Recensione di Carlo Tomeo
È giunto in prima nazionale al Teatro Libero di Milano la pièce di uno dei più accreditati autori spagnoli del momento, reduce dal debutto che ha ottenuto gran successo nel proprio Paese e in Argentina: Antonio Alamo.
Il tema dominante sembra essere costituito dalla demenza senile che colpisce Carmen, una vedova che vive sola nel suo appartamento, e che l’unica sua figlia, che abita altrove con il marito, vorrebbe condurre in una casa di riposo, nonostante la donna sia recalcitrante e desiderosa di non lasciare la propria abitazione, dove ha vissuto dal giorno lontano del matrimonio.
In realtà c’è un tema inedito, più sottile che costituisce la vera ossatura dell’opera: l’impossibilità di comunicazione tra specie umana e specie animale, rappresentate da due elementi che sono all’estremo fra di loro: la specie umana è costituita dalla donna affetta da demenza senile che può richiamare, per come si manifesta la malattia, una forma di follia, mentre l’altra specie è rappresentata nella sua forma limite: quella di un insetto, nella fattispecie due scarafaggi sopravvissuti a una disinfestazione. Si scopre a un certo punto che entrambe le specie hanno un loro linguaggio e ciascuna di esse si ritiene più intelligente dell’altra. Così i due scarafaggi, che vestono con abiti di un colore rosso-marrone, simile a una tipologia dell’insetto che rappresentano, (la più anziana, a mó di corazza, indossa anche un mantello più scuro), osservano tutto un loro rituale e hanno assunto abitudini per sopravvivere all’uomo ritenuto un essere non intelligente e destinato, alla fine dei tempi, a soccombere per primo.
Due tipologie di esseri viventi, scelti non a caso tra i reietti dalla società, la prima perché è giunta a un livello di sragionamento e quindi di una “sana” comunicazione, la seconda perché è portatore di repulsione oltre che di malattie. Eppure queste due tipologie, umana e animale, riescono a comunicare, tanto che l’anziana donna rivela alla figlia incredula, venuta lì per portarla via, che lei riesce a sentire parlare i due insetti, anche se non ne comprende la lingua. Lo stesso accade a questi ultimi che sentono la voce della donna che parla con loro pur non comprendendone il modo di interloquire
L’andamento della pièce ha un tono tra il grottesco e il surreale e le varie azioni che le quattro bravi attrici compiono conducono facilmente al riso degli spettatori che ha un gusto agro-dolce con un sottofondo di amaro. L’umanizzazione degli insetti di chiara derivazione del teatro dell’assurdo, forma teatrale congeniale all’autore, a un certo punto dello spettacolo porta avanti un discorso molto più ampio che abbraccia questioni ancora aperte della società odierna: il rapporto tra gli esseri umani che si affievolisce o degenera nel momento in cui uno dei due incappa in una malattia degenerativa è un esempio, così come lo è il genere di rapporto che può nascere tra esseri umani che vivono allo sbando e che in questo caso sono rappresentati paradossalmente da una demente e due insetti che nella normalità destano solo repulsione e vanno eliminati.
Tutta la pièce si svolge in varie azioni e colloqui: da una parte quelli tra madre e figlia, dall’altra quelli dei due scarafaggi, che pure parlano in italiano ma che, nel momento in cui devono interloquire con la donna anziana si esprimono logicamente in due lingue diverse, l’una umana parlata dagli scarafaggi e che il pubblico comprende e l’altra animale che è usata dalla donna e che è fatta di dittonghi e vocoidi incomprensibili.
La musica di Rossella Spinosa, composta appositamente per l’occasione, arricchisce notevolmente lo svolgersi delle azioni che avvengono sulla scena adattandosi all’umore della stessa e alle azioni che avvengono e che sono ora comiche ora drammatiche. Nel momento in cui si spengono le luci che, alla loro riaccensione, determinano una nuova azione, la musica ne definisce il colore che va dai toni drammatici ad altri più soffusi. Musica veramente indispensabile per questo tipo di rappresentazione che la regia di Tiziana Bergamaschi ha saputo cogliere alla perfezione.
Una curiosità scenografica è rappresentata sotto il proscenio da manichini vestiti con abiti sdruciti e che sembravano degli esseri umani morti: erano gli scarafaggi rimasti vittime della precedente disinfestazione.
Lo spettacolo è stato accolto con ovazioni dal folto pubblico presente che non ha lesinato numerose chiamate durate una decina di minuti.
L’autore incontrerà il pubblico in teatro la sera del 1° e 2 dicembre
Passi
di Antonio Alamo
regia Tiziana Bergamaschi
con (in o.a.) Valentina Ferrari, Marisa Miritello, Elisabetta Torlasco, Greta Zamparini
Musiche Rossella Spinosa
Scenografie Roberta Bongini
produzione Teatro dell’Allodola
Prima nazionale
Premio Migliore spettacolo e Migliore Drammaturgia
Si ringrazia Simona Griggio dell’ufficio stampa
in scena al Teatro Libero fino all’12 dicembre.
Eccellente recensione per questo spettacolo interessantissimo. Complimenti, sig. Tomeo.