6 maggio 2021
Teatro Lo Spazio
Maximilian Nisi è il protagonista della riapertura di stagione del Teatro Lo Spazio con lo spettacolo Giuda.
Una ripartenza nel segno della prosecuzione: riprendere lì dove si era stati interrotti.
Giuda è un monologo drammatico e intenso in cui il traditore di Cristo, sospeso in un tempo senza tempo e in uno spazio senza coordinate, racconta la propria versione dei fatti.
Colpevole due volte, tra i vivi e tra i morti, Giuda sconta il proprio tradimento in un continuo “ricordare, pentirsi, morire” e racconta, la propria verità, che non è l’unica, ma una delle tante.
L’ottimo testo di Raffaella Bonsignori è un lungo sfogo, ma anche una confessione in cui Giuda racconta del suo amore per Gesù, un amore talmente possessivo e viziato dall’egoismo da generare dolore.
Giuda, col suo desiderio di esclusività, nega l’universalità dell’amore cristiano, rifiutandone la condivisione con gli altri, i discepoli, ma anche il resto dell’umanità.
In nome di questo supposto amore che poggia su basi impure ed egoistiche, Giuda rifiuta con disprezzo l’idea di un Cristo Agnello di Dio, vittima sacrificale, volendo per il Messia un destino diverso.
Eppure, sarà proprio Giuda a portare il suo amato Gesù al macello, rivendicando il proprio ruolo in questa vicenda.
Giuda, di Raffaella Bonsignori, è un testo forte e molto efficace,
nelle cui parole emerge tutta la disperazione dell’uomo, il suo tormento, la gelosia nei confronti degli altri discepoli, il suo delirio in nome di un amore impuro, imperfetto, malato.
Forti sono i richiami e quell’appellarsi disperato di Giuda ad un Dio che si manifesta nell’assenza o si cela nella presenza.
Maximialian Nisi, con grande potenza verbale e interpretativa,
ben centrato in questo ruolo, difficile e sofferente, emana tutto il risentimento di Giuda, la disperazione e quell’amore viziato dal peccato che lo porterà a sacrificare l’oggetto stesso del suo amore tanto idolatrato.
E’ inevitabile pensare a quante altre vittime un amore così malato, impuro, avvelenato dall’egoismo e dalla gelosia, abbia sacrificato in proprio nome nella storia, e quante ne porti al macello ancora oggi.
Giuda, nel testo della Bonsignori e nella rappresentazione di Maximilian Nisi, diventa icona dell’uomo insicuro e debole che scambia l’egoismo e il possesso per amore e in nome di questo non/amore è in grado di tradire anche se stesso fino a compiere atroci delitti.
Scenicamente, Giuda è ingabbiato in uno spazio non definito: forse siamo nel Limbo, oppure tutto si svolge nella sua testa.
E’ imprigionato (la sedia, le sbarre); vicino a lui, a terra, solo un teschio, di qualcuno che è stato e non è più, e una corda tesa dalla terra al cielo.
A fare da sottofondo continuo al disperato monologo di Giuda sono le belle musiche di Stefano De Meo, mentre sullo sfondo corrono immagini sfumate, come evocate dalla voce di Giuda, opera di Marino Lagorio.
Ottimo testo e interpretazione coinvolgente: è necessario solo mettere a fuoco ancora qualche aspetto e misurare meglio alcuni elementi.
La potenza delle parole e l’intensità espressiva, in contrapposizione alla staticità scenica, seppur intensa, hanno bisogno di qualcosa che faccia maggiormente da raccordo. Forse più per lo spettatore, che per l’attore.
Maximilian Nisi
In
GIUDA
di Raffaella Bonsignori
a cura di Maximilian Nisi
musiche Stefano De Meo- video art Marino Lagorio
costumi Tiziana Gagliardi- elementi scenici Luigi Sironi
aiuto Paola Schiaffino- coordinamento Cristina Ferrazzi
si ringrazia per la collaborazione la Sartoria Farani di Roma
foto di scena Luigi Cerati
Produzione
Centro Mediterraneo delle Arti
Festival Teatrale di Borgio Verezzi
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