
Teatro Cometa OFF, 11 ottobre 2018. Prima
La Belva Giudea: quando l’amore ti dà la forza di lottare, perché lottare è l’unica via per sopravvivere
La Belva Giudea ha debuttato al Teatro Cometa Off, versione integrale del corto che ha vinto il premio Miglior Regia allo Short Lab 2018.
Lo spettacolo, scritto e interpretato da Gianpiero Pumo e diretto da Gabriele Colferai, racconta la storia di Herzko Haft conosciuto come La Belva Giudea. Una storia triste e dolorosa, pervasa da disperazione, eppure anche forte e ricca di amore.
In cinque capitoli, cinque round,La Belva Giudea racconta la storia del polacco ebreo che per salvarsi dai campi di concentramento e ritrovare il suo amore giovanile divenne un pugile feroce.
Ultimo di otto figli e il più piccolo, Herzko Haft per salvare il fratello fu internato a soli quattordici anni nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, patendo sofferenze disumane, crudeli torture e lavorando per 12, 14 anche 16 ore al giorno spostando sacchi di cemento. Da quel momento viene privato della propria identità, diventando un semplice numero, 144738. Unico motivo di resistere, unico pensiero a dargli forza era il desiderio di ritrovare la sua amata Leah.
L’occasione per sottrarsi alla disumanità del lager arriva quando un ufficiale delle SS notando la stazza robusta e la tempra forte gli propone di boxare nel campo di concentramento. Farlo significava avere una possibilità di sopravvivere: chi vinceva viveva e continuava a battersi, chi perdeva moriva.
Hertzo diventa violento, cattivo, una belva appunto. Sa che vincere è sinonimo di sopravvivenza e lui deve vivere per ritrovare la sua Leah. Vinse 75 incontri, tutti per k.o., 75 avversari uccisi. Eppure, nella disperazione della sua vita e del senso di colpa, egli urlerà di non aver ucciso nessuno, ma solamente di essersi dovuto salvare.
Hertzo, non si capisce bene in che modo, riesce poi ad arrivare in America. Ora il suo desiderio è solo incontrare Leah perché sa che si trova lì. L’unico modo che ha è che il suo nome venga reso pubblico e diffuso il più possibile: sfida così il più grande di tutti, Rocky Marciano. Perde l’incontro perché minacciato di morte in caso contrario, ma a lui non importa, l’importante è che il suo nome venga scritto su tutti i giornali e trasmesso dalla televisioni.
La sua vita ora ricomincia: riesce ad incontrare Leah, ma lei non è più il suo angelo: malata terminale ha perso il suo candore e la bellezza di un tempo. La felicità diventa subito e di nuovo dolore. Un altro incontro, un nuovo nemico.
Eppure Hertzo Haft è un uomo che, pur avendo conosciuto il vero dolore, la più cupa disperazione e avendo sofferto enormi torture è riuscito a resistere, a continuare ad amare, a sopravvivere per riprendersi la propria vita e poterla raccontare. La racconta al figlio Alan, solo dopo molto tempo.
La Belva Giudea è un bello spettacolo che racconta una storia dura, ma molto emozionante e mantiene sempre alta l’attenzione del pubblico, conservando un buon ritmo anche nei cambi emotivi.
Ben scritto e ben diretto,La Belva Giudea adotta più linguaggi miscelando il mezzo prettamente teatrale con quello cinematografico, attraverso prese dirette che raccontano il lato umano del personaggio, svelandone le fragilità. In questo è anche bravo Gianpiero Pumo nell’interpretare il protagonista e i suo stati emotivi, tanto che l’aggressività del personaggio viene messa da parte.
Mancano però alcuni collegamenti tra un round e l’altro, certi passaggi vengono taciuti o sorvolati velocemente lasciando alcuni dubbi nella comprensione degli eventi sia dal punto di vista dello svolgimento che della consequenzialità temporale.
La Belva Giudea
Di Gianpiero Pumo
Con Gianpiero Pumo e Gabriele Colferai
Regia di Gabriele Colerai
Disegno luci e fonica Marco D’Amelio
Foto Tania Boazzelli
Voce Registrata: William Angiuli
Si ringrazia l’ufficio stampa nella persona di Rocchina Ceglia
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