L’attività del critico teatrale parte dall’osservazione e si sviluppa in un dialogo: il critico deve stimolare la riflessione, creare il dubbio.
Egli deve saper separare, scegliere e giudicare contestualizzando lo spettacolo e il percorso creativo, considerando anche quale effetto il lavoro abbia sul pubblico.
Deve operare la ricostruzione di un percorso alla ricerca delle specificità e delle motivazioni degli artisti.
Il critico teatrale è chiamato a presentare nuove istanze, a dare voce al nuovo, se di valore; allo stesso tempo deve denunciare chi si prende gioco del teatro e degli spettatori.
Dopo l’osservazione e l’analisi, il critico deve essere in grado, con la parola, di riportare immagini al lettore e allo spettatore, che dovranno essere in grado di visualizzare quanto egli descrive.
arrangiamenti musicali Alessandro Nidi, Elio Baldi Cantù
luci Eva Bruno
fonica Andrea Mazzucco
costumi Valter Azzini
ideazione scenica e regia GRA&MRAMOR
“Stanno sparando sulla nostra canzone” TEATRO QUIRINO DAL 25 AL 30 APRILE
Siamo in America, nei mitici anni venti. Anni d’oro e ruggenti. I baci e gli abbracci non sono più sconsigliati, l’epidemia di spagnola un lontano ricordo. In ogni pentola, o quasi, frigge quel che passa il convento, ma anche una bella manciata di futuro fresco e incontaminato.
Gli scampati corteggiano le sopravvissute. Le sopravvissute si danno alla pazza gioia e sanno che la speranza è l’ultima a morire.
Siamo in pieno proibizionismo, la malavita prospera e con essa un folto sottobosco di spregiudicati.
Questa l’atmosfera della nostra storia accompagnata dalla contemporaneità di canzoni fra le più note e trascinanti della musica pop e rock.
Protagonista di questa black story, una sensuale e spiritosa Veronica Pivetti, in arte Jenny Talento, fioraia di facciata ma, in realtà, venditrice d’oppio by night, che finisce col cedere alle avances di un giovane e inesperto giocatore di poker, Nino Miseria.
La voglia di risorgere, dopo gli anni della pandemia, soffia sulla passione, e Jenny si lascia trascinare in un mondo perduto fatto di malavita, sesso, amore e gelosia.
Fino a quando il gangster più temuto della città, Micky Malandrino, un visionario dal mitra facile spacciatore di sentimenti e tentazioni, non pretende da lei la restituzione di un vecchio debito contratto dal suo amante.
Dopo qualche resistenza, la donna cede, ma poi ci ripensa trascinandoci all’epilogo, in una resa dei conti salata e non più rinviabile, con un finale in crescendo decisamente esplosivo.
Uno spettacolo incalzante dalle atmosfere retrò, travolte e stravolte da un allestimento urban, spolverato dai fumi colorati delle strade di Manhattan, da occhiali scuri, mitra, calze a rete, scintille e canzoni. E dalla travolgente esuberanza di un mondo risorto alla vita.
SELEZIONATI I 4 PROGETTI VINCITORI DELLA QUARTA EDIZIONE DEL BANDO DELLE RESIDENZE DIGITALI
MARA OSCAR CASSIANI
MALTE & Collettivo ØNAR
MARTIN ROMEO
SIMONE VERDUCI / ARIELLA VIDACH
54 LE PROPOSTE ARTISTICHE PERVENUTE
AL VIA IL PROCESSO CREATIVO DI RESIDENZA CHE PER 7 MESI VEDRÀ GLI ARTISTI AFFIANCATI DAI PARTNER E DALLE TUTOR DI PROGETTO
I PROGETTI VINCITORI DEL BANDO 2023 DELLE RESIDENZE DIGITALI / MARA OSCAR CASSIANI, MALTE & COLLETTIVO ONAR, MARTIN ROMEO, SIMONE VERDUCI E ARIELLA VIDACH
Sono stati selezionati i 4 progetti vincitori della quarta edizione del bando delle residenze digitali, un progetto ideato e promosso dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale), l’Associazione ZONA K di Milano, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, a cui si aggiungono quest’anno altre due realtà: C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La Mama Umbria Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e la FondazioneTeatro Comunale Città di Vicenza.
I progetti selezionati sono: Il Teatropostaggio da un Milione di Dollari di MALTE & Collettivo ØNAR, Ai Love, Ghosts and Uncanny Valleys <3 di Mara Oscar Cassiani, Citizens di Simone Verduci, con la consulenza per il concept coreografico e la regia di Ariella Vidach, Humanverse di Martin Romeo.
I lavori sono stati selezionati da una giuria di rappresentanti dei 9 partner organizzatori e dalle 3 tutor, le studiose Laura Gemini, Anna Maria Monteverdi, Federica Patti.
Ogni compagnia artistica riceverà un contributo di 4000 euro + iva e sarà affiancata, nello sviluppo e nella realizzazione del lavoro, dai partner e dalle tutor. L’esito del processo creativo sarà una prima restituzione in un festival diffuso, sia live che online, che si terrà dal 21 al 26 novembre 2023.
Una residenza artistica digitale è un’occasione di studio, sperimentazione, creazione, per la realizzazione di opere in uno spazio nuovo, quello del digitale, con tutte le implicazioni estetiche, tecniche e relazionali che ne derivano. Si tratta di una possibilità che arricchisce il percorso degli artisti, offrendo nuove prospettive a organizzatori, operatori culturali, e agli stessi spettatori.
“Residenze Digitali è ormai diventato un ponte tra il teatro, la danza e la creazione online. È un ponte ancora fragile, per nulla sorretto dal sistema istituzionale e che fronteggia la diffidenza di una parte consistente del mondo teatrale, ma la rete dei partner non si arrende e, anzi, si rinforza ogni anno, nel portare avanti una proposta che, secondo noi, ha il merito di aprire nuove strade alla creatività, senza nulla togliere ai contesti già esistenti, ma ampliando le possibilità in campo, a favore degli artisti”.
Lucia Franchi e Luca Ricci, coordinatori di Residenze Digitali insieme ad Armunia
I PROGETTI SELEZIONATI PER LE RESIDENZE DIGITALI 2023
IL TEATROPOSTAGGIO DA UN MILIONE DI DOLLARI
MALTE & Collettivo ØNAR
Lo shitposting è la condivisione in chat o sui social di contenuti scadenti o fuori contesto, con l’obiettivo di deragliare il senso del discorso. Tali contenuti sono spesso riconducibili alla sfera memetica, dunque ad assemblaggi di immagini, video e testi: una dialettica tra scritto e icona assimilabile a quella tra parola e palco.
Ma cosa succede se si utilizza lo shitposting per “schiantare” i paradigmi drammaturgici? Giacomo Lilliù (ideazione e curatela performativa) e Pier Lorenzo Pisano (curatela drammaturgica) hanno selezionato 5 dei più popolari creatori di contenuti memetici sulla base della loro capacità di coniugare immediatezza e complessità. Dal 2023, il gruppo di lavoro partecipa a una serie di incontri mensili, con l’intento di avvicinare la sfera teatrale alle sensibilità dei selezionati e comporre dei materiali testuali da consegnare a 4 attori professionisti in residenza artistica. Il percorso trova attuazione tanto nello spazio fisico del teatro, con showcase aperti al pubblico, quanto nella dimensione virtuale, con sessioni di produzione estemporanea, in cui i memer inizializzano thread di scrittura creativa, arricchiti dai commenti delle loro community; durante queste sessioni gli attori interagiscono tramite tastiera, ma anche storie o reel, ricercando una performatività reagente alla specificità dei social media. Il materiale raccolto durante il progetto sarà condiviso su un portale web dedicato: un palinsesto ispirato dalla Million Dollar Homepage, mosaico pubblicitario e vero reperto della storia internettiana. Il sito, accessibile in anteprima durante la Settimana delle Residenze Digitali, renderà disponibili testi, video, meme, saggi e interviste: un archivio di questa prima incursione in un territorio ancora in ampia parte vergine.
L’Associazione Culturale MALTE nasce nel 2006 a Imola. Dal 2009 si è trasferita nelle Marche, dove ha realizzato rassegne, produzioni anche site-specific, progetti e laboratori. Tra i progetti recenti: Cronache del bambino anatra di Sonia Antinori, con Maria Ariis e Carla Manzon, regia di Gigi Dall’Aglio, e Nella giungla delle città. L’irruzione del reale, vincitore del bando MiBACT MigrArti Spettacolo 2018, un lavoro con immigrati e migranti che trae ispirazione dall’omonimo testo di Brecht. Collettivo ØNAR è un gruppo informale formato nel 2015 da nove artisti provenienti da settori diversi, tutti nati all’inizio degli anni Novanta. Il collettivo agisce come frangia indipendente all’interno delle attività di MALTE, nel solco di una ricerca articolata fra performance teatrali, produzioni filmiche e videoartistiche, progetti musicali, arti figurative e tecnologie web.
AI LOVE, GHOSTS AND UNCANNY VALLEYS <3
MARA OSCAR CASSIANI
Possiamo innamorarci di una Ai (intelligenza artificiale) e poi decidere di lasciarla? Amici Virtuali, avatar che posseggono profili Instagram e ci danno consigli, Ai che diventano i partner nella vita affettiva. In molti modi, sembra la relazione perfetta, perché si potrebbe sempre fare affidamento sul compagno di intelligenza artificiale, sempre disponibile a fornire compagnia e comprensione. Mentre aumentano le relazioni reali sparite in preda al ghosting (la scomparsa di qualcuno senza spiegazioni), le relazioni con le Ai crescono. I corpi, che sembrano spesso semi coscienti con un dispositivo in mano, vivono una seconda vita emotiva e reale sulle piattaforme social e Ai. Le Ai colmano i vuoti degli umani che infondono in loro quello che Gilbert Ryle nel 1949 chiamava il Ghost, l’anima nella macchina. Eppure, questo meccanismo di estrema umanizzazione diventa aberrante: quanto più la Ai assomiglia all’umano, tanto più gli utenti sono sconvolti (effetto Uncanny Valley). Il processo del progetto oscilla tra storytelling di YouTube e momenti di realtà aumentata. L’obiettivo è narrare ma anche dare una dimostrazione performativa della coesistenza di un rapporto tra Ai, in forma di avatar virtuali e utenti, e l’impatto sulla presenza corpo e sul nostro comportamento dell’uso dei device come tramite comunicativo.
Mara Oscar Cassiani è un’artista wifi-based che lavora nel campo della performance, della coreografia, dei linguaggi digitali, del ritual clubbing, esplorati attraverso pratiche performative live, sia offline che online. La sua ricerca è incentrata sulla creazione di un’iconografia contemporanea, in cui le nuove grammatiche e i rituali sono mutuati dal mondo di internet, dalle sottoculture, dagli avatar e dall’immaginario del brutal capitalismo.Il rapporto che intrattiene con il pubblico, in una dimensione allargata – sia live che mediata – viene esplorato, attraverso questi immaginari visivi, in allestimenti performati in luoghi open space o in spazi virtuali open source. La performance risultante diventa un flusso di immagini, un continuo scroll-down tra estratti di cultura avatar, folklore rituale, folklore digitale e di riappropriazione nei confronti del linguaggio capitalista. L’artista ci restituisce così un’istantanea globale, un “fast food visivo” tra kitsch, cruda ritualità e apocalisse.
CITIZENS
SIMONE VERDUCI / ARIELLA VIDACH
Citizens è un progetto di arte performativa e partecipativa immaginato per lo spazio virtuale che ripercorre la definizione di eterotopia enunciata dal filosofo Michele Foucault, usata per indicare quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano. In tale senso il progetto mira ridefinire attraverso tecniche di render e fotogrammetria le città che abitiamo, offrendo ai corpi la possibilità di modificare le relazioni economiche e sociologiche che li determinano.
Il movimento diventa il motore di questo attraversamento. L’ambiente virtuale realizzato si configura sovrapponendo in un solo luogo diverse localizzazioni apparentemente incompatibili (un carcere, una moschea, un giardino, una stazione, un’imbarcazione, un museo), all’interno del quale il fruitore potrà collocarsi e navigare. Grazie all’utilizzo di Plask, un’applicazione che permette di trasformare i corpi in movimento in avatar, sarà possibile per l’utente abitare i nuovi spazi riconfigurati virtualmente con il programma UNITY, dando un contributo personale all’installazione.
Simone Verduci è un creative technologist e new media artist. La sua ricerca è incentrata sullo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie per l’arte e il design, con uno sguardo sempre attento al contemporaneo e alla multidisciplinarietà. Ariella Vidach si forma a New York negli anni Ottanta, dove ha modo di approfondire il lavoro con i protagonisti della danza postmoderna americana. Torna a Milano nel 1990 e nel 1996 fonda la Compagnia di danza Ariella Vidach – AiEP, con la quale produce performance multimediali che affiancano alla ricerca coreografica l’interesse per il rapporto tra corpo e tecnologia. Nel 2017 AiEP riceve il prestigioso riconoscimento “Premio Speciale” nei Premi della danza svizzera per la ricerca e l’innovazione del linguaggio.
HUMANVERSE
MARTIN ROMEO
Una ricerca sul post-umano che considera tutti gli attori presenti come parte di un ecosistema: elementi fisici, non fisici, digitali, virtuali e phigital. Il metaverso è parte di questo nuovo ecosistema-mondo con il quale dobbiamo interfacciarci in vista della nascita di una nuova “civiltà”. Humanverse ci porta a riflettere sulla questione antropologica del corpo, in una realtà in cui vengono contrapposti mondi fatti di nuove alleanze tra specie diverse e abitati da esseri permeabili, ibridi e molteplici, come le creature fantastiche inventate da Carrington.
Che farcene della nostra materia quando tutto è sempre più immersivo? In un mondo sempre più propenso all’immersività, quali priorità si vuole stabilire? Lo sviluppo di queste tematiche darà vita a elaborati audiovisivi generati con piattaforme AI (MidJourney, OpenAI, ChatGPT) che saranno presentati al fine di instaurare dialoghi e scambi. Lo spettatore potrà accedere a questo ambiente sia da computer che da smartphone tramite un avatar, avrà modo di interagire fisicamente grazie all’impiego di visori Quest 2 messi a disposizione durante le restituzioni pubbliche. Potrà partecipare all’esperienza in tempo reale, vivere all’interno di questo ecosistema e farlo evolvere.
Martin Romeo è un artista multimediale Italiano cresciuto in Argentina, la cui ricerca è rivolta all’arte interattiva, spaziando tra videoinstallazioni e performance di danza. Partecipa a numerosi festival internazionali, tra cui File – Electronic Language International Festival in Brasile e all’ International Sarajevo Winter Festival in Bosnia-Erzegovina. I suoi lavori sono stati esposti al Minsheng Art Museum in Cina, all’ IMRC Center in US, e a varie biennali, tra cui la 54° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e la 15° BJCEM in Grecia. Ha creato diversi progetti culturali ed è direttore artistico del Toolkit Festival di Venezia e Screening Festival di Trieste. Insegna all’Università ISIA e all’ Accademia di Belle Arti di Urbino.
I Due Papi: una storia di umanità, compassione e comprensione umana in una confessione a due voci
I Due Papi, testo teatrale di Anthony McCarten, autore premio Oscar per Bohemian Rhapsody, L’ora più buia e La teoria del tutto, da cui è stato tratto l’omonimo film di successo, rivive a teatro, al Sala Umberto di Roma, con Giorgio Colangeli,Mariano Rigillo e la regia di Giancarlo Nicoletti.
Il testo di McCarten, incalzante, avvincente e ironico, è una storia finta ispirata da fatti veri e racconta il rapporto tra Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, e Joseph Aloisius Ratzinger, ovvero papa Benedetto XVI, con particolare attenzione al momento appena precedente alle dimissioni al soglio pontificio di quest’ultimo, con la conseguente elezione di Bergoglio a Papa nel 2013.
Soprattutto racconta il rapporto di due uomini diversissimi per estrazione, provenienza, cultura di origine e per storia personale, ma accomunati dalla stessa Fede e dal desiderio di svolgere al meglio la propria missione.
L’impianto registico appare sin da subito ben definito, chiaro e immediato nella sua apparente semplicità strutturale, in cui è possibile distinguere tre grandi quadri di azione.
Il primo quadro è dedicato a Papa Ratzinger (Giorgio Colangeli) in un momento di intimità e riservatezza, al di fuori della confusione del mondo e lontano dalle enormi responsabilità che tanto appesantiscono il suo spirito.
Lo troviamo ritirato in privato, in cucina, in attesa di consumare la cena assistito da una suora, interpretata dalla bravissima Anna Teresa Rossini, a cui il Papa confida di stare maturando il pensiero di dimettersi dal Pontificato.
In questo contesto intimo e personale, viene presentata la figura di Ratzinger nella sua globalità e umanità, ponendo l’accento sulla sua passione accademica e andando a sondare sempre più il suo stato emotivo e il suo senso di inadeguatezza nei confronti della carica che riveste.
Nel dialogo con la suora, Papa Ratzinger affronta diversi argomenti relativi alle posizioni della Chiesa su questioni cruciali, ma anche condivide con lei pensieri personali.
Il secondo quadro è dedicato a Bergoglio (Mariano Rigillo). Mentre celebra messa in un barrio di Buenos Aires, durante l’omelia confida ai fedeli la propria volontà di ritirarsi, dismettendo i panni di Cardinale per vivere da semplice parroco.
Alla fine della celebrazione, anche Bergoglio ha un colloquio con una suora (interpretata dalla brava Ira Fronten) che, sconcertata per la sua decisione, tenta di dissuaderlo.
Dalle parole di Bergoglio trapela nitidamente la figura di un uomo semplice che vive con naturalezza e spontaneità.
Questi primi due quadri si sviluppano in maniera omogenea e quasi parallela, offrendo una visione a tutto tondo dei due protagonisti, sia sotto il punto di vista dell’alta carica istituzionale e religiosa che ricoprono, sia sotto il punto di vista della loro umanità.
Il terzo quadro vede i due protagonisti a confronto a Castel Gandolfo.
Infatti, proprio poco prima di partire per Roma per chiedere di persona a l Pontefice di accettare le proprie dimissioni, Bergoglio riceve una chiamata nella quale gli viene comunicato che il Papa lo ha convocato per un incontro a Castel Gandolfo.
Qui, i due avranno un confronto intenso e animato, trovandosi in contrasto su ogni tipo di argomento affrontato.
Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è il moralizzatore, il conservatore, il restauratore della Fede. Bergoglio, invece, è il “progressista”, il padre buono, il fratello degli indifesi, l’uomo tra gli uomini.
Oltre a confrontarsi sulle proprie idee tra conservatorismo e progressismo, i due si racconteranno, soprattutto Bergoglio, attraverso il proprio passato, le scelte difficili e i sensi di colpa, affrontando due diversi punti di vista di una stessa condizione: compromesso o cambiamento.
Alla fine i due si troveranno quasi di fronte un vicolo cieco: Bergoglio ha bisogno che il Papa accetti le sue dimissioni, ma questi, a sua volta, ha bisogno che egli resti, perché solo in questo modo egli potrà abdicare.
I Due papi è una storia di amicizia, umanità, compassione e comprensione umana; una confessione a due voci che riserva anche momenti leggeri e divertenti.
Nella sua regia, Giancarlo Nicoletti ha l’intelligenza e la capacità di sostenere e accompagnare un testo eccezionale e di grande forza, ottimamente ed efficacemente tradotto da Edoardo Erba, con semplicità e lucidità, senza ricorrere a soluzioni d’effetto, ma concentrando la propria direzione sul lavoro con gli attori.
Ciò gli riesce anche grazie alla coinvolgente interpretazione di due grandi attori come Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, anch’essi, come i due personaggi che interpretano, provenienti da percorsi diversi, eppure perfettamente in sintonia.
Con loro sul palco ricordiamo ancora la preziosa presenza di Anna Teresa Rossini insieme a Ira Fronten e Alessandro Giova.
La regia di Nicoletti, che per questo spettacolo ha vinto il Premio Nazionale Frano Enriquez 2023 XIX edizione come Miglior Regista Teatro Classico e Contemporaneo, poi, si riconosce e distingue in questo spettacolo più nelle piccole cose, nei dettagli.
Ne sono esempio certi richiami tra un atto e l’altro come le voci della cronaca televisiva che riporta l’elezione di Papa Ratzinger a inizio spettacolo e quelle che, alla fine del secondo atto, annunciano l’elezione al Pontificato di Bergoglio.
O, ancora, la scelta di mettere in sottofondo, a inizio primo atto, un mash up delle musiche di tre canzoni degli ABBA, eseguito dalla Royal Philarmonic Orchestra, che poi saranno riprese nel quadro dedicato a Bergoglio quando canticchia Dancing Queen, sempre brano degli ABBA.
Sempre a proposito delle musiche, poi, troviamo un inserto rock ad opera dei Baustelle e alcuni passaggi di musica classica.
L’allestimento dello spettacolo è impreziosito dal bellissimo impianto scenico di immediato impatto realizzato da Alessandro Chiti, che è valso allo spettacolo il premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia.
Una scenografia composta da pannelli in sequenza sulla linea del palco che danno un senso di profondità e immersività e sui quali di volta in volta compaiono bellissime immagini di Roma e dei giardini di Castel Gandolfo.
Scenografia che raggiunge l’apice con la riproduzione dei meravigliosi affreschi della Cappella Sistina, e che restituisce anche un efficace simbolismo nella rappresentazione dei graffiti che a Buenos Aires ricordano i desaparcidos.
Infine, vanno citati i bei costumi di Vincenzo Napolitano e Alessandra Menè.
Fa piace sottolineare che la versione teatrale italiana de I Due Papi è l’unica produzione al mondo autorizzata dall’autore.
Goldenart Production – Viola Produzioni – Altra Scena – I due della città del sole
su licenza di Muse of Fire Production Ltd e in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presentano
Giorgio Colangeli Mariano Rigillo
I DUE PAPI
di Anthony McCarten
Traduzione Edoardo Erba
con la partecipazione di Anna Teresa Rossini
e con Ira Fronten e Alessandro Giova
Scene Alessandro Chiti
Costumi Vincenzo Napolitano – Alessandra Menè
Disegno luci e fonico David Barittoni
Regia Giancarlo Nicoletti
Spettacolo vincitore del premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia
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