Recensione di Carlo Tomeo
“Regalo di Natale” è un film che Pupi Avati girò del 1986 e dal quale, ambientandolo ai nostri giorni, Sergio Pierattini, ha ricavato l’adattamento teatrale, con la regia di Marcello Cotugno. La storia riguarda quattro amici di vecchia data che, dopo tanto tempo che con si frequentavano, decidono di ritrovarsi nella Notte di Natale per giocare una partita a poker. Il vero scopo è quello di coinvolgere un avvocato benestante e che sia anche sfortunato al gioco, in modo da ricavarne denaro facilmente. I quattro, infatti, non vivono in ottime acque economiche e cercano di risolvere il loro problema letteralmente vincendo denaro al malcapitato. Tra loro, inoltre, non c’è quell’armonia che, pur volemdo apparire, non c’è realmente : Ugo (l’attore Valerio Santoro) e Franco (interpretato da Filippo Dini), per esempio, non si parlavano addirittura da una decina d’anni, da quando, cioè, il secondo portò via la moglie all’amico per poi abbandonarla dopo quattro mesi. Gli altri due sono Lele (l’attore Giovanni Esposito) che è in bolletta continua , perché non riesce a trovare un lavoro continuo, fa il giornalista occasionale e vorrebbe scrivere un libro. Infine c’è Stefano (l’attore Gennaro Di Biase) che svolge un’attività imprenditoriale ma che in realtà vive nell’illegalità, non avendo pagato i contributi dovuti e le fatture emesse sono false.
La notte di Natale i quattro amici si accordano per riuscire a fare sganciare più denaro possibile all’avvocato (interpretato da Gigio Alberti) e si riuniscono in una bella casa messa a disposizione di Stefano da una sua amica. Tutto sembra procedere secondo i desiderata nel primo tempo, ma nel secondo accade qualcosa che rimette tutto in discussione.
Grazie alla ottima drammaturgia costruita da Sergio Pierattini e ben servita anche dal regista Marcello Cotugno si scopre così che, quella che sembrava essere una commedia con battute ora divertenti ora acide e malevoli, in realtà nasconde un giallo, dove tutto si scopre alla fine e a causa anche dell’orgoglio che non perdona di Ugo e alla reticenza di Filippo. Tutti vorrebbero vincere nel gioco dell’azzardo che si trascina per i due tempi ma in realtà non fanno che rispecchiare l’epoca di oggi costituita prevalentemente da un carattere egoista che vuole solo raggiungere facilmente (e anche illegalmente) i propri interessi. E bene è stato ambientare la commedia nei nostri anni, che si distinguono maggiormente in questa crisi di valori che sta funestando il nostro quotidiano in un particolare momento storico difficile che non sembra avere via di ritorno.
Come molto utile è stata l’inventiva di trasformare la commedia tra una parte dialogante e un’altra che prende proprio l’inizio, quando ogni personaggio “si racconta” singolarmente e mostra al pubblico la sua personalità, che può essere reale o contorta, a seconda della psicologia del personaggio monologante.
Esemplare, in questo senso, la figura dell’avvocato, che appare gentile, mite, qualora vestito in modo trasandato, nonostante il denaro che pare possegga e invece si rivelerà tutt’altro essere.
Senza nulla togliere al bellissimo film di Avati, c’è da riconoscere che l’ambientazione teatrale rende maggiore giustizia alla vicenda.
Il pubblico, pur soddisfatto, non può fare a meno di conservare una sorta di amaro in bocca, anche perché il finale è sorprendente e non verrà certo rivelato in questa sede.
Regalo di Natale
di Pupi Avati
adattamento teatrale Sergio Pierattini
regia di Marcello Cotugno
con Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Gennaro Di Biase
scenografie Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
Si ringrazia la Sig.ra Manola Sansalone dell’ufficio stampa
In scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 28 gennaio.
Bella e chiara recensione di Carlo Tomeo che invita ad andare ad assistere a questo spettacolo teatrale adattamento di un bellissimo film. Emanuela.