Teatro San Babila di Milano

20 marzo 2018

Recensione di Carlo Tomeo

foto carlo

“Minchia Signor Tenente” è la parola più ricorrente in una caserma di carabinieri in un piccolo paese della Sicilia, dove sembra non accadere nulla di particolare, salvo le denunce continue e irrisorie di furti di oggetti di poco conto presentate quasi giornalmente dal Sig Pererella (l’attore Natale Russo).

La commedia è ambientata nel 1992 ed è composta da due atti che la dividono non solo formalmente ma anche per come viene raccontata la trama. Nel primo tempo assistiamo a una serie di episodi preparativi dell’azione che prenderà corpo sostanziale nel secondo atto: i dialoghi sono infarciti di battute comiche che si svolgono tra i carabinieri e arrivano a sfiorare una moderna pochade specialmente quando entra in campo il Signor Pererella con le sue denunce che sono difficili da comprendere, sia perché enunciate in dialetto siciliano molto stretto, sia per la pochezza delle stesse: un paio di calzini, un bastone, degli occhiali da sole. Si aggiunga che tra i carabinieri non tutti sono siciliani che possono comprendere il dialetto: ci sono un napoletano (interpretato dallo stesso Antonio Grosso) e un appuntato romano (interpretato da Gaspare di Stefano) che deve scrivere le denunce in italiano e, questa situazione che si ripete, rende ancora più comica la vicenda. Altro elemento vittima di malcelati sfottò è il maresciallo Antonio (l’attore Antonello Pascale) che annuncia il prossimo arrivo del tenente Prisco (l’attore Francesco Nannarelli) il quale, oltre a mettere ordine nella gerarchia scarsamente osservata nei modi comportamentali dei presenti in caserma, si appresta a risolvere un caso delicato previsto per il giorno dopo.

Il secondo atto si apre sulla stessa scena resa buia e due voci fuori campo che si parlano a telefono: uno è a Roma e l’altro è a Palermo. L’accento è siculo e parlano in codice. La scena si ripeterà verso la fine del secondo tempo. Quando le luci si accendono sul palcoscenico, si comprende subito che ci troviamo in una situazione meno comica che volge sempre di più al drammatico. Il tenente annuncia che due poliziotti dovranno il giorno dopo scortare un magistrato.

Lo spettacolo, che a questo punto è diventato un dramma, fa riferimento alle stragi compiute dalla mafia che colpisce, nonostante certi segnali facciano sembrare che i problemi più complessi e malavitosi della nostra società oggi siano in via di soluzione, mentre la mafia impera ancora nonostante le apparenze la diano per destabilizzata o per lo meno indebolita.

Antonio Grosso, figlio di un maresciallo dei carabinieri, ha dichiarato che, quando scrisse il testo nel 2004, si era ispirato, nel titolo, alla canzone che Giorgio Faletti portò con successo al Festival di Sanremo del 1994. La prima volta che il testo andò in scena fu nove anni fa e da allora ha avuto una serie di successi in tutt’Italia, ogni volta che stata riproposta. Ormai, come ha dichiarato lo stesso Antonio Grosso alla prima milanese cui ho assistito, ha superato le ottocento rappresentazioni e si sta avvicinando alla millesima replica.

Al di là di come si conclude la commedia, non temo di fare spoiler raccontando che, prima che gli attori si presentino sul proscenio per ringraziare il pubblico, un telo bianco scende dall’alto sul quale vengono proiettati i volti delle tante vittime della mafia, perché il pubblico li ricordi come nostri eroi.

Lo spettacolo è diretto con padronanza da Nicola Pistoia, anche se la differenza tra il primo e il secondo tempo mi è sembrata troppo stridente nello stile. E questo, a quanto mi è parso, l’abbia colto anche il pubblico che ha riso molto copiosamente e applaudito parecchie volte a scena aperta più nel primo atto, considerando il suo lato fortemente comico.

Il successo, a teatro pieno, è stato comunque garantito dai molti applausi finali. E il tema trattato è comunque encomiabile tanto da meritare ulteriori repliche e un “passa parola” è quanto mai opportuno.

 

Minchia Signor Tenente

di Antonio Grosso

con Gaspare Di Stefano, Alessandra Falanga, Antonio Grosso

Francesco Nannarelli, Antonello Pascale, Francesco Stella, Ariele Vincenti

e con Natale Russo

scene Fabiana Di Marco

costumi Maria Marinaro

luci Luigi Ascione

regia Nicola Pistoia

produzione La Bilancia

 

In scena al Teatro San Babila di Milano fino al 25 marzo

Si ringrazia la Sig.ra Roberta Cucchi dell’ufficio stampa

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