Recensione di Carlo Tomeo

 foto carlo

“Rosalyn” potrebbe essere definita in diversi modi. Secondo l’autore Edoardo Erba è una black comedy, ma in realtà è anche una puzzle comedy per come è stata concepita la sceneggiatura. Peraltro non ha tempi morti, ma continui colpi di scena dal sapore del thriller che solo il finale a sorpresa, assolutamente inaspettato, ci fa capire che abbiamo assistito in realtà a un  giallo psicologico. È solo allora che si rivela la natura dei due personaggi e più di tanto non si può dire se non il fatto che tutta la tessitura drammatica è stata costruita per rappresentare un’immagine-tipo di società americana (l’azione si svolge in USA) dove la condizione di vita in solitudine può provocare guasti psichici difficilmente rimediabili.

In realtà la situazione riguarda tutti i paesi civilizzati della società moderna i cui abitanti vivono una vita che non è quella che i loro animi avrebbero desiderato e che può portare alla follia o alla violenza contro se stessi e contro gli altri, oppure all’ignavia e all’autoinganno.

Ci sono tanti modi narrativi che vogliono mettere in luce quest’aspetto triste dell’uomo di oggi, “Rosalyn” è uno di questi.

La storia inizia con una delle protagoniste, Esther, interpretata da Alessandra Faiella, seduta al centro della scena mentre risponde a delle domande a proposito di una penna stilografica che lei dichiara di aver perso da tempo. Capiamo che la donna si trova in un commissariato di polizia e che la stanno interrogando in merito a un suo soggiorno in Canada quattro anni prima e la penna è stata ritrovata addosso al cadavere di un uomo rinvenuto a Toronto.

La donna è una scrittrice di successo e quattro anni prima si trovava in effetti in quella città per presentare il suo nuovo libro e lì aveva conosciuto una donna delle pulizie, Rosalyn, interpretata da Marina Massironi, con cui aveva iniziato un’amicizia durata per il periodo in cui Esther era rimasta in Canada.

A questo punto inizia la commedia che ho definito a puzzle, dove si mischiano il presente, rappresentato dalla donna che risponde alle domande in commissariato, e i dialoghi fra le due donne a Toronto. Sta allo spettatore comporre i pezzi, al fine di costruire una trama logica che solo nel finale verrà chiarita.

Rosalyn confida all’amica di avere per amante un uomo violento che spesso la picchia. Esther, che data l’età più avanzata rispetto a quella dell’amica, si reputa donna dotata di maggiore esperienza, incita Rosalyn a denunciare l’uomo e ad ascoltare i suggerimenti che le vengono dalla pancia e non dalla mente perché il seme buono della persona si trova nella pancia e da esso può nascere il carattere positivo e le azioni che si compiono sono conseguentemente le migliori.

Molti sono i segnali che vengono disseminati durante la piéce che possono essere rivelatori e ce ne sono anche un paio fuorvianti che potrebbero depistare lo spettatore.

La scena, per esempio, è già il simbolo più eclatante che si potesse inventare per descrivere in che modo si muove l’animo umano: costituita solo da blocchi cubici di cemento disposti l’uno al fianco dell’altro e che lasciano dei vuoti a cui bisogna stare attenti per non cadere. Attraversare tutta la scena è come attraversare tutta la vita e i buchi sono le zone d’ombra dove il cervello umano rischia di cadere e obnubilare.

Il fumo, che viene sprigionato sul palcoscenico durante la scena del primo incontro tra le due donne è un altro indizio che può essere utile agli amanti del giallo per arrivare alla soluzione finale. E la regista Serena Sinigaglia si è dichiarata appassionata dei gialli.

La black comedy, per essere black, ha non pochi punti di comicità dovuti ai dialoghi delle due donne e dalle situazioni che si vengono a creare. Il merito sta tutto nell’enorme bravura delle due attrici: Alessandra Faiella risolve brillantemente la dicotomia creata dal personaggio che interpreta (sospesa tra l’ironia e l’allegria improvvisa). Marina Massironi fa tesoro dell’esperienza dei lavori svolti con Aldo, Giovanni e Giacomo per rendere sia misuratamente buffo che realisticamente perverso il personaggio di Rosalyn.

Il connubio delle due attrici si può dire perfetto, si capisce che tra loro c’è l’intesa professionale che serve sempre quando si è in due soli interpreti sulla scena, per di più dello stesso sesso.

Il pubblico non si è dimostrato avaro di applausi e la commedia continuerà la sua tournèe in altre città dopo il 23 aprile.

 

Rosalyn

testo Edoardo Erba

con Marina Massironi e Alessandra Faiella

regia Serena Sinigaglia

assistente alla regia Mila Boeri

scenografia Maria Spazzi

costumi Erika Carretta

sound-light design Roberta Faiolo

fotografia Marina Alessi

produzione C.M.C.  Nido di ragno / Sara Novarese / Teatro del Buratto

 

In scena al Teatro Verdi di Milano fino al 23 aprile, con riposo dal 14 al 17 aprile

 

Si ringraziano:

la Sig.ra Serena Agata Giannoccari dell’Ufficio Stampa Teatro Verdi / Teatro del Buratto

e la Sig.ra Maurizia Leonelli dell’Ufficio Stampa della Compagnia

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