Il Giardino delle Esperidi Festival 2024
XX edizione
Il Giardino delle Esperidi è un festival di performing art nel paesaggio organizzato da Campsirago Residenza con la direzione artistica di Michele Losi, giunto alla sua ventesima edizione e andato in scena dal 21 al 30 giugno 2024.
Un festival itinerante e diffuso che, abbracciando teatro, musica, danza, poesia, ha animato i borghi e i sentieri del Monte di Brianza attraversando i comuni di Colle Brianza, Ello, Olgiate Molgora, Olginate, Sirtori e Valgreghentino e, ancora, il Parco del Monte Barro (Galbiate) e il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (LC).
Il tema di quest’anno è stato il cammino, segnando un ritorno alle origini contraddistinto da una maggiore consapevolezza.
Nato come teatro nella natura, sviluppatosi come teatro nel paesaggio, Il Giardino delle Esperidi Festival si è arricchito negli anni di esperienze immersive che lo hanno portato ad analizzare e approfondire il tema del cammino sotto molteplici sfaccettature, riuscendo a contemperare teatro, natura e nuove tecnologie in un’ottica in cui lo strumento non soffoca mai i contenuti poetici.
Quella di quest’anno è stata un’edizione davvero “in cammino”, che ha portato il pubblico ad attraversare a piedi paesaggi naturali e urbani, scoprendo o riscoprendo attraverso l’arte un territorio ancora incontaminato.
Teatro e performance in cammino nella natura della Brianza lecchese: cammino come percorso sempre in divenire; cammino come preludio al rituale, che sarà probabilmente il tema dell’anno prossimo.
Proprio dedicata al tema del camminare è la nuova performance itinerante di Campsirago Residenza che è andata in scena al festival in quattro luoghi differenti e in due diverse versioni per gli spazi urbani e per quelli naturali: Just Walking Urban Spaces e Just Walking get forested, sono delle riflessioni in cammino attraverso gli stimoli di grandi scrittori che hanno tracciato vie filosofiche, poetiche e letterarie del camminare.
Just Walking è una vera e propria immersione nel paesaggio e in se stessi; un’indagine, una riflessione sulle forme del cammino; un percorso site specific all’insegna della riappropriazione dello spazio pubblico, naturale e urbano.
Camminare consente di perdersi nei ricordi. Camminare chiede ogni volta di riorientarsi, orientarsi di nuovo.
La camminata è il ritmo volontario che più si avvicina ai ritmi involontari quali il respiro e il battito cardiaco. Camminare significa riappropriarsi degli spazi urbani e paesaggistici; camminare ci permette di riappropriarci di noi stessi, della nostra città e di perderci in essa. Camminando il pensiero vaga. è libero di poter andare dove vuole.
Il Giardino delle Esperidi Festival 2024 in otto giorni ha proposto 16 titoli per un totale di oltre 30 repliche che spaziano dal teatro immersivo nel paesaggio, alla danza e alle nuove tecnologie, alla prosa, alla performing art sperimentale, ma anche banchetti partecipativi e teatro per le nuove generazioni. Inoltre, nel decennale del suo debutto in Italia, si è scelto di riproporre l’esperienza di Hamlet Private in tutti i comuni del festival.
Quello del 28, 29 e 30 giugno, è stato un lungo e intenso fine settimana trascorso nei colli e nelle valli della Brianza, a stretto contatto con la natura e condividendo tempo, spazi e pasti con le compagnie in scena, con molti operatori teatrali e critici e con il pubblico.
In tre giorni siamo riusciti ad assistere a diversi e importanti spettacoli e a partecipare a performance artistiche nella natura e a cammini negli spazi urbani e nel paesaggio.
Le due proposte che indubbiamente hanno riscontrato il nostro maggior gradimento e interesse per scrittura, drammaturgia, interpretazione e messa in scena sono stati Dialogo con la morte della compagnia Is Mascareddas e Hamelt private di Campsirago Residenza con Anna Fascendini e Giulietta De Bernardi.
La compagnia sarda Is Mascareddas, vincitrice nel 2023 del Premio Speciale UBU, ha portato in scena lo spettacolo Dialogo con la morte, con Antonio Murru e i burattini di Donatella Pau.
La Morte, personaggio storico ed emblematico del teatro di burattini, è impegnata in alcuni lavori domestici e instaura con il pubblico un dialogo sul proprio lavoro, sui sacrifici che comporta e sul rapporto con sua sorella, Vita.
Con ironia, sarcasmo e una certa dose di sfrontatezza, questo spettacolo, scritto da Elisabetta Pau e Marco Sanna e diretto da quest’ultimo, affronta le domande dell’uomo sulla morte.
A proposito della compagnia Is Mascareddas, poi, molto interessante è stato anche l’incontro con Antonio Murru mediato da Walter Porcedda.
Nel decennale del suo debutto in Italia, Hamlet private ha animato tutti i comuni del festival.
Hamlet private è un’esperienza sorprendente, toccante.
Anna Fascendini e Giulietta De Bernardi propongono una performance unica nel suo genere per uno spettatore alla volta: un’esperienza privata e personale alla ricerca dell’Amleto che è dentro di noi.
Attraverso ventidue carte create da loro e diverse per ognuna di loro, Hamlet private conduce lo spettatore in un viaggio dentro se stesso sulle orme di Amleto in un percorso in cui a dover essere affrontati e sciolti saranno i suoi dubbi in una riscrittura personale del dramma shakesperiano.
Colpisce moltissimo il lavoro di analisi intorno alla creazione del mazzo di carte attraverso il quale le due artiste riproducono gli elementi essenziali della drammaturgia di Amleto, ma, soprattutto, sorprendono la sensibilità e l’empatia con cui esse entrano in contatto con lo spettatore, guidandolo in una profonda riflessione su se stesso e su l’Amleto che è in lui.
L’esperienza che più ci ha impegnato fisicamente e mentalmente, è stata quella del cammino, tema centrale, lo si è scritto, di tutto il festival.
Le tre performance in cammino, Just Wallking Urban Spaces, Just Walking Get Forested e Il sentiero delle acque sono quelle che più ci hanno restituito un senso di libertà, ma anche maggiore richiesta di concentrazione.
Camminare senza meta, vagabondare, consente all’individuo di riappropriarsi degli spazi urbani e paesaggistici instaurando un dialogo con se stesso, impegnandosi, così, in una profonda riflessione che richiede una coscienza attiva.
JUST WALKING Urban Spaces è una performance di Michele Losi, con Michele Losi e Stefano Pirovano, le musiche originali di Luca Maria Baldini e Nori Tanaka; testi di Michele Losi con la collaborazione di Sofia Bolognini.
In questa perfomance, camminare diventa un atto politico, in continuità con tutti quegli eventi storici e sociali che hanno utilizzato il camminare come atto di presenza attiva nella società, come pratica collettiva e comunitaria.
Un atto politico che conduce a un mondo meditativo.
Just Walking Get Forested con musiche live di Luca Maria Baldini è, invece, una performance per gli spazi naturali: un percorso che connette il Monte di Brianza al Parco del Monte Barro e al bellissimo e antico eremo di san Michele.
Il sentiero delle acque è un’installazione sonora, drammaturgica, poetica e musicale fruibile da chiunque gratuitamente camminando lungo il sentiero, utilizzando il proprio smartphone semplicemente inquadrando il QR code che incontrerà lungo il percorso.
Un percorso digitale che parte dal borgo di Mondonico (comune di Olgiate Molgora) e, seguendo il sentierone in direzione del San Genesio, arriva quello di Campsirago (comune di Colle Brianza)
Un’opera di land art virtuale dal grande valore naturalistico, per la presenza di vie di acqua e per le sue ricchissime fauna e flora costituite da alcune specie delicate da tutelare proteggere e dall’alto valore storico sia per parte del selciato risalente epoca romanica sia per la presenza di preziose rocce che presentano incisioni rupestri.
L’installazione è stata creata da Michele Losi con le musiche di Luca Maria Baldini, voce narrante Sebastiano Sicurezza, prodotta da Campisirago Residenza ed è un percorso che offre un alto livello riflessione e meditazione.
Attraverso le performance Just Walking Get Forested e Il sentiero delle acque, abbiamo fatto esperienza della pratica filosofica dell’inforestamento.
Inforestarsi significa, secondo Morizot, entrare nella foresta tanto quanto essa si trasferisce in noi. Si tratta di un doppio movimento in cui noi andiamo verso di essa ed essa si muove dentro di noi.
Inforestarsi significa vivere in profondità, succhiare la vita, dimenticare le occupazioni e i pensieri quotidiani e vivere la vita nelle relazioni con le altre persone e gli altri esseri e le cose che ci sono intorno.
Molto interessante il lavoro Il corpo della lotta, progetto di Carlotta Viscovo, con Carlotta Viscovo e Ettore Greco, drammaturgia Angela Dematte’.
Il corpo della lotta è una performance site-specific dello spettacolo teatrale L’estasi della lotta che debutterà in autunno al FIT di Lugano.
Attraverso il rapporto tra Camille Claudel e il suo maestro e amante Auguste Rodin si indaga sul legame tra movimento corporeo e scultura, tra vita e arte.
Il corpo della performer si fa soggetto, ma anche strumento di ispirazione in uno stretto rapporto tra corpo e rappresentazione, ispirazione e creazione, ma anche in un serrato contrasto tra la dimensione personale e il ruolo politico dell’artista, tra l’arte e il mercato.
Una performance intensa e tesa in cui Carlotta Viscovo fa un grande sforzo rappresentativo, ma anche Ettore Greco riempie la scena col suo silenzio e i propri disegni.
Intensa prova fisica e idea suggestiva quella che è alla base dello spettacolo dei Motus, Of The Nightingale I Envy The Fate (Dell’usignolo invidio la sorte), con Stefania Tansini, ideazione e regia Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande.
Il mito di Cassandra, profetessa inascoltata, viene ricondotto alla sfera animale, del selvatico. Il suo lamento, paragonato nell’Orestea dal corifeo al canto dell’usignolo, diventa qui una performance-grido tragica ed esasperata in cui la Tansini profonde tutte le proprie energie nei movimenti del corpo, nel fiato e nella voce.
Interessante la nuova creazione di Maura Di Vietri, prodotta da Fattoria Vittadini, FLUX full experience, presentata in prima regionale.
Un lavoro durato tre anni e confluito in quindici minuti di performance, di cui cinque di realtà virtuale attraverso un visore e dieci di performance dal vivo.
L’idea è quella della ricerca del proprio animale guida attraverso un viaggio visionario in un mondo sotterraneo popolato da animali diversi.
Una volta trovato il proprio animale guida, avviene una fusione tra i due soggetti che porta alla creazione di un ibrido in cui uomo e animale, connettendosi, formano un tutt’uno.
Una performance suggestiva che unisce il virtuale il reale portando lo spettatore ad attraversare i due mondi.
Invita alla riflessione e all’introspezione l’installazione teatrale Arcipelago di Teatro Telaio (tout public).
A cura di Angelo Facchetti e Francesca Franzè, Arcipelago è un’installazione composta da tante piccole tende che celano oggetti e biglietti, piccole metafore esistenziali. Ognuna di queste piccole isole invita alla riflessione e alla elaborazione di emozioni ed esperienze vissute che hanno lasciato un segno dentro lo spettatore.
Guarda, senti, racconta: ogni isola invita alla riflessione, a raccontare un desiderio o a spiegare una motivazione invitando il soggetto a fare un viaggio dentro se stesso.
Il Giardino delle Esperidi Festival è un festival immersivo nella natura e in se stessi.
Da sempre il festival mette al centro della propria riflessione l’uomo come tutt’uno con la natura, perfettamente integrato nell’ambiente in cui vive in un rapporto simbiotico col paesaggio e il mondo naturale che abita.
Ogni spettacolo o installazione, ogni esperienza che viene presentata e vissuta al Giardino delle Esperidi volgono a considerare l’essere umano come parte del tutto in un rapporto paritario con la natura.
Il Festival può essere considerata un’esperienza totalizzante di compenetrazione tra individuo e natura attraverso passaggi preparatori, percorsi di introspezione, momenti di riflessione condivisi e momenti di partecipazione collettiva.
Forte della sue storia ventennale, Il Giardino delle Esperidi Festival è un festival incentrato non sulla successione di singole produzioni autonome tra loro, ma sulla coerenza delle riflessioni e delle relazioni in riferimento a determinati temi.
Quest’anno il tema, abbiamo scritto, è stato il cammino, ritornando ai propositi originali che diedero vita al Festival venti anni fa, ma con un approccio più maturo, strumenti più contemporanei e una consapevolezza più adulta.
L’anno prossimo sembra che il tema sarà il rituale e possiamo solo immaginare quali tipo di esperienze immaginifiche e suggestive, oltre che culturalmente vive e apprezzabili potremo fare.
Nel frattempo Michele Losi, direttore artistico del festival, e il gruppo di Campsirago Residenza sono già in giro tra Italia e Gran Bretagna per festival e cammini, ricerca e incontri, esperienze che certamente, in un modo o nell’altro, confluiranno nel festival dell’anno prossimo.
Foto di copertina di Alvise Crovato