non farmi perdere tempo

Piccolo Eliseo

28 novembre 2019

“La notte adesso scende/Con le sue mani fredde su di me/Ma che freddo fa? Ma che freddo fa?”

Sulle parole di Ma che freddo fa si apre il sipario mentre Tina (Lunetta Savino), la protagonista solitaria di questa piece, è stesa sul divano.

Tina ha ventisette anni, ma soffre della sindrome di Werner, una malattia genetica rara che provoca invecchiamento precoce associato ad una predisposizione al tumore.

Dimostra sessant’anni: il corpo si affatica, la pelle è invecchiata, ma l’anima è quella di una guerriera che non si rassegna alla malattia, ma vi si concede impegnandosi, però, a portare a termine delle cose prima che il suo tempo finisca.

Tina cerca di impadronirsi del tempo che le resta per governarlo, per non lasciar decidere tutto alla malattia, ma poter decidere lei per se stessa.

E’una donna sola. I nipoti aspettano solo che lei gli intesti i propri beni prima di morire. Al suo fianco ha solo Maria, una volontaria dell’associazione che l’assiste, Oxana, la colf ucraina e un bimbo che vive nel suo palazzo e con cui gioca a mamma e figlio.

Tina, orfana dell’affetto della famiglia, coltiva le relazioni con questi tre personaggi che diventano per lei dei punti di riferimento.

Non farmi perdere tempo è un invito ad avere coraggio e ad essere intraprendenti: non conosciamo il tempo che abbiamo a disposizione e dobbiamo sfruttarlo al meglio. Tina sa di essere giunta a scadenza della propria esistenza e vuole investire nel tempo che le resta vivendolo come una risorsa e non una mancanza. Vuole decidere come vivere e come morire prima che la malattia la consumi totalmente.

Non farmi perdere tempo è uno spettacolo amaramente ironico e a tratti commovente.

Oltre al tema della malattia e dell’autodeterminazione, affronta il tema della solitudine e della famiglia: la famiglia perduta (i genitori e la sorella di Tina); la famiglia viva, ma assente (i nipoti), la famiglia che si sceglie, composta dalle persone che ci restano accanto (i tre personaggi con cui Tina interagisce).

A dare forza allo spettacolo è Lunetta Savino, con la sua interpretazione intima, ma energica, la sua capacità di entrare nel personaggio caratterizzandolo con dolcezza, ma anche fermezza.

La sua Tina è una donna semplice che si esprime in un linguaggio popolare, con inflessioni dialettali che la rendono buffa, ma viva, vera.

Resiste grazie alla sua fantasia, in cui spesso si rifugia e che rende i contorni della realtà sfocati. Anche i personaggi con cui si relaziona continuamente sono evocati come fantasmi che popolano la sua mente assediata dalla consapevolezza di una morte vicina e dal desiderio di compiere alcune azioni che le diano un senso di compiutezza.

Nello spazio scenico ristretto sono concentrati il piccolo appartamento di Tina, le scale del palazzo e lo studio medico eppure si ha sempre la sensazione di un oltre, di uno spazio più ampio in cui ci porta l’anima di Tina.

Nonostante la bella prova di Lunetta Savino, intensa ed emozionante, lo spettacolo mostra delle debolezze nel testo, che ha un soggetto interessante, ma uno svolgimento non molto brillante né originale.

Non farmi perdere tempo

Tragedia comica per donna destinata alle lacrime

scritto e diretto da Massimo Andrei

Con Lunetta Savino

Scene Daniele Stella

Costumi Annalisa Ciaramella

Musiche Claudio Romano

Produzione Maurizio Marino per Arteteca Produzioni, Stefano Sarcinelli per Laprimamericana, Massimo Andrei per Mater

Foto di Salvatore Pastore

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