Recensione di Carlo Tomeo

 foto carlo

Alan Ayckbourn è l’autore britannico di commedie contemporanee forse più famoso attualmente nel Regno Unito, per le sue numerose  opere (si avvicinano alla ottantina), alcune di enorme successo. È “esportato” e tradotto in tutto il mondo e anche in Italia ha deliziato più volte il pubblico italiano con le sue commedie che hanno per protagoniste il più delle volte famiglie borghesi del suo paese, con tutte le loro caratteristiche, fatte di abitudini inossidabili e amanti di discorsi dal famoso humor inglese, molte volte più corrosivo di quanto appaia a un primo ascolto.

La commedia vista in  prima nazionale al Teatro Leonardo del Gruppo MTM (Manifatture Teatrali Milanesi) è uno degli esempi più eclatanti di questo commediografo. Primo spettatore Antonio Syxty, bene ha fatto a far pervenire la commedia in Italia e farla prendere in produzione dall’MTM che ne ha affidato la regia a Pietro De Pascalis il quale, a sua volta, ha scelto un quartetto di attori che, data le loro capacità interpretative di gran livello, sembrano fare una gara di bravura fra di loro. Naturalmente, questo è solo un modo  di dire, la compagnia è molto affiatata e si sente molto quest’afflato collaborativo che corre fra di loro, anche se le parti che recitano, in più di un’occasioni, mettono spesso i loro personaggi in crisi fra di loro.

La commedia è imperniata sulle storie di due coppie che si conducono parallelamente fino a incrociarsi fra di loro: una più giovane, Ginny e Greg (interpretati da Guenda Goria e Francesco Errico) e l’altra più in agé, Sheila e Philip (interpretati da Maria Teresa Ruta e da Gaetano Callegaro) . Mentre i primi vivono una storia ancora acerba e vagamente impegnativa, specialmente da parte di Ginny, mentre Greg agogna il matrimonio, gli altri due trascorrono la loro vita apparentemente serena e un po’compassata nella villa di campagna che costituisce, specie per la donna, una specie di regno-rifugio.

Per un caso fortuito la coppia giovane si ritrova nella villa dell’altra coppia e qui inizia una serie di equivoci tutti affidati all’apparente nonsense delle parole e dei dialoghi che in realtà non sono affatto reali nonsense, in quanto, di volta in volta, il buon intenditore è in grado di afferrare quello che si possa nascondere dietro una parola all’apparenza innocua: sta all’intelligenza e nel sentimento provato da ciascun personaggio riuscire ad afferrare il vero significato di quanto ha appena ascoltato. Ginny è la più turbolenta ma perché si comprende che ha qualcosa da nascondere, così come il più nervoso appare Philip. Greg, invece, sembra essere il contraltare di Sheila, beati ingenui che poi si scoprirà essere molto più lungimiranti e intelligenti di quanto apparisse all’inizio.

I continui colpi di scena e i dialoghi sagaci non fanno altro che vivacizzare la commedia, già di per sé molto divertente.

Maria Teresa Ruta recita divinamente la parte dell’oca giuliva, ma è solo una finta, perché, quando è necessario mostra di saper alzare il tono di voce in maniera rabbiosa e, soprattutto nella battuta finale della commedia, rivela il suo vero carattere di donna che sa come condurre per il meglio il quieto vivere. Gaetano Callegaro è l’altro personaggio, che assume un tono irresistibile, che non può non condurre il pubblico al riso, grazie a certe sue battute che sembrano giustificative di un’azione, mentre invece sottintendono una causticità ben compresa solo dalla persona cui è diretta.

Bravissima Guenda Goria, in una parte difficile perché interpreta, suo malgrado, il personaggio meno simpatico, ma lo fa con convinzione e mettendo bene a frutto la sua passata esperienza di attrice, viste anche le molteplicità attività in cui ha brillato in passato, tra cui l’esperienza di regista nell’ottima commedia rappresentata lo scorso anno, quando ha diretto la madre, protagonista di “Nel buio dell’America” di Joyce Carol Oates.

Francesco Errico, proveniente dalla scuola di Quelli di Grock ha dimostrato versatilità nell’interpretazione del suo personaggio che,  recitando in più occasioni la “parte dello sciocco per non pagare il dazio” ha raggiunto intelligentemente il suo scopo.

Se Oates lo scorso anno ha messo alla berlina il mondo americano che ha inventato i reality, propagandoli, grazie alla globalizzazione, in tutto il mondo e favorendo una vita fatta prevalentemente di finzione, quest’anno, è stato scelto Ayckbourn che, giocando sul suo humor inglese, sa condurre la giusta critica ai vizi della società odierna, usando una drammaturgia fatta di parole all’apparenza innocue se non ridanciane, in realtà graffianti e acute nello scrutare a fondo i malesseri, nascosti opportunamente, che si annidano prevalentemente nella coppia, presa questa come punto essenziale di riferimento delle sue commedie.

Al termine della fortunata “Sinceramente bugiardi”, titolo quanto mai rivelatore, c’è anche un piccolo giallo che naturalmente non citerò per non spoilerizzare

Grandi applausi da parte di un pubblico osannante e molte chiamate in scena ai bravi attori in un teatro pieno.

 

Sinceramente bugiardi

Prima Nazionale

di Alan Ayckbourn

regia Pietro De Pascalis

primo spettatore Antonio Syxty

interpreti: Maria Teresa Ruta, Guenda Goria, Gaetano Callegaro, Francesco Errico

scene Guido Buganza

costumi Anna Bertolotti

luci e immagini Fulvio Melli

produzione MTM Manifatture Teatrali Milanesi

 

Si ringrazia Alessandra Paoli dell’ufficio stampa

in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 28 gennaio 2018.

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