Re Lear

Regia di Daniele Salvo

traduzione di Emilio Tadini

Prodotto da Politeama Srl

In scena fino al 2 agosto 2015 al Silvano Toti Globe Theatre, Re Lear è frutto di un percorso sperimentale all’interno di un laboratorio e di un progetto low budget rivolto a giovani artisti (eccezion fatta per i ruoli dei due protagonisti principali interpretati dagli eccezionali Graziano Piazza e Francesco Biscione) che si è dimostrato uno straordinario lavoro di altissimo livello.

Re Lear è un’acuta e drammatica riflessione sul Potere e sui suoi terrificanti effetti sulla mente umana.

Lear è un leggendario sovrano della Britannia che, prossimo alla vecchiaia, decide di dividere il proprio regno tra le sue figlie e i loro mariti, pur volendo mantenere la propria autorità.

Prima di assegnare ad ogni figlia parte del proprio regno, chiede ad ognuna di esse di dimostrargli a parole il proprio amore e la propria devozione.

Le figlie maggiori, Goneril e Regan, aduleranno il padre in maniera eccessiva e palesemente forzata ottenendo, però, ciò che desiderano da tempo.

Cordelia, invece, la figlia minore e la preferita da Re Lear, non si piegherà alla falsa adulazione, dimostrando il giusto amore, rispetto e devozione nei confronti del padre sovrano, ma questo non sarà sufficiente a Lear che si sentirà tradito e umiliato proprio dalla figlia favorita e deciderà di allontanarla disconoscendola e lasciandola priva di ricchezze.

Da quel momento la vita e la mente di Lear saranno sconvolte: le sue figlie tireranno fuori la loro vera natura privando il padre di quella autorità regale che avrebbe voluto trattenere per sé, ma, soprattutto, negandogli quell’amore di cui ora, in vecchiaia, aveva bisogno.

Re Lear è una tragedia corale di grandissimo impatto emotivo: ogni personaggio ha la propria storia e il proprio dramma, che, unito a quello degli altri, compartecipa alla creazione della storia e al substrato della tragedia.

E’ anche una tragedia globale: non è, infatti, identificabile come tragedia di un singolo elemento, ma in essa sono affrontati diversi temi.

Re Lear non è solo una riflessione sul potere e la politica, ma anche sulla famiglia, sulle relazioni sociali e quelle amicali; un’analisi dei moti interiori dell’animo umano che portano l’uomo ad amare, odiare, rispettare, combattere e tradire; non è nemmeno solo la tragedia della pazzia.

La regia di Daniele Salvo, asciutta e pulita, punta l’attenzione più al mondo interiore dei personaggi che ai fatti raccontati, dando risalto alla parola e al dramma personale di ciascun personaggio.

A questo scopo la scenografia è ridotta all’essenziale, eliminando quanto più possibile elementi decorativi o ridondanti.

L’avvenimento storico si esprime e amplifica nelle emozioni che lo hanno generato e nelle reazioni che ha causato puntando moltissimo su un’emotività fortissima, genuina e primitiva.

A completare il linguaggio scenico e metaforico la predominanza degli elementi naturali: pioggia, tuoni e lampi danno voce ed enfasi alle emozioni dei tormentati personaggi, fino a creare una prosecuzione tra le lotte interne all’animo umano e la violenza inarrestabile degli elementi naturali. Anche l’uso del buio, delle luci soffuse, puntate in determinate zone e i suoni forti e cupi riflettono un mondo interiore sconvolto da terribili passioni.

E’ in questo contesto che si inserisce la pazzia di Re Lear: violento, iracondo, despota prima, stordito, confuso, debole, folle, disperato e delirante dopo.

Il re potente, padrone e padre severo diventa un figlio bisognoso di attenzioni e cure amorose, una creatura fragile e impaurita che ha bisogno di essere amato e protetto.

Graziano Piazza è immenso, strepitoso nell’interpretare Lear, le sue sfumature e il suo carattere violento, brutale e poi la sua disperazione assoluta nella consapevolezza di essere stato tradito dalle proprie figlie e la follia annichilente che gli fa perdere temporaneamente ogni contatto con la realtà.

Graziano riesce a rappresentare con incredibile immediatezza e impressionante realismo i vari passaggi emotivi del suo personaggio; fisicità e voce sono da lui continuamente dominati a piacimento e mutano al bisogno.

C’ è da sottolineare che Re Lear è un personaggio altamente complesso proprio perché articolato in mille sfaccettature diverse e contrastanti: despota spietato, ma anche uomo che ha perduto se stesso; padre padrone, ma anche figlio abbandonato.

Sarà forse per questa sua complessità che è uno dei personaggi che tutti gli attori vorrebbero interpretare arrivati all’apice della propria carriera: Graziano ci è arrivato molto prima, non da vecchio e non oggi, ma ancora prima.

Solo questo sarebbe sufficiente a definirne l’eccezionale bravura.

Sempre a fianco di Re Lear, suo continuo sostegno e unico punto di riferimento che gli resta, è Fool, magistralmente interpretato da Selene Gandini.

Fool non è solo il buffone di corte, ma molto di più. E’ la verità quando tutti mentono, è la voce della coscienza, è un compagno di vita fedele ed obbediente che ha, però, una propria autonomia.

Fool, infatti, viene rappresentato a tutti gli effetti come un personaggio vero e proprio, allo stesso tempo giocoso, ironico, malinconico, saggio e infantile.

Selene è strepitosa! Il suo Fool è sempre in movimento e cambia espressione continuamente; la battuta arriva sempre puntuale e precisa. Ogni parola è accompagnata, sostenuta e rappresentata da un gesto, una movenza, un atteggiamento buffo, triste o ironico a seconda dell’occorrenza.

Come molte altre opere di Shakespeare, Re Lear è un dramma a doppio intreccio: vengono raccontate due storie, una principale e l’altra secondaria, che si accavallano e si intrecciano sostenendosi l’un l’altra.

Nel secondo dramma raccontato, troviamo Gloucester, interpretato dall’intenso Francesco Biscione.

Gloucester è una sorta di doppio di Lear: anch’egli ripudia il figlio sbagliato perché vittima di una congiura. Il suo non riuscire a vedere la verità sarà la sua condanna e la sua punizione: verrà infatti realmente accecato.

La cecità reale di Gloucester richiama la cecità del cuore di Lear, la sua incapacità di vedere le cose per quello che sono realmente.

Anche Francesco è incredibilmente realistico nel suo passo lento e stanco, nel suo dolore lacerante, straziato nelle carni e nel cuore.

Ivan Alovisio è Edmund, il figlio illegittimo di Gloucester che vuole conquistare ciò che teme non possa spettargli di diritto.

Ivan costruisce un personaggio negativo bellissimo e psicologicamente affascinante, tanto che per un attimo sono stato tentato di stare dalla sua parte. Edmund cova rabbia e risentimento, sentimenti che si stratificano nel suo cuore insieme alla enorme avidità e lussuria; ma non è solo sete di potere e denaro a muoverlo. Edmund è abitato da perversioni mentali incredibili, il suo stato psicologico è pieno di angoli bui.

Così Ivan regala se stesso, la sua voce, i suoi occhi, le mani, la bocca, i suoi gesti e spasmi ad un uomo disturbato, ma lucido nel suo complesso e geniale disegno di vendetta, dimostrando di aver lavorato anche sulla psicologia del personaggio, non solo sui sentimenti di odio e di rivalsa.

Bravissime e diaboliche Marcella Favilla e Silvia Pietta, rispettivamente Goneril e Regan, le figlie di Re Lear prima complici tra loro e poi spietate rivali: donne forti, energiche, mosse dall’avidità.

La giovane, dolce e brava Mimosa Campironi, invece, è Cordelia, la figlia minore d Re Lear.

Incredibile bravura e carica interpretativa dimostrano tutti quanti gli altri protagonisti.

Marco Bonadei è il Duca di Cornovaglia e marito di Regan: duro, irreprensibile, cinico e crudele, fa pensare ad un comandante della Feldgendarmerie.

Simone Ciampi è il Duca di Albany, marito di Goneril, gentile e un po’ molle, si rivolterà con grinta e coraggio contro la moglie fedifraga e crudele verso la fine della tragedia.

Pasquale Di Filippo è un magnifico Edgar: il suo personaggio passa da una vita agiata e spensierata a vittima di una congiura crudele da parte del fratello fino alla caduta in disgrazia attraverso una serie incredibile di sfumature diverse e sempre più cupe, in un crescendo emozionale molto intenso.

Elio D’Alessandro è il Conte di Kent, sempre fedele a Re Lear viene esiliato da questi per aver preso le difese di Cordelia, ma continuerà a servire il suo Re nascondendosi sotto un’alta identità. Anche Elio è bravissimo nel tratteggiare il proprio personaggio negli atteggiamenti che lo caratterizzano.

Giuliano Scarpinato è Oswald, il servo di Goneril, cattivo e un po’ mellifluo.

Il Re Lear di Daniele Salvo è uno spettacolo intenso e coinvolgente, ricco di toni e di ritmo; un allestimento che mette in risalto il valore della tragedia come rappresentazione della condizione umana enfatizzando senza ridondanza i pericoli nascosti nella brama di potere, la mutevolezza di certi amori e la difficoltà del cambio generazionale che sfocia spesso in dissidi drammatici.

Ogni volta continua a stupirmi l’attualità dei testi shakespeariani che parlano all’uomo di oggi con la stessa forza e verità di ieri. Temi grandi e tragici che conservano la loro verità e drammaticità immutati nel tempo.

Si potrebbero dire altre mille cose su questo bellissimo ed emozionante allestimento, commentare ed elogiare scelte stilistiche, gesti e azioni. Molto dipende anche da quanto siamo disposti a farci toccare da una storia, a farci penetrare e sconvolgere.

Per esempio, pur trattandosi, come già detto, della tragedia dei padri che non conoscono i loro figli e non riconoscono le loro adulazioni, io l’ho vissuto da figlio di un padre anziano e malato e mi ha portato a riflettere sul rapporto coi genitori anziani, quando sono loro ad avere bisogno di aiuto e regrediscono dal ruolo di genitori a quello di figli. L’intensità dei protagonisti è stata tale che è stato doloroso assistere alle scene di disprezzo e odio dei figli nei confronti dei padri e vedere uomini un tempo forti, temuti e stimati, diventare deboli, vecchi e inutili.

Allora, il Duca di Albany, nel finale, 400 anni dopo, parla anche a me quando dice: “Tocca a noi sopportare, rassegnati, il peso di questo tempo funesto: e dire quello che sentiamo non quello che dovremmo. Il piú vecchio di noi è quello che ha sopportato di piú. Noi non vedremo né vivremo cosí a lungo”.

Questo è Shakespeare, questo è il Teatro e il Re Lear di Daniele Salvo è un capolavoro che arricchisce la stagione teatrale del Globe confermandolo una delle realtà più importanti della Capitale e non solo.

 

Interpreti

(in ordine alfabetico)

EDMUND, IVAN ALOVISIO

GLOUCESTER, FRANCESCO BISCIONE

IL DUCA DI CORNOVAGLIA, MARCO BONADEI

CORDELIA, MIMOSA CAMPIRONI

DUCA DI ALBANY, SIMONE CIAMPI

PRIMO CAVALIERE – UN SERVO, CLIO CIPOLLETTA

CONTE DI KENT, ELIO D’ ALESSANDRO

EDGAR, PASQUALE DI FILIPPO

GONERIL, MARCELLA FAVILLA

RE DI FRANCIA – MEDICO, ALESSIO GENCHI

CAPITANO – CAVALIERE, FRANCESCA MÀRIA

FOOL, SELENE GANDINI

KING LEAR, GRAZIANO PIAZZA

REGAN, SILVIA PIETTA

DUCA DI BORGOGNA – CURAN, TOMMASO RAMENGHI

OSWALD, GIULIANO SCARPINATO

FIGURANTI : FRANCESCO BRUNORI, RUGGERO CECCHI, NICOLA DE SANTIS, GIUSEPPE DE SIATO, PIERO GRANT, ROCCO MARIA FRANCO, FRANCESCO SILELLA

SCENE E COSTUMI

Silvia Aymonino

assistente ai costumi Vera Pierantoni Giua

MUSICHE

Marco Podda

DISEGNO LUCI

Umile Vainieri

PROGETTO FONICO

Franco Patimo

IMMAGINI VIDEO

Indyca

COLLABORATORE AI MOVIMENTI

Antonio Bertusi

ASSISTENTE ALLA REGIA

Alessandro Gorgoni

COACH ATTORI

Melania Giglio

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