
Un Uomo, una Donna, un Altro uomo sono i protagonisti delle storie che compongono questo racconto e dei racconti che compongono la Storia.
In una staffetta continua, un Uomo una Donna un Altro uomo sono ogni volta uno e tutti, voci individuali di un’esistenza collettiva: sono padre, figlio, nonno, madre, marito, moglie, compagno, estraneo, ma sono anche tutti i padri, tutti i figli, tutti i nonni, tutte le madri, tutti i mariti, tutte le mogli, tutti i compagni, tutti gli estranei.
Ancora: sono uomini politici e d’affari animati dal capitalismo e dalla fame di potere; rappresentanti di alte cariche statali responsabili degli affari esteri.
Ognuno portavoce delle tradizioni del proprio Paese, ognuno attaccato alle proprie ideologie politiche e religiose, raccontano accordi e compromessi che hanno portato alla creazione dell’Idea dell’Occidente e al suo stesso collasso, dove, appunto, egoismi personali ed egoismi di un singolo popolo, la lotta dell’uno contro l’altro e di un Paese contro l’altro per una supremazia politica ed economica, hanno mandato l’Occidente alla deriva, abbandonando i suoi abitanti a guerre e lacerazioni e nel disperato tentativo di ricostruire, nonostante l’abisso che si è aperto.
La ricostruzione è uno dei temi centrali di questo mirabile lavoro; intorno sono solo macerie non solo materiali, ma anche umane e morali.
Altro tema centrale è la tradizione, anzi sono le tradizioni di ogni singola cultura, che influenzano l’agire individuale e, di conseguenza, quello sociale e che vengono tramandate di generazione in generazione. Tradizioni che accolgono e tradizioni che respingono, tradizioni che creano differenze invalicabili e incomprensioni nel linguaggio (come le differenze tra il popolo dei pescatori e quello degli agricoltori). Tradizioni che vengono portate con sé quando un Altro uomo lascia la propria terra, ma che corrono il rischio di essere dimenticate o contaminate. Volendosi integrare a tutti i costi un Altro uomo rischia di perdere le proprie radici e di non venire più riconosciuto dal proprio padre e dalla propria madre e, per estensione, dal suo Paese e dal popolo al quale apparteneva.
Nei racconti di un Uomo una Donna e un Altro uomo troviamo storie umane particolari che sono specchio e grembo delle storie universali. Così l’Uomo che ricopre cariche istituzionali è il Potere in assoluto e in generale; la Donna è sempre alla ricerca di una posizione sociale in Oriente come in Occidente; l’Altro uomo è una sorta di congiunzione tra le figure, essendo il ramingo, colui che passa da una cultura all’altra nel tentativo di migliorare la propria situazione, ma anche di aiutare il proprio Paese a consolidare relazioni con gli altri Paesi.
Il testo è bellissimo, scritto davvero molto bene e strutturato su livelli narrativi diversi. Il linguaggio è alto, complesso e articolato e spesso molto ironico. Si passa dal significato letterale al linguaggio allegorico a quello metaforico. Ci sono termini ed espressioni chiave che si ripetono nei differenti quadri, pronunciate da bocche differenti di differenti individui: parole che vengono passate e riprese tra una scena e l’altra segnando un punto di unione tra di esse, così come alcuni oggetti vengono ripresi da una scena e portati in un’altra acquisendo un nuovo significato. E’ un continuo gioco di rimandi, riprese e richiami dove significante e significato si rincorrono alternandosi e i personaggi entrano ed escono da ogni quadro cambiando il loro ruolo ogni volta.
La regia di Fabrizio Arcuri è impeccabile e in grado di accompagnare e sostenere lo spettatore lungo tutto il corso dello spettacolo con soluzioni interessanti e intriganti; la scenografia è bellissima, non perché ricca di orpelli, che non ci sono, ma perché efficace e perfettamente funzionale, con l’utilizzo di pedane scorrevoli che modificano e creano la scena e oggetti che scoppiano e cadono dall’alto improvvisamente.
Anche i numerosi riferimenti visivi al mondo in versione pallone gonfiabile, o con le stampe sulla gonna della Donna, sulla cravatta dell’Uomo e sul maglione dell’Altro uomo, sono un riuscito strumento per richiamare sempre l’attenzione sulla globalità dei discorsi e sulla presenza ingombrante della coscienza collettiva ricca di implicazioni e responsabilità.
Altro grande elemento strutturale e integrante di questo intenso allestimento è costituito dalla meravigliose musiche composte ed eseguite dal vivo da Davide Arneodo e Luca Bergia e cantate dalla bellissima e profonda voce di NicoNote (Nicoletta Magalotti).
Sweet Home Europa è un racconto fatto di racconti, è la Storia fatta dalle storie, che parla di relazioni umane generazionali, che attraversano il tempo e lo spazio e in cui gli individui sono qui e adesso, ma anche altrove e in un altro tempo, e sono uni, ma anche altri, singoli, ma anche molti.
E’, usando le parole del regista “un racconto originale e originario sulla costituzione culturale e politica di un territorio e sulle sue potenzialità e impossibilità di integrazione umana e sociale (…) L’Europa è il nostro confine. Non importa se noi, ora, siamo quelli che stanno dentro o fuori. In fondo non esiste “dentro o fuori”; esiste solo un “di qua o di là (…) Tutti alla conquista dell’altro, come alla conquista di se stessi”.
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