Marica Roberto, intervista per Lo spettacolo delle_
Marica Roberto, attrice formatasi con Giorgio Strehler, col quale ha lavorato per otto anni al Piccolo Teatro di Milano, nel 2011 intraprende un percorso autoriale e di regia dei propri spettacoli. Fonda perciò la Compagnia Attori&Musici con professionisti del teatro, della musica, della danza, della pittura. Marica infatti, anche interprete dei propri spettacoli, crede nella forza moltiplicatrice e dirompente di tutte le Arti, presenti nella sua scrittura fin dalla stesura del testo.
Oggi invece, dopo questo drammatico periodo di fermo, decide – con “Lo spettacolo delle_” – di usare solo l’essenzialità della parola e di “restare fuori”, dirigendo due giovani colleghi del corso Strehler della sua antica scuola.

Marica Roberto, arrivi dalla formazione con Giorgio Strehler, col quale hai lavorato per otto anni al Piccolo Teatro di Milano. Cosa ti ha lasciato questa lunga esperienza?
Valori umani come l’amicizia, la fratellanza, il senso di appartenenza a una famiglia, non solo artistica. Lo sguardo al dettaglio non come vuota precisione ma come penetrazione della realtà. Veramente mi riesce difficile sintetizzare l’enorme bagaglio acquisito, che fa parte di me come una seconda pelle … l’amore che il nostro Maestro dava a ognuno singolarmente facendo sbocciare qualità e profondità da un fondo a noi stessi sconosciuto; dal momento che lui entrava in sala, il gioco del teatro e il senso dell’esserci ti facevano sentire vivo ogni momento e materia ricca e malleabile. Il valore del civile e dell’arte intesa come gesto poetico e di bellezza nella vita di tutti i giorni, insieme a tanto rigore, a volte difficile da sostenere. Sono queste le cose che rintraccio solo a un primo sguardo
Quale è stato il tuo percorso successivo? In quali direzioni ti sei mossa?
È stato molto vario e ricco di esperienze anche al di fuori del palcoscenico. Ho scritto una tesi sul Teatro del Novecento e il Piccolo Teatro di Milano per la laurea in Architettura, ho iniziato a sperimentare la scrittura, narrativa e primi approcci di drammaturgia, mi sono appassionata alla cultura del tango argentino, nel ballo, nella musica, nelle tradizioni che vi sono legate. Tutto questo è confluito poi nel mio percorso di autrice, che riguarda la parte più recente della mia carriera e che poi se è ulteriormente precisato con l’attenzione al civile e alla condizione in generale dell’essere umano.

In Lo Spettacolo delle_ sei autrice e regista. Cosa ti ha spinto a decidere di “rimanere fuori”?
Intanto i due protagonisti, maschili, che si sono affacciati alla mia penna un po’ di getto e per caso. Volevo starli a guardare più che mettermeli addosso come sempre, vedere che vita prendessero sulla pelle di altri. Ed era arrivato questo momento, per prima cosa come scrittura. I due personaggi sono interpretati da giovani attori. Ho piacere a guidarli, a confrontare i nostri mondi, e accompagnarli. La riflessione oltretutto di questi due anni di fermo sembra giusta, per quanto dolorosa, per sperimentare nel mio percorso teatrale un altro tipo di approccio, appunto fuori dal palcoscenico.
Chi sono i personaggi del tuo spettacolo?
Due esseri assai strampalati, che vogliono mettere in scena uno spettacolo. Che spettacolo? Tutto quanto venga dal trito quotidiano della comunicazione mediatica più superficiale e disturbante. Ma non si fermano qui, dietro al paradosso piano piano emerge la realtà cruda dell’eterno e sempre attuale confronto tra vittima e carnefice, schematismo che dobbiamo superare per tornare a parlare.

Quali sono gli elementi caratterizzanti la scrittura del testo di Lo Spettacolo delle_?
È un testo che dal surreale scivola nel dramma, con dialoghi serrati e ampie pagine in cui ogni personaggio esprime il suo profondo disagio. Botte e risposte apparentemente insensate conducono, con l’artificio del teatro nel teatro, in territori di estrema tragicità.
Se dovessi sintetizzare il messaggio di fondo del tuo spettacolo, come lo descriveresti?
Guarda l’altro, l’altro sei tu.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e desideri?
Devo scegliere tra i tanti che mi piacerebbe portare avanti. Vorrei che fosse messo in scena il mio ultimo testo, completato un anno fa: lo affiderò ad altri, affiancando tutt’al più il regista solo come possibile aiuto sul testo stesso. Ci tengo molto, ho in mente qualcuno a cui chiedere, vedremo. L’altro percorso che amo molto è quello che viene chiamato teatro “sociale”, ovvero il teatro fatto con le fasce deboli della popolazione; per cui riprenderò il mio “Teatro è cibo” con i poveri della mensa Antoniana di Roma. Infine amerei poter riprendere almeno uno dei miei spettacoli di repertorio, per esempio “Renaceré_Rinascerò”, sulla sicurezza sul lavoro, tema tanto trascurato quanto tristemente d’attualità.
Quale pensi sia oggi lo stato di salute del Teatro italiano?
Ci sono molte realtà differenti. Il teatro italiano viene rappresentato di solito come situazioni e nomi di maggiore notorietà, a volte paludato e asfittico. Ma c’è un fermento, poco rilevato, poco visibile, e enormemente creativo che fa fatica ad andare avanti perché manca, credo, in primis, l’attenzione politico-civile giusta nel nostro paese. L’abbiamo un po’ intravisto con la pandemia, e con dolore.
Di cosa pensi abbia bisogno il Teatro oggi?
Ogni teatro dovrebbe poter ospitare, sempre, una sezione dedicata alla drammaturgia contemporanea e ai progetti di soggetti non “noti”, con selezione effettiva e attenta. Oggi sono pochi coloro che lo fanno. Togliersi di dosso le etichette, che siano convenzionali o d’elite intellettuale, sporcarsi le mani, andare in strada, cercare la gente. Ha bisogno di sostegno economico, ma di figure illuminate, che non vadano avanti a convenienza commerciale stretti nei giri sempre uguali. Ha bisogno d’amore autentico da parte di chi lo gestisce.
Ringrazio Marica e segnalo l’appuntamento con Lo spettacolo delle_ il 15, 16 e 19 aprile 2022 al Teatro Trastevere
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