Sei personaggi

Femminicidio, presenze e metateatro nei Sei personaggi di Michele Placido

Teatro Quirino

24 novembre 2018

C’è tutto Pirandello in questo Sei personaggi in cerca d’autore del Teatro Stabile di Catania con la regia di Michele Placido in scena al Teatro Quirino.

Aprendosi, il sipario svela un palcoscenico in corso di allestimento sul quale arrivano poco alla volta i componenti della compagnia che dovranno provare un’opera di Pirandello. Mentre gli attori si preparano, tra malcontenti e battute, lentamente sul palco si materializzano delle figure tetre: sono sei personaggi, presenze reali, vestite di nero e cupe in volto, che escono lentamente dal fondo buio. Sono i personaggi di un dramma mai compiuto che, abbandonati dal proprio autore, desiderano solo raccontare la propria storia fino in fondo.

Il regista della compagnia, dapprima infastidito da questa interruzione improvvisa, lentamente si incuriosisce e decide di far rappresentare il dramma alla compagnia, ma poi, insoddisfatto del risultato e sempre più affascinato da questi personaggi, decide di farlo rappresentare a loro stessi, lasciando i componenti della compagnia in disparte ad osservare e ascoltare.

La vicenda verrà raccontata principalmente dal Padre e dalla Figliastra: il Padre racconterà di come abbia deciso di abbandonare Moglie e Figlio per il bene di lei e per consentirle di crearsi un’altra vita con un altro uomo. Da questa unione nasceranno la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Morto l’uomo, la Madre e la Figliastra si troveranno a lavorare per Madama Pace, il settimo personaggio, la quale, facendo leva sull’indigenza della famiglia, approfitterà della bellezza e della giovane età della Figliastra per farla prostituire. Un giorno, però, ella si troverà davanti, in veste di cliente, il Padre. Sarà l’arrivo della Madre, mentre la Figliastra è in ginocchio davanti al Padre, ad interrompere quello che sarebbe potuto essere considerato un incesto.

La rappresentazione improvvisamente cambia scena e riprende in un giardino dove la Madre trova la Bambina affogata in una vasca e scorge più in là il Giovinetto che, atterrito e sconvolto, tira fuori dalla tasca una pistola e si spara. Seguiranno le urla strazianti della Madre. Di fronte allo sconcerto della compagnia, il Padre svelerà la verità di quegli avvenimenti. Sembra tutto finito, eppure qualcos’altro di sinistro sta per accadere.

Sei personaggi in cerca d’autore è uno spettacolo impegnativo, da seguire con estrema attenzione perché racchiude tutta la poetica pirandelliana, divenendo la testimonianza migliore del suo pensiero e della sua scrittura. Questo spettacolo restituisce tutto di Pirandello: la sua cifra stilistica, la sua arte, il suo pensiero sul mondo, il suo modo di rapportarsi agli attori.

Nella propria lettura Michele Placido, senza trascurare in alcun modo la complessa poetica dell’autore di Girgenti, ha il merito di porre in risalto un tema oggi quanto mai attuale, quello della violenza sulle donne. Senza risultare patetico o ridondante, all’interno della ricchezza e varietà di temi portati avanti da Pirandello e qui ben rappresentati, Placido punta una luce sulle donne sottomesse all’uomo, abusate e maltrattate: la Madre che sottostà al volere del Padre che la caccia di casa, la Figliastra costretta a prostituirsi e per poco non abusata dal Padre, la Bambina, muta tutto il tempo e morta affogata.

Allo stesso tempo viene dato risalto allo smarrimento dei personaggi, al loro dramma, all’urgenza di raccontarlo e di raccontarsi, di trovare un posto per se stessi dove poter rappresentare la propria storia testimoniando la propria vita, affermando così la propria esistenza. Si avverte il peso del loro non essere, del loro abbandono, del non essere più qualcosa per qualcuno. E’ un peso non poter vivere il proprio dolore, non poterlo esprimere.

Sono vestiti a lutto sia per il dramma della loro vita che per l’abbandono del proprio autore: sono figure dai contorni sbiaditi, privi di colore, fantasmi. Sia nell’esteriorità che nel loro modo silenzioso di apparire all’improvviso e muoversi quasi non visti, ricordano molto i personaggi del film The Others, anch’essi, in effetti, personaggi non riconosciuti di un dramma incompiuto che è loro vita. Il modo in cui i personaggi entrano e si muovono in scena, infatti, è visivamente molto affascinante e anche inquietante.

Siamo in una tragedia senza via d’uscita e se ne sente il peso nell’aria e addosso, nei personaggi angustiati della Madre e della Figliastra, come nei personaggi muti del Giovinetto (che avrà uno sfogo concitato solo nella parte finale) e della Bambina, così come si avverte la presenza incombente degli attori della compagnia tutto il tempo in scena, per la maggior parte del tempo in silenzio, come già presente in molte delle opere di Pirandello in cui i personaggi astanti alla fine fanno da pubblico che ascolta.

Attori e personaggi non entrano mai in contatto fisicamente, non si toccano. L’unico ad avere un contatto con loro è il regista che è ne conquistato ed entra in quel mondo con una eccitazione che risulta enfatizzata dal confronto col silenzio generale.

Assieme a tutto il bello di Pirandello, lo spettacolo porta con sé anche le difficoltà di un testo altamente impegnativo dal punto di vista dei contenuti e della forma, ma Placido è stato bravo ad inserire alcuni elementi che richiamano alla contemporaneità. Anche nella scena finale ha voluto lasciare un’apertura, forse a rappresentare un gesto di rivalsa e di riscatto della Figliastra.

Michele Placido interpreta il ruolo del Padre: è bravissimo, misurato, al servizio del personaggio; nel monologo di Pirandello, molto difficile anche da capire, è molto bravo e chiaro, non facendone un esercizio di oratoria, ma presentandolo con grande trasporto e presenza.

Dajana Roncione è una Figliastra straordinaria: accende il proprio personaggio di colori intensi e vari, dal dramma, alla risata nervosa che diventa inquietante e poi si scioglie in pianto, portando grande freschezza e sensualità.

Fantastica poi Guia Jelo, in un’interpretazione della Madre eccezionale, appassionata e drammatica, con quella voce che cattura e che è espressione del teatro.

Silvio Laviano è il regista: è quello che, al contrario degli altri, si muove, si agita per la scena. Con fermezza, piglio e decisione Silvio interpreta colui che tenta di mantenere un certo ordine. Peccato per quell’ “Azione!” ripetuto due volte che appartiene al cinema e non al teatro.

Ci sono poi tutti gli altri bravissimi attori. I personaggi della commedia, oltre ai già citati Placido, Roncione e Jelo, Luca Iacono (il Figlio), Luana Toscano (Madama Pace), la piccola Clarissa Bauso (la Bambina) e Flavio Palmeri (il Giovinetto). Gli attori della compagnia: oltre al citato Silvio Laviano, Egle Doria (la Prima Attrice), Luigi Tabita (il Primo Attore), Ludovica Calabrese (l’Attrice Giovane), Federico Fiorenza (l’Attore Giovane), Marina La Placa (la Seconda Donna), Giorgia Boscarino (l’Assistente del regista), Antonio Ferro (il Direttore di scena).

La scenografia, essenziale e scura, è un palcoscenico ingombro di oggetti di scena e attrezzeria. Il palco viene illuminato di traverso da un fascio di luce che entra quando si apre la porta laterale che dà all’esterno: una porta che, una volta chiusa, lascia fuori il mondo e sospende la realtà in quel luogo.

Concludono l’allestimento le musiche di Luca D’Alberto, i costumi di Riccardo Cappello e le luci di Gaetano La Mela.

Sei personaggi in cerca d’autore

Teatro Stabile di Catania

in coproduzione con Goldenart Production

di Luigi Pirandello

regia Michele Placido

con Muchele Placido, Guia Jelo, Dajana Roncione, Luca Iacono, Luana Toscano, Clarissa Bauso, Flavio Palmeri, Silvio Laviano, Egle Doria, Luigi Tabita, Ludovica Calabrese, Federico Fiorenza, Marina La Placa, Giorgia Boscarino, Armando Sciuto

musiche di scena Luca D’Alberto

costumi Riccardo Cappello

luci Gaetano La Mela

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