Recensione di Carlo Tomeo
Nell’ambito della rassegna Milanoff il gruppo veronese dell’Ippogrifo ha portato a Milano uno dei suoi migliori cavalli di battaglia, scritto e diretto da Alberto Rizzi lo scorso anno e vincitore già di quattro premi, uno dei quali conferito all’attrice Chiara Mascalzoni per la migliore interpretazione al Doit Festival di Roma 2017.
Il titolo stesso è indicativo di cosa vuole significare il monologo e dove tende ad arrivare: ”così passa la gloria del mondo” e la protagonista esordisce nella scena occupata solo da quattro sedie, e con le quali lei interagisce conferendo a esse funzioni le più diverse che l’aiuteranno nella gestione della pièce.
Il tema del monologo è del perché non c’è stato nella storia passata, né sembra previsto per il futuro, la figura di un papa di sesso femminile.
La donna, che entra in scena con il passo felpato e i movimenti alla Alberto Angela, racconta dei vari papi che si sono succeduti nei secoli passati, svelando episodi che li hanno coinvolti e non hanno fatto fare loro una figura così santifica. La chiesa, complice, ha saputo convivere con papi che avevano concubine e figli, senza contare che diversi di loro sono arrivati alla pederastia. Papi-imperatori, papi corrotti, avari, lontani dalle peculiarità dell’uffizio cui erano stati chiamati. Papi, comunque, rigorosamente uomini, essendo la donna considerata un essere inferiore, indegna di governare la chiesa cattolica, nonostante Gesù non si fosse mai pronunciato contro la donna, tantomeno la considerava inferiore al’uomo.
E invece le donne che “ardevano” dal desiderio di avere a che fare con la chiesa veniva proposto il convento, come (citazione) “Le carmelitane scalze e callose”.
Ci fu un caso che la leggenda colloca nel biennio che va dal’853 all’854: una donna, creduta uomo, riuscì a salire sul soglio pontificio assumendo il nome di Giovanni VIII. La leggenda l’ha resa famosa col nome della papessa Giovanna, che perse il papato in quanto, durante una processione, stava per partorire: era stata messa incinta da uno dei suoi amanti. Leggenda o improbabile verità, il caso di un papa di sesso femminile era avvenuto comunque non per un cambio di rotta dei dogmi della religione cattolica, ma per un errore d’identità cui la donna si era prestata volentieri.
Ma sarà sempre così si chiede l’attrice? E allora immagina che fra duecento anni il maschilismo venga meno e la donna acquisterà il pieno diritto di non essere più considerata un essere inferiore. Del resto in altre religioni, che pure nascono dal cristianesimo, esistono già sacerdoti e anche vescovi di sesso femminile. E, nell’immaginare questo, si vede già proiettata nel futuro quando, dopo essere stata vestita da papa, con il microfono ad asta, pronuncia il suo discorso “papesco”, al popolo, dove non si preoccupa di ricordare i dieci comandamenti ma dice che l’importante è l’amore e la sua diffusione. Tuttavia non mancherà il colpo di scena inaspettato…
Questa, per sommi capi, l’argomento del monologo, ma non si può fare a meno di scrivere dell’eccezionale bravura di Chiara Mascalzoni, una giovane attrice che sembra avere una consumata esperienza esercitata sulle tavole del palcoscenico. La Mascalzoni sembra portare degnamente il suo cognome in quanto sulla scena sa essere infatti una vera mascalzona (nel significato buono che a volte si dà a questo sostantivo) nel sapersi guadagnare la simpatia del pubblico. Intanto, nel raccontare, non usa solo le corde vocali ma tutto il suo corpo e le sedie di cui dispone diventano ottimi strumenti che lei utilizza cambiandone la funzione: ora una spalliera fatta di tre assi diventa la grata di un convento di clausura quando lei, dietro quella grata, parla con sua madre. Ora, invece, la sedia si trasforma in una tiara papale e lei vi infila la testa quando deve imitare un papa. E così via, a supporto della sua mimica straordinaria, usa quegli oggetti che ha a disposizione per rendere più divertenti, oltre che verosimili, le sue performance. E tutto questo in un racconto che in alcuni casi diventa convulso, ma sempre molto chiaro. Come appaiono irresistibili i movimenti del suo corpo quando, per almeno tre volte, nomina i sette vizi capitali. Impossibile citare quelle che solitamente si chiamano “freddure”: c’è da dire che l’autore e regista Alberto Rizzi non si è trattenuto, ma, nello stesso tempo, Chiara Mascalzoni gli ha dato soddisfazione. Del resto basta leggere alcuni dei titoli delle opere di Alberto Rizzi per capire in che territorio ci muoviamo: “Riccardo Perso”, “Tutta colpa di Eva”, “Molto piacere, Casanova”
https://www.youtube.com/watch?v=Wx4JsvA0Kxc
Sic transit gloria mundi
scritto e diretto da Alberto Rizzi
interpretato da Chiara Mascalzoni
luci e fonica Manuel Garzetta
organizzazione Barbara Baldo
produzione Ippogrifo Produzioni
Si ringrazia la Sig.ra Barbara Baldo dell’Ippogrifo Produzioni
Grazie, sig. Tomeo, per questa bellissima recensione del monologo “Sic Transit Gloria Mundi”. Per il suo tema, complimenti a chi lo ha visto!