Sala Umberto

3 ottobre 2017. Prima.

Odio Amleto è una commedia di Paul Rudnick, drammaturgo americano, romanziere, sceneggiatore e saggista. Le sue commedie sono state rappresentate non solo a Broadway, ma in tutto il mondo.

E’ stato, inoltre, consulente di sceneggiatura non accreditato per Sister Act (originariamente pensato per Bette Midler, poi, quando dopo vari rimaneggiamenti fu riscritto per Whoopi Goldberg egli rifiutò che il suo nome venisse associato a questo lavoro utilizzando uno pseudonimo); Addams Family Values e In & Out.

Stupisce, quindi, l’insipidità della commedia Odio Amleto, nata quando alla fine degli anni ’80 Rudnick si trasferì in un attico in arenaria del Greenwich Village in cui negli anni ’20 visse l’attore John Barrymore, evento che ispirò Rudnick nella composizione del testo tanto da inserirlo come personaggio.

La commedia, pacatamente divertente, racconta di Andrew Rally, giovane star del piccolo schermo che, per rilanciare la propria carriera come attore impegnato, ha accettato di interpretare il ruolo d Amleto. Andrew si trasferisce così da Los Angeles a New York e Dantine, la sua agente immobiliare, gli trova alloggio proprio in quella che tanti anni prima fu la casa del grande John Barrymore, che fu reso celebre dalla sua interpretazione di Amleto.

Andrew, però, ha moltissimi dubbi. Non si sente, a ragione, all’altezza del ruolo, tanto da voler rinunciare all’ingaggio.

Cercano di convincerlo a non desistere Dantine, Lillian Troy, la sua agente, e Deirdre McDavey, la fidanzata, anche lei attrice, ma senza  arte né parte. Solo il suo regista, quello della serie televisiva che tanto successo gli ha dato, cerca di farlo desistere e di riportarlo sulla strada della televisione.

Soprattutto, a tentare di far cambiare idea a Rally, sarà il fantasma del leggendario Barrymore, che gli apparirà dopo un goffo tentativo di evocarlo durante una seduta spiritica.

Barrymore lavorerà con Rally per sei settimane cercando di prepararlo ad affrontare il ruolo di Amleto, ma, nonostante l’impegno di entrambi, la prestazione sarà decisamente debole.

In quel momento Rally riceverà una proposta allettante e milionaria per un nuovo ruolo importante in una serie televisiva. A questo punto dovrà decidere cosa scegliere: soldi e successo attraverso prodotti seriali e di scarso o nullo valore culturale oppure continuare a calcare il palcoscenico teatrale?

Odio Amleto è una commedia dalla scrittura decisamente debole. Lo stesso titolo ha senso solo in riferimento ad una singola battuta che Rally pronuncia durante la seduta spiritica, dopodiché non c’è traccia né di Amleto né di Shakespeare se non in qualche breve citazione buttata lì per gioco.

Nemmeno la regia di Alessandro Benvenuti, di solito tagliente e cinico, riesce a dare uno spessore o una direzione al testo, che, in effetti, non arriva da nessuna parte. Il discorso è sempre lo stesso e non c’è evoluzione nella storia e nei personaggi.

L’interpretazione, che è l’aspetto su cui tutti, per curiosità o per malizia, concentravano la propria attenzione, non è nemmeno sgradevole.

Vedere a teatro Ugo Pagliai e Paola Gassman è sempre comunque un piacere, perché anche in ruoli piccoli o mal scritti riescono a dare piccole lezioni di teatro, mantenendo garbo ed eleganza.

Gabriel Garko interpreta se stesso, la voce è grave, ma gradevole. Peccato per quelle vocali aperte su cui anche il suo personaggio gioca e che non se ne vogliono andare nonostante più di venti anni di cinema e televisione.

Il suo personaggio è, esattamente come lui, una star televisiva seguita e amata dal pubblico che si mette in gioco con un grande classico del teatro. Qui non abbiamo un classico, ma sicuramente Garko a teatro è un evento che per lo meno incuriosisce.

Andrew Rally, verso la fine dello spettacolo, ha un breve monologo in cui racconta ciò che ha provato durante la rappresentazione di Amleto: per un attimo è riuscito a coglierne l’essenza e a trasmetterla al pubblico (dice Rally) catturandone l’attenzione seppur per un breve momento. Forte di questa breve, ma per lui intensa emozione, si chiede: perché no? Perché non continuare?

Qui non si capisce più se sia Rally a parlare o Garko o forse entrambi, l’uno per mezzo dell’altro. I perché sarebbero molti. Unica consolazione per le donne e per alcuni uomini, vedere Garko mostrare  le sue doti in calzamaglia.

Bisogna riconoscere che lo stesso Garko ha dichiarato, furbamente verrebbe da dire: “Ho deciso di portare in scena questo testo per prendermi in giro”, volendo dimostrare di non prendersi troppo sul serio.

Una motivazione che può essere per lo meno non condivisibile.

Chi avesse pensato di vedere Garko cimentarsi almeno con un breve, piccolo pezzo dell’Amleto, per mettersi veramente alla prova, resta deluso, ma almeno Shakespeare è salvo.

Prova sbiadita per Claudia Tosoni, forse per colpa di un personaggio che non è mai serio né credibile, e privo di personalità. Divertente e giusta, invece, Annalisa Favetti.

La vera chicca dello spettacolo, però, è Guglielmo Favilla, con un personaggio che si distingue dagli altri per scrittura, ma anche per interpretazione, che risulta energica, frizzante e con ottimi tempi.

Bellissime le scenografie e i costumi di Carlo De Marino.

 

Odio Amleto

di Paul Rudnik

regia di Alessandro Benvenuti

con Ugo Pagliai, Gabriel Garko, Claudia Tosoni, Annalisa Favetti, Guglielmo Favilla

e con la partecipazione di Paola Gassman

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