giuseppe zeno

Sala Umberto

27 settembre 2018. Prima

Ogni gioco ha le sue regole, a volte crudeli e spietate. Quanto si è disposti a farsi del male pur di vincere?

Non si uccidono così anche i cavalli? è un romanzo di Horace McCoy del 1935 da cui nel 1969 fu tratto l’omonimo film diretto da Sidney Pollack.

La storia, che si svolge nella California dei primi anni trenta, in piena Grande depressione, racconta dell’abbattimento fisico e morale di quegli anni, che portava coppie di disperati disoccupati a partecipare al crudele spettacolo delle maratone di ballo, durante le quali si ballava senza sosta per giorni interi non tanto per vincere il premio in denaro, quanto per la possibilità di avere vitto e alloggio assicurato per qualche tempo.

Giancarlo Fares, regista dello spettacolo che ne ha curato anche l’adattamento, riprende in pieno il tema e la storia rileggendoli attraverso occhi e mente moderni, riflettendo sul fenomeno della spettacolarizzazione della vita, fenomeno oggi pienamente rappresentato dai reality show. Cambiano le esigenze, magari le motivazioni, ma i meccanismi tritacarne dello show business sono gli stessi, crudeli, spietati e disinteressati alla persona, ma proiettati al solo profitto.

Alla folle maratona di ballo partecipano centocinquanta coppie: dopo aver ballato incessantemente per giorni, riposando solo ogni tanto e per soli dieci minuti, mangiando e bevendo in piedi mentre continuano a ballare, rimangono in gioco sette coppie. I concorrenti partecipano a questo gioco al massacro fino all’esaurimento completo delle proprie forze, con la speranza di farsi notare dai registi e produttori in sala ed essere da loro scelti e portati al successo e diventando oggetto di scommesse da parte del pubblico e improbabili testimoni degli sponsor.

Tra di loro c’è Gloria (Sara Valerio), una giovane donna già sfiancata dalla vita, nei confronti della quale è da sempre perdente e che cerca in questa occasione la possibilità di quel riscatto tanto desiderato, agognato, quasi preteso eppure così lontano. A condurre la maratona è il falso e cinico Joe (Giuseppe Zeno) al quale interessa solo fare spettacolo e rendere l’evento appetibile per gli sponsor.

Non si uccidono così anche i cavalli? è uno spettacolo molto bello e intenso, un ammonimento drammatico quanto mai attuale per una società che basa tutto sull’apparenza e sull’esserci a tutti i costi.

La regia di Fares, cinica e tagliente, tralascia lo stato di povertà economica della trama originale, per concentrarsi sulla povertà di spirito dell’essere umano, sulla sua spasmodica brama di successo svincolato da meriti oggettivi, sullo sconfinato desiderio di apparire, di essere presente e di essere riconosciuto dagli altri per come egli crede di essere.

I concorrenti pensano di essere i protagonisti dello spettacolo, ma sono solo burattini nelle mani di Joe, della produzione e degli sponsor che puntano su di loro per farsi pubblicità. Accecati dall’illusione del successo non si accorgono di essere semplicemente dei mezzi per fare spettacolo, perché alla fine è solo quello che conta.

Allo stesso tempo si trasformano, passo dopo passo, ballo dopo ballo, in burattinai che tirano i fili ognuno di chi gli sta intorno. Vittime e aguzzini costretti a mettersi in gioco a oltranza, a superare il brivido, ad alzare la posta in gioco sempre di più, sfidando i propri limiti fisici e psicologici fino all’esaurimento, mettendo inconsapevolmente a rischio la propria vita pur di farcela.

Fares riesce a rappresentare con sguardo lucido la cieca bramosia di questi concorrenti e l’avidità che diventa spietata e oscura i pensieri e le emozioni, restituendo in maniera impeccabile una visione distorta ed esasperata del mondo così come spesso si vede in molti reality. Allo stesso tempo è una direzione coinvolgente che parte dai procedimenti mentali dei personaggi intenti a vincere per poi lentamente sondarne le pieghe dell’anima, esaltandone non solo i sogni, ma, soprattutto, le illusioni, le paure e la disperazione. Nel rispettare le dure regole del gioco e nell’inseguire con cieca ostinazione la vittoria, la competizione si farà cattiva e scorretta e la compassione e l’empatia giungeranno troppo tardi a risvegliare le coscienze.

A dare volto e corpo alle passioni e ai drammi in gioco un bellissimo cast di attori/ballerini, Donato Altomare, Brian Boccuni, Cipriani Alberta, Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini, Viviana Simone, che non solo danno prova di grandissima resistenza e abilità nella danza, ma anche sfoggiano un’espressività altamente rappresentativa.

Enorme il carico fisico a cui certo sono abituati e chiamati per professione, ma anche molto impegnativa la prova dal punto di vista interpretativo soprattutto in alcune scene fortemente emotive che sottolineano passaggi fondamentali, ma che a tratti richiedono maggiore coerenza e immediatezza.

Eccellente prova per Sara Valerio, unica del gruppo dei ballerini a recitare, nei panni di Gloria, dal cui punto di vista viene raccontata la storia. Sara attraversa con trasporto, passione e dolore gli accenti del proprio personaggio in un’interpretazione davvero coinvolgente e toccante.

Buona prova per Giuseppe Zeno da cui ci si sarebbe aspettata però un’interpretazione ricca di maggiori sfumature nella quale marcasse maggiormente l’evoluzione dei tratti del proprio personaggio.

Fondamentale e bellissima la musica in questo spettacolo eseguita dal vivo dai cinque bravissimi elementi della band Piji Electroswing Project. Musica e canzoni in stile swing, elettro-swing e jazz manouche composte appositamente per lo spettacolo da Piji, che, insieme alle coreografie di Manuel Micheli si fanno drammaturgia.

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Non si uccidono così anche i cavalli?

Traduzione Giorgio Mariuzzo

Adattamento Giancarlo Fares

Tratto dall’omonimo romanzo di Horace McCoy

Regia Giancarlo Fares

Con Giuseppe Zeno, Sara Valerio, Donato Altomare, Brian Boccuni, Cipriani Alberta, Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini, Viviana Simone

Coreografie Manuel Micheli

Con la partecipazione live del Piji Electroswing Project

PIJI- voce, chitarra Gian Piero Lo Piccolo – clarinetto Egidio Marchitellli – elettronica & chitarra Francesco Saverio Capo – basso Andy Bartolucci – batteria

Canzoni originali Piji

Scene Fabiana Di Marco

Costumi Francesca Grossi

Disegno luci

Anna Maria Baldini

 

Si ringrazia l’ufficio stampa di Silvia Signorelli

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