La Siti – Teatro Stabile di Roma

24 marzo 2018

La SITI® è la Scuola e Produzione Internazionale del Teatro Stabile di Roma®.

Giunta al suo secondo anno di attività, ha come obiettivo principale quello di formare degli attori non solo in grado di essere artisti consapevoli e capaci di gestire la messa in scena teatrale, ma anche di essere imprenditori di se stessi e protagonisti della propria carriera.

A capo di questa giovane realtà romana, ma dal respiro internazionale, sono Giorgia Mazzucato (Direttore Artistico del Teatro Stabile di Roma® e Direttore Didattico de La SITI®) e Maria Beatrice Alonzi (Direttore Esecutivo del Teatro Stabile di Roma® e de La SITI®).

Obiettivo primario della Scuola è quello non solo di insegnare a recitare, quanto insegnare ad essere un attore. Oltre alle qualità artistiche, la Scuola mira ad un percorso in cui l’allievo si metta in gioco totalmente e rischiando.

La SITI® ha per questo creato un metodo di insegnamento specifico, il METODO MIT®, il primo Metodo codificato e depositato, al mondo, basato sul concetto di empatia.

Attraverso l’applicazione di questo metodo sono stati preparati gli attori alla messa in scena de L’Albero, uno spettacolo che comprende i due format presentati al Teatro Stabile di Roma il fine settimana scorso: Godot e Inmates.

In Godot si cerca di rispondere alla domanda “come mai Godot non si è mai presentato all’appuntamento con Vladimir ed Estragon nella celebre opera di Beckett Aspettando Godot?”.

All’ingresso nel foyer vengono consegnati dei cartoncini su cui ogni spettatore è invitato a scrivere la propria risposta.

Una volta accomodati in sala, un eccentrico narratore, nei panni di un surreale conferenziere, introduce sommariamente, ma precisamente, alla poetica di Beckett, al suo mettere al centro l’uomo nel suo più misero e tragico realismo. Abbandonando e sovvertendo ogni precedente speculazione filosofica e sociale precedente, Beckett si concentra sulla realtà raccontandone l’assurdità e la mancanza di significato.

Alle spalle di questo narratore un albero, anzi L’Albero, sotto il quale Vladimir ed Estragon attendono l’arrivo di Godot, interrogandosi sul suo ritardo fino a pensare di “aver sbagliato posto”, volendo andare via senza avere il coraggio, però, di muovere quei passi, lasciandosi vivere nell’attesa, piuttosto che agendo consapevolmente per se stessi.

A quel punto, viene estratto uno dei cartoncini di cui sopra che darà il via alla storia. Gli attori saranno impegnati a rispondere alla domanda del perché Godot non si sia presentato all’appuntamento improvvisando e creando una storia che muova da quelle poche indicazioni.

Lo spettacolo è ideato e diretto da Giorgia Mazzucato, attrice, autrice e regista allieva, tra gli altri, di Dario Fo e Franca Rame, vincitrice con i suoi spettacoli originali di moltissimi premi nazionali e internazionali.

L’idea della regia dello spettacolo nasce dalla volontà di guardare dentro alla storia di Godot e immaginare nuove vie e nuove storie.

In Inmates ci sono cinque carcerati e una carceriera o direttrice del carcere. Ognuno viene sottoposto ad un interrogatorio da parte della direttrice del carcere nel quale viene chiesto quale sia il crimine  che ha commesso per finire lì.

Anche qui sarà il pubblico a suggerire la colpa dalla quale ogni attore e attrice dovrà sviluppare la storia del proprio personaggio. Alla fine delle storie sarà sempre il pubblico a decidere il solo o la sola che meriterà la scarcerazione.

Anche questo spettacolo è ideato e diretto da Giorgia Mazzucato.

Godot e Inmates sono due spettacoli diversi che, seppure uniti nella loro concezione e basati entrambi sull’improvvisazione, richiedono doti e caratteristiche diverse.

In Godot già si sa di vivere nel teatro dell’assurdo e si è chiamati ad attingere alle categorie del surreale attraverso un linguaggio nuovo che richiede grande attenzione alle parole usate, perché ogni vocabolo usato da un attore deve essere spunto e traccia per gli altri riuscendo però a mantenere una circolarità, una certa aderenza che non sia esattamente logica, ma si basi su riferimenti verbali o rappresentazioni di immagini. Qui più espressamente l’interazione è fondamentale e si basa sull’empatia oltre che sull’abilità di utilizzare le tecniche recitative.

In Inmates il discorso è un po’ diverso: in scena, ogni volta, sono solo due elementi, il carcerato di turno e la carceriera. L’attore si trova in una dimensione più isolata: come unici riferimenti ha la colpa decisa dal pubblico e una sola figura che lo incalza di domande. Qui sono necessarie una caratterizzazione emotiva e psicologiche più forti perché il personaggio ha bisogno di aderenza alla realtà per raccontare non un assurdo filosofico, ma l’assurdità della vita.

L’improvvisazione teatrale richiede una vasta conoscenza di testi e autori, grandissima ironia, spontaneità ed immediatezza. Fondamentale nei gruppi sono il saper lavorare insieme, la capacità  di comunicare e il sapersi affidare correndo anche dei rischi.

Sicuramente il doppio lavoro presentato da La Siti al Teatro Stabile di Roma è molto interessante e originale. Il pubblico è coinvolto e incuriosito dallo svolgimento degli eventi raccontati sul palco. Gli attori manifestano, in maniera e misura diversa, un’attitudine che tutti loro posseggono dimostrando il frutto di un percorso che è ancora in progressione.

Si nota che dietro a tutto questo lavoro ci sono una mano ferma e una direzione salda e precisa. Maria Beatrice Alonzi, in scena in Godot, e Giorgia Mazzucato in scena in Inmates, sono due solidi punti di riferimento, due figure che hanno ben chiaro dove andare a parare e dove condurre gli attori che lavorano con loro.  Si capisce che hanno gli strumenti e che sanno come usarli.

D’altro canto si nota ancora una certa incertezza generale: gli attori non sembrano ancora centrati e a volte capita che concentrandosi sull’improvvisazione venga un poco meno la tecnica recitativa.

Elementi che verranno messi a fuoco nel tempo: d’altronde ogni serata è uno spettacolo diverso, deciso dalle indicazioni del pubblico presente in sala e non c’è la possibilità di ripetere o riprovare quel determinato passaggio.

Sul palco, insieme a Maria Beatrice Alonzi e Giorgia Mazzucato, hanno dato vita ai personaggi dei due spettacoli: Francesco Guglielmi, Lorenzo Giovannetti, Paola Campagna, Simona Faustino Ventapane, Davide Guzzardi, Cristiano Marazzi, Francesca Mareggiato, Maria Teresa Robusto, Andrea Vannini, Marco Valeri.

Una realtà, quella de La Siti, che merita di essere tenuta sotto attenta osservazione perché potrebbe riservare interessanti sviluppi.

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