Un thriller sociopolitico che suscita un dubbio filosofico
Teatro Sala Uno
18 novembre 2018
Generazione XX è un testo del giovanissimo Anton Giulio Calenda che analizza la società contemporanea da un punto di vista sociologico e politico affrontando uno dei temi della filosofia di tutti i tempi, quello del confronto tra etica e ragion di stato. E’ una riflessione sul nostro tempo alla ricerca di un linguaggio che possa decodificare il presente alla luce del passato e riesca a identificarne un’identità.
Siamo nell’anno XX, anzi nel 20XX. Si è appena concluso l’anno XX e un altro anno XX è cominciato. Siamo in un tempo imprecisato che è tutti i tempi, di ieri e di oggi. La situazione politica è molto complessa (come lo è sempre stata e come lo è ancora oggi): in campo forze politiche contrapposte cercano di governare la Nazione “con la N maiuscola”. La Democrazia è minacciata dalla Cellula che rapisce esponenti politici e loro familiari ricattando lo Stato per ottenere la liberazione dei propri compagni prigionieri. La situazione è drammatica e impone scelte drammatiche in nome della Ragion di Stato.
La stessa cosa succede nella dimensione privata di Linda e Giacomo, una giovane coppia gravata dal peso della vita. I colpi che subiranno e che si troveranno a infliggersi reciprocamente saranno solo il riflesso in piccolo del cinismo e della speculazione in cui la Nazione “con la N maiuscola” versa.
Dimensione pubblica e dimensione privata entrano in contatto e in conflitto quando entrambi devono relazionarsi con personaggi importanti, in qualche modo influenti, che possono cambiare le sorti del piccolo come del grande, come è Bianco-tutti-i-diritti-riservati. In ballo c’è la salvezza: del singolo o della comunità. E’ necessario scegliere chi salvare. La Nazione “con la N maiuscola” deve fare i conti con la Ragion di Stato; Linda e Giacomo con la morale interna.
E’ imperativo scegliere: sacrificare anche un solo essere umano per salvarne molti, macchiandosi così di omicidio, oppure non intervenire lasciando che le cose vadano per il loro verso col rischio che a morire siano comunque tutti? Accettare con consapevolezza le conseguenze delle proprie azioni o nascondersi dietro un bene superiore? I personaggi di questo spettacolo dovranno scegliere se comportarsi secondo un’etica socialmente condivisa oppure rinnegare e perdere se stessi pur di salvarsi dalla miseria.
Sono evidenti i richiami alla situazione politica degli anni ’70 e ’80 quando la democrazia dovette affrontare urgenti dilemmi morali prendendo decisioni difficili da giustificare e le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi.
Alla dimensione pubblica dello Stato e della Ragion di Stato vengono affiancati gli elementi che maggiormente contraddistinguono i nostri tempi: i Social e i Reality, come esempio di una stereotipizzazione di massa, di creazione di canoni comportamentali a cui le nuove generazioni sentono di doversi adeguare.
Così Linda e Giacomo si esprimono con un linguaggio mediato da Instagram, sottolineando le parole o le frasi di maggior effetto facendole precedere dall’ hashtag. Il capitalismo e il consumismo si affacciano prepotentemente negli slogan pubblicitari che, come in un carosello, tutti i protagonisti si trovano a recitare a più riprese ogni volta che nominano un oggetto o citano un concetto a cui sia legato un prodotto commerciale.
Generazione XX è uno spettacolo complesso e affascinante: affianca e sovrappone pubblico e privato mettendo a confronto Ragion di stato, Etica e Morale.
Su tutto però domina Il Caso al quale non ci si può sottrarre e al quale è inevitabile sottomettersi: la vita scivola via come in un format televisivo, prevedibile e immutabile e il personaggio di Nero ne è il presentatore, l’anchorman, il cinico e mefistofelico manipolatore.
Lo spettacolo di Anton Giulio Calenda con la regia di Alessandro di Murro è sicuramente un buon prodotto originale che si discosta da tanto teatro finto impegnato che, però, non ha nulla a dire.
Generazione XX, invece, è un modo di fare teatro dotato di senso: racconta una storia e la storia, propone una riflessione, ricercando, attraverso il racconto e la riflessione, un’identità storica e umana che possano riconoscersi nel presente.
E’ interessante la modalità di scrittura, non facile, che procede per affiancamenti di immagini diverse e continui cambi di prospettiva; una scrittura articolata su diversi livelli che si intrecciano in maniera organica.
I personaggi sono affascinanti e ben delineati psicologicamente. Molto coinvolgenti alcune interpretazioni: Alessio Esposito nei panni del cinico Nero; Giulia Fiume, Linda, abile nel mutare accento al proprio personaggio; bravissima Laura Pannia, nei panni della “vecchia paralitica”, a colorare ogni sfumatura accompagnando il proprio personaggio verso uno svelamento inaspettato.
Molto interessante la regia, attenta allo stesso tempo a dare risalto tanto all’aspetto personale quanto a quello sociologico, anche attraverso l’inserimento di figure molto efficaci, come il parallelismo tra la madre nella scena iniziale e quella nella scena finale e l’utilizzo di una scenografia e di una narrazione che attingono a piene mani al mondo televisivo, come l’uso della grande teca da esposizione mediatica, la pedana illuminata da cui i politici parlano ai telespettatori, la presenza di un presentatore alla ricerca del gossip con tanto di vallette.
Generazione XX è uno spettacolo complesso, profondo e intelligente, che ha molto da dire senza risultare presuntuoso; non prende posizione, ma suscita il dubbio nello spettatore; impegnato, serio e onesto; uno spettacolo difficile non necessariamente intellegibile da tutti, ma questo non è detto che debba essere necessariamente un male.
Generazione XX
Di Anton Giulio Calenda
Regia di Alessandro Di Murro
Con Stefano Bramini, Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Giulia Fiume, Federico Galante, Laura Pannia, Lida Ricci, Bruna Sdao
Produzione: Gruppo della Creta | Todi Festival | Fattore K | Golden Show Trieste
Foto di copertina di Pino Le Pera
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