Milano, Teatro Out Off

26 settembre 2016

Rumoroso silenzio, lo spettacolo scritto e diretto dal giovanissimo Luca Andreini, affermatosi come l’evento teatrale e sociale di questo anno 2016, nasce da un progetto condiviso e vissuto appieno sin dall’origine da un gruppo di giovanissimi professionisti che costituiscono la produzione e accademia di forme sceniche più giovane d’Italia.

Teatro Nuovo di Bergamo, TNB, è il nome di questa produzione che, sostenuta dal patrocinio di Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato 10 febbraio,Università Degli Studi Di Bergamo, Provincia di Bergamo, Camerca di Commercio di Bergamo e Comune di Seriate, e che vede come contribuente la Fondazione della Comunità bergamasca, ha debuttato con Rumoroso silenzio il 12 febbraio 2016 al Gavazzeni di Seriate (BG) registrando un sold out già settimane prima della data e girando, poi, per diversi teatri del nord Italia confermando un grandissimo successo di pubblico e critica: 6000 spettatori sui 6525 posti disponibili in sette date.

Dopo queste date ritenute di prova, Rumoroso silenzio – La maledizione dell’uomo è che dimentica è approdato a Milano al Teatro Out Off il 26, 27 e 28 settembre 2016, riscuotendo ancora importanti successi.

E’, questo, uno spettacolo dal profondo valore storico, civile, sociale ed estetico, che spazia tra narrazione, figura ed arti visive, ambientato nel contesto dell’esodo degli Istriani Fiumani e Dalmati, strage italiana del ‘900 da più di sessant’anni dimenticata.

Rumoroso silenzio, però, non è il mero racconto di una tragica verità storica, bensì una richiesta d’amore contestualizzata in un certo periodo storico.

Lo spettacolo racconta le vicissitudini di una coppia di amanti, Ferdinando e Norma, le cui vite diventano il simbolo del disperato tentativo di salvare il proprio amore, la propria giovinezza e la propria identità di italiani. Nello spettacolo l’orrore delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata confluisce nella vita dei due protagonisti sotto forma di perdita: della propria vita, della propria nazionalità, della propria identità, delle proprie cose, delle proprie case.

Ferdinando e Norma si amano e vogliono stare insieme, ma di fronte all’orrore che stanno vivendo hanno due modi diversi di agire: Norma vuole scappare immediatamente, Ferdinando vuole rimanere a difendere le proprie cose fino a che non avrà trovato il modo di portarle via con sé. Non è tanto o solo la vicenda a dare significato al dramma, quanto ciò che l’atteggiamento dei due protagonisti significa. Norma chiede a Ferdinando di seguirla e lui la implora di rimanere. Al centro della drammaturgia c’è un’unica richiesta di amore, la richiesta disperata di essere accolto dall’altro con tutti i propri bisogni e paure.

Lo spettacolo si alterna tra presente e passato: prende avvio dal racconto del custode di un magazzino che comincia a narrare la storia degli oggetti che lo circondano e da lì vira a guardare al passato cominciando a raccontare la storia dei due personaggi attraverso oggetti e significati di memoria.

Intorno a loro si muovono amici e compagni di viaggio ognuno,  a suo modo, con la propria richiesta d’amore.

Rumoroso silenzio è anche un modo di parlare di identità, di radici e di un senso di riappacificazione col passato: identità personale e identità nazionale si emergono allo stesso modo affiancandosi sullo stesso livello.

Rumoroso silenzio è un progetto di ricerca storica abbinata ad una ricerca teatrale, che concretizza le forme sceniche dando vita ad un linguaggio che parte dalla prosa e si sposa con la danza e con la musica, eseguita dal vivo e il canto.

Fondamentale è l’elemento estetico: la drammaturgia è volutamente  invadente, nonostante la poesia ponderata, per un contesto storico così delicato. Anche se tratta di un contesto storico pesante e importante, le intenzioni sono concentrate sulla poesia, sul discorso dell’identità e sulla bellezza dello spettacolo.

C’è da dire che l’interpretazione di questi giovani attori non è sempre adeguata all’alto livello drammaturgico e alla regia curata e attenta.

Andrea Salierno, il protagonista maschile, è un attore dotato di tecnica e buona espressività, ma pecca in interpretazione: dà, infatti, l’impressione di recitare senza conoscere esattamente il senso delle cose che dice.

Elisa Giorgio è la protagonista femminile: brava, preparata, presente, dimostra padronanza riuscendo a mantenersi salda anche quando intorno qualcosa vacilla.

Emilio Catellani è un intenso custode dei ricordi in preda ad un rimpianto che avrei voluto avvertire di più.

Benedetta Biffi è la dimostrazione di come, nonostante le imperfezioni, richiamando a sé tutte le energie e gli elementi validi in possesso, si possa dare una buona prova interpretativa e trasmettere emozioni.

Ottavia Sanfilippo colpisce per quella luce che ha negli occhi: poche battute per lei, ma Ottavia attesta la sua presenza con un bel  movimento scenico e col linguaggio del volto davvero molto espressivo.

Concludono il cast Gianluca Piretti, Michele Ulivieri e Clara Conti, importanti figure di raccordo.

In scena anche il bravo musicista Christian Paganelli che esegue dal vivo le musiche suggestive, e le danzatrici Paola Paris e Beatrice Motta, sostitute di Jennifer Ravasio e Daniela Lecchi.

Interessante e simbolica la scenografia e molto belli e pertinenti i costumi di Lucia Piccoli.

Conclude il tutto l’ottimo disegno luci di Rossano Pasinetti e Lorenzo Polimeno.

 

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