nerium

Spazio Diamante

23 marzo 2019

Dopo il successo de Il principio di Archimede è andata in scena allo Spazio Diamante una seconda opera del drammaturgo catalano Josep Maria Mirò, Nerium Park, un racconto noir claustrofobico.

Nerium Park racconta in dodici mesi la vita di Bruno e Marta, una giovane coppia, apparentemente solida e felice, che decide di acquistare un prestigioso appartamento di nuova costruzione un po’ fuori la città, ma immerso nel Nerium Park, una nuova zona residenziale circondata da arbusti fioriti e profumati. Col passare dei mesi, però, nessun altro andrà ad abitare a Nerium Park e Bruno e Marta si troveranno ad essere gli unici abitanti di quei nuovi blocchi, sempre più isolati in un quartiere che diventerà sempre più opprimente. Anche il bel parco di oleandri si trasformerà nel tempo in un giardino abbandonato e pieno di piante infestanti quasi a escludere completamente la coppia dall’esterno.

A complicare le cose interverranno eventi che peseranno su un rapporto che forse non era così solido come poteva sembrare: Bruno verrà licenziato e farà a amicizia con un misterioso personaggio che occupa un magazzino delle biciclette in un altro blocco. Progressivamente i rapporti tra i due giovani si logoreranno: Bruno sarà ossessionato da quella strana presenza e cadrà in uno stato di apatia, mentre Marta sarà sempre più angosciata e decisa a lasciare l’appartamento.  Nemmeno il concepimento di un figlio riuscirà ad alleggerire le tensioni, anzi sarà motivo di ulteriori angosce per Marta.

I protagonisti dei racconti di Josep Maria Miró, sono sempre personaggi ansiosi, spaventati, ogni volta destabilizzati da qualche evento esterno o interno. La denuncia di temi universali passa per Mirò sempre attraverso le storie individuali dei propri personaggi.

Nelle pagine di Mirò è sempre protagonista la paura, declinata in molte forme differenti: paura del diverso in senso ampio, paura di perdere qualcuno, paura di essere fraintesi o accusati di qualcosa che non si è fatto e che non si è, o che non si sa ancora di essere.

Mirò non fornisce mai risposte: instilla il dubbio e fornisce elementi che possono essere diversamente interpretati. Nei suoi racconti lo stesso individuo può essere visto come vittima o come carnefice a seconda del punto di vista da cui si guarda.

In Nerium Park la premessa fondamentale è tutta nel titolo ed espressa nelle note dell’autore all’inizio del racconto: “Il Nerium Oleander è tossico per il suo contenuto di glicosidi cardiotossici”. Il Nerium Oleander, infatti, è una pianta di oleandro con bellissimi fiori rosa o bianchi profumatissimi, ma velenosa.

Eppure di questo aspetto, fondamentale, non c’è traccia nell’allestimento in scena allo Spazio Diamante e diretto da Mario Gelardi.

Il regista ha preferito concentrarsi sulle dinamiche relazionali, sulla perdita di intimità tra i protagonisti, sulle loro distanze sempre più irrecuperabili, piuttosto che sugli eventi misteriosi che riempiono queste assenze.

Gelardi concentra l’attenzione sull’aspetto dell’attesa: attendere che qualcuno torni a casa, attendere che qualcosa cambi, attendere che il lavoro arrivi, fino ad aspettare un figlio.

Eppure sembra mancare qualcosa: cos’è che veramente avvelena la vita dei due protagonisti? Sono le loro vite ad essere infettate dall’ambiente circostante, dagli oleandri di Nerium Park o sono essi stessi a contaminare le proprie vite e l’ambiente circostante?

Nonostante la validità di tutti i punti di vista, quello adottato da Gilardi sembra un po’ debole rispetto alla potenza del testo in cui l’angoscia è presentata come presente nell’aria, come un gas invisibile che ubriaca, annebbia la lucidità e annienta le coscienze.

Si sente più forte il contrasto tra i protagonisti, le loro diverse posizioni su tutto che li allontanano sempre di più, rispetto alla dimensione emotiva, interna di cui questi contrasti si alimentano.

In scena due attori interessanti, Chiara Baffi e Alessandro Palladino, di cui si intuisce la bravura eppure qui non particolarmente efficaci.

Chiara Baffi carica troppo il proprio personaggio sin dall’inizio senza lasciare margine ad un percorso psicologico che porti dal malessere al dubbio alla paranoia. Il suo personaggio non è in crescendo, ma immutabile in un ruolo che è tutto urlato. Peccato perché nel finale fa finalmente intravedere cosa sappia fare.

Alessandro Palladino, al contrario, è più concentrato sul percorso psicologico del proprio personaggio a cui però non sa dare sufficiente forma e sostanza.

Così, chiusi in due interpretazioni senza contatto, non riescono ad andare oltre alla messa in scena di un litigio continuo, senza riuscire a dare voce ai temi sociali affrontati.

Anche a livello scenico le immagini sono poche e non vengono create dinamiche che diano corpo ad una cornice.

Rispetto alle aspettative prodotte dalla visione del  precedente spettacolo e dall’idea che ci si era fatti leggendo il testo di questo, Nerium Park di Mario Gelardi non convince in pieno, delundedole in parte.

Nerium Park

Di Josep Maria Miró

Traduzione di Angelo Savelli

Regia Mario Gelardi

Aiuto regia Davide Meraviglia,

Con Chiara Baffi e Alessandro Palladino

Musiche Tommy Grieco

Costumi Alessandra Gaudioso

Scene Michele Lubrano Lavadera

Luci Alessandro Messina,

Produzione Nuovo Teatro Sanità

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