peng

Peng

Teatro Vascello 

29 settembre 2021

Peng, commedia grottesca del drammaturgo tedesco Marius Von Mayenburg, è un testo crudo, brutale, politicamente scorretto che disegna un’atroce metafora politica e sociale dei nostri giorni.

Scritto nel 2017 per la Schaubühne di Berlino all’indomani dell’elezione di Donald J. Trump negli Stati Uniti d’America, il testo è costruito, per una enorme parte, sui tweet dello stesso Trump.

Peng (Fausto Cabra) è un feto prossimo a venire alla luce: nascosto nell’utero materno, protetto dalla sacca amniotica, sente delle voci provenire da fuori, quelle dei genitori e della televisione sempre accesa, ascoltando il tempo battere come un cuore.

Peng ha il destino segnato: quell’utero, caldo e accogliente, sta nutrendo una bestia che si macchia, ancora prima di venire al mondo, di un atroce delitto, strangolando la sorella che è lì con lui:

un femminicidio precoce premonitore di molte altre tragedie

Lo spettatore è scaraventato nei primi 4 anni di vita di Peng con la sua famiglia, in un percorso tremendo che è un’analisi feroce, lucida e cruda del nostro mondo e della nostra società. 

Dominik (Gianluigi Fogacci), Vittoria (Sara Borsarelli) e Peng rappresentano un microcosmo nel quale sono inclusi tutti i mali del mondo e in cui si rispecchia la tracotanza dell’uomo.

La vita borghese apparentemente perfetta dei due genitori viene sconvolta e trafitta visceralmente dal loro figlio, carne della loro carne, sangue del loro sangue.

La famiglia “felice”, organizzata, programmata, efficiente, che ha fatto dell’inclusione e dell’accoglienza la propria bandiera, che si nutre solo di cibi biologici a impatto zero, ha nutrito in sé e dato alla luce

un mostro, che ogni giorno sbatte loro in faccia l’ipocrisia della propria vita.

Peng, questo bambino precoce, arrabbiato, violento, pericoloso, prepotente, crudele e viziato rivolgerà tutto se stesso e la propria ferocia contro le donne in difesa della propria posizione di maschio dominatore, aspirante futuro leader delle masse.

Di fronte alle sue sconvolgenti azioni e ai suoi dettami dittatoriali, i genitori porranno sempre scuse e giustificazioni, cercando flebilmente di arginare l’”esuberanza” del bambino, in realtà incapaci di ammettere il proprio fallimento come genitori e come esseri umani.

Ciechi di fronte al male che il figlio rappresenta e che è lo specchio della loro più intima condizione.

Nonostante la preponderante presenza del tema della violenza sulle donne, vengono passati sotto la lente d’ingrandimento con incredibile e disarmante lucidità i mali del nostro mondo e della nostra società attraverso scene di vita comune esasperate e portate oltre i limiti della tragedia.  

Ad essere sotto accusa sono la prepotenza umana, il maschilismo imperante, la presupponenza, l’ego smisurato e autoreferenziale dell’uomo occidentale, la smania di potere.

Peng, non è solo un viaggio intimo nella bestialità delle relazioni familiari, ma un richiamo assordante all’universalismo dei tanti temi trattati, uno squarcio nella cecità collettiva di una massa governata dai mass media.

Infatti, gli anni di vita di Peng con la sua famiglia vengono ripresi costantemente, sette giorni su sette, 24 ore su 24, da un giornalista d’assalto, Tommaso Carlotto (Giuseppe Sartori), un reporter cinico che si serve della voglia di apparire degli altri per nutrire la curiosità morbosa di tutti, alimentando un sensazionalismo esasperato attraverso il quale ognuno possa vivere la vita degli altri per non pensare alla propria.

Lo spettacolo ha un linguaggio forte e pungente e una capacità sconcertante di esprimersi con ironia e sarcasmo senza per questo essere divertente. 

Anzi, in quei momenti in cui si è portati a ridere, si serra la bocca vergognandosi di quell’impulso a sorridere. perché non ci può essere divertimento nell’umiliazione dell’altro, non si può sorridere dell’annientamento dell’essere umano e della sua dignità.

Il male è male sempre; non ci sono giustificazioni per il male.

Peng è il mostro; compie il male, ma i genitori non lo fermano. 

Peng è la merda della famiglia borghese e perbenista che nasconde la propria natura a se stessa e agli altri

Finito un ciclo, ci sarà sempre un altro Peng pronto a rinascere, un’altra volta, e ancora, fino a che la società si nutrirà di merda.

Tra i bravissimi attori in scena, oltre ai già citati Fausto Cabra, Gianlugi Fogacci, Sara Borsarelli, e Giuseppe Sartori anche Anna C. Colombo e Francesco Giordano che interpretano ognuno più ruoli.

Nessuno di loro risparmia energie, correndo da una parte all’altra del palco, afferrandosi e scontrandosi come in un lungo incontro di lotta libera in cui uomo e donna, orgoglio e umiliazione si affrontano.

Perennemente in contrasto, in lotta, utilizzano ogni strumento attoriale per rappresentare il proprio personaggio, forti di un’espressività diversa per ognuno e fortemente caratterizzante e di una fisicità messa al servizio del personaggio.

Il palcoscenico viene usato nella sua totalità; gli oggetti di scena, di cui si servono continuamente, entrano ed escono trascinati dagli attori, mentre mano a mano il palco si sporca dalla sozzura del mondo.

C’è grande attenzione al segno, al particolare e al dettaglio: ogni elemento è funzionale e richiama ad altro.

Lo spettacolo è pieno di suggestioni e riferimenti concreti alla decadenza morale dei nostri tempi ed inserito in una sorta di reality teatrale.

Solo un consiglio: pulire e asciugare alcune dinamiche perché anche la confusione e il caos a teatro devono avere un ordinamento interno e strutturato se non si vuole che lo spettatore perda la concentrazione, bensì resti attaccato alla scena.

Da citare, in chiusura, gli interventi in video di Manuela Kustermann, direttrice artistica del Teatro Vascello qui nelle vesti di se stessa, ma anche conduttrice di televendite.

PRIMA NAZIONALE

PENG di Marius Von Mayenburg

traduzione CleliaNotarbartolo

con Fausto Cabra, Gianluigi Fogacci, Sara Borsarelli, Giuseppe Sartori, 

Anna C. Colombo, Francesco Giordano

e con la partecipazione di Manuela Kustermann

scene e disegno luci Marco Giusti

scenografa collaboratrice Alessandra Solimene
video Paride Donatelli
suono Dario Felli
realizzazione scene Danilo Rosati

costumi a cura di Francesco Esposito

aiuto regia Paolo Costantini

assistente alla regia volontario Luca Nencetti

regiaGiacomo Bisordi

produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
con il contributo di NuovoImaie

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