoi compagni di scuola, era affascinato dalla figura della cantante e soprattutto dal diastema fra i suoi due denti incisivi superiori. Ricordi dei tempi di gioventù fatti di nostalgia e sesso non praticato ancora ma immaginato in maniera stravagante.

Una commedia definita noir per come è condotta la trama, ma potrebbe anche assumere altre definizioni di genere: grottesca, splatter, granguignolesca. Pur essendo di breve durata (circa un’ora e venti) la stesura è così carica di simboli in un linguaggio all’apparenza molto semplice che non può non ingenerare un senso di inquietudine. E questo l’ho colto in diversi dialoghi fra gli spettatori che uscivano dalla sala, dopo i numerosi applausi di rito al termine della pièce. Commedia consigliabile da vedere e anche rivedere una seconda volta dove senz’altro si potrà cogliere qualche sfumatura nei dialoghi e, di più, nei monologhi della protagonista che era sfuggita alla prima visione.

 

Tacco 15 – Non sarai più sola

testo e regia  Bebo Storti

con  Bebo Storti e Francesca Giacardi

montaggio video  Francesco Pepe

compagnia  Cattivi Maestri

produzione  Teatro della Compagnia e Cattivi Maestri

Si ringrazia la Sig.ra Maddalena Peluso dell’Ufficio Stampa del Teatro

In scena al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 26 novembre

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