Rapunzel – Il Musical

Regia di Maurizio Colombi

Una favola classica in versione moderna, un po’ cartone animato, un po’ fumetto, Rapunzel stupisce!

Nonostante qualche difficoltà iniziale, la prima è stata un grandissimo successo di pubblico e critica!

Breve sinossi: Rapunzel è una bambina che all’età di un anno viene portata via ai genitori, il re e la regina, da madre Gothel, sorella della regina, per punire quest’ultima a causa di antichi rancori. La ragazza vivrà fino all’età di 18 anni segregata in un’alta torre inaccessibile; l’unico modo per entrare e uscire dalla torre sono i suoi lunghi capelli magici dalle proprietà curative. Poi, un giorno, arriva un ladro scanzonato che la porta via dalla torre e comincia l’avventura…

Rapunzel è un musical bello e divertente.

Ricorda molto la comicità delle scenette che Lorella faceva con Marco Columbro ai tempi della loro Buona Domenica: una comicità molto garbata, con un linguaggio semplice, diretto, pulito che strappa sane risate rimanendo sempre attuale. Sì, perché Rapunzel è anche una rappresentazione attuale con riferimenti a personaggi dell’immaginario collettivo comune moderno e l’utilizzo di un linguaggio contemporaneo; un modo efficace per avvicinare un pubblico di tutte le età.

Rapunzel è uno spettacolo per bambini e per sognatori, per chi crede che tutto può cambiare, che, se vogliamo veramente qualcosa, questa accade; il leitmotiv di tutto il musical, infatti è “Immagina, tu puoi”.

Ok, all’inizio suona già sentito, però, poi, la sceneggiatura è talmente ben curata da far dimenticare il riferimento già altrove utilizzato e da personalizzarlo e renderlo perfettamente fruibile dallo spettatore.

Un altro simpatico espediente è l’inserimento nello spettacolo di proiezioni in stile cartone animato: i protagonisti sono disegnati come fossero fumetti e le scene in movimento vengono inserite nei momenti in cui si deve dare l’idea del tempo che passa o di fughe e spostamenti.

C’è un altro bel momento all’interno spettacolo, ma non voglio svelarlo…dirò solo che gli spettatori entreranno in qualche modo a far parte di una scena.

Le musiche originali di Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari coi testi di Maurizio Colombi, Giulio Nannini e Federico Del Vecchio sono bellissime: trascinanti, piene di ritmo, di quelle musiche che mettono voglia di ballare e i testi funzionano molto bene. Non ci sono ovvietà o rime facili. Le canzoni non accompagnano le scene, ma le raccontano.

Belli i costumi di Francesca Grossi, soprattutto quelli di Madre “Go to hell”.

Efficace la regia di Maurizio Colombi.

Gli interpreti sono tutti molto bravi.

Lorella Cuccarini, che torna al musical (finalmente) dopo tanti anni, conferma il suo talento e la sua attitudine per lo spettacolo a 360°. Sempre bellissima, fasciata dai seducenti abiti di Madre Gothel con spacchi che mettono in risalto le sue lunghe e affusolate gambe, nonostante l’evidente e comprensibile emozione della prima, è padrona del palco senza, però, rubare la scena a nessuno.

La sua Madre Gothel, per quanto all’inizio cerchi di essere cattiva non può fare a meno di risultare ironica e simpatica, prendendo, a volte, in giro se stessa.

Lorella supera a pieni voti l’ennesima prova di attrice e cantante dal vivo (anche se non ne avevo mai dubitato): il personaggio di Madre Gothel sembra cucito su di lei, segue esattamente le sue corde e dà risalto alle sue capacità interpretative; e se questo non fosse vero, se cioè il personaggio non fosse stato adattato su di lei, allora doppio plauso per la sua bravura e capacità di entrare nel personaggio disegnato e averlo fatto proprio.

Alessandra Ferrari è una strepitosa, simpatica, irriverente e caparbia Rapunzel: pur interpretando un personaggio fiabesco, una fanciulla alla scoperta di un mondo completamente nuovo, tira fuori la sua voce forte, potente, chiara e cristallina che la caratterizza.

Giulio Corso è, per me, una rivelazione nel musical: bello è bello, ma anche bravo. Sciolto sul palco, interpreta un Phil scanzonato, brigante gentiluomo, simpatico e, fondamentalmente, buono. E poi canta e canta bene; la sua voce mi è piaciuta davvero molto e insieme ad Alessandra crea una bellissima armonia.

Da citare Goffredo Maria Bruno nel doppio ruolo di re e brigante e Barbara di Bartolo in quelli di regina e locandiera; più brillanti nei ruoli di brigante e locandiera per ovvi motivi di sceneggiatura, perché trattasi di personaggi che consentono la possibilità di giocare di più rispetto ai ruoli regali più austeri. Applauso a loro.

Enormi complimenti vanno fatti a tutto l’ensemble; un gruppo di personaggi diversi per caratteristiche fisiche e vocali che si muove fluidamente su quel palco rendendo tutto magico e divertente.

Le coreografie di Rita Pivano, belle, fresche e trascinanti sono assegnate a loro.

Da sostenitore di Lorella, posso dire che avrei voluto vederla ballare un po’ di più, perché so che può farlo tranquillamente, ma da spettatore attento e critico so anche che non sarebbe stato opportuno per il taglio che è stato voluto dare allo spettacolo.

Esilaranti e bravissime Rosa e Spina, rispettivamente Alessandra Ruina e Martina Gabbrielli, che interpretano anche i ruoli di nutrice e popolana.

Simpaticissimo Maurizio Semeraro nei panni del brigante Polifemo e in quelli del buffo cortigiano.

Di seguito gli altri membri del cast: Lorenzo Grilli è il brigante Igor e anche il cantastorie; Donato Altomare è il brigante Milord e il fantastico, divertente ed eclettico Segugio che parla una lingua tutta sua di base latina; Ezio Domenico Ferraro è il brigante (un po’ stupido) Gamba di Legno e una guardia reale; Alfonso Capalbo è brigante, guardia e druido; Giovanni Mocchi è il capitano, ma anche un brigante; Filippo Grande, brigante e guardia reale; Maria Chiara Centorami, cortigiana e guardia; Vanessa Innocenti è Rapunzel bambina e popolana; Eleonora Peluso è una popolana.

In conclusione Rapunzel è un bel musical, che cattura, prende e trascina; molto adatto ad un pubblico di bambini che, infatti, hanno seguito tutto lo spettacolo con attenzione e ne sono rimasti molto divertiti e affascinati.

Dimenticavo: non perdetevi il rap finale! Il Rap di Rap –unzel!

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