
Teatro Vascello
17 marzo 2022
Macbettu di Alessandro Serra, vincitore di numerosi premi, tra cui il Premio UBU 2017 e il Premio della Critica Teatrale conferito dal’ANCT, Associazione Nazionale Critici di Teatro, è uno spettacolo di straordinaria bellezza e arte sopraffina.
La Barbagia, con le sue catene montuose aspre, in cui le rocce nude si alternano a grandi macchie verdi, accoglie la Scozia di Shakespeare tra gli antichi e polverosi crinali.
In questo paesaggio, evocato da parole e suoni, si muovono i personaggi di Shakespeare e gli attori di Serra, tutti uomini, come da tradizione elisabettiana.

La scena di apre, al buio, con un clangore metallico, forte come un tuono, minaccioso come una pioggia torrenziale, ripetuto e crescente, che si riverbera nello stomaco, trovando eco nella gabbia toracica e preannuncia la tragedia che sta per abbattersi su Macbeth.
Nel silenzio, rotto da bassi, ma costanti bisbigli, da un alto muro si calano le tre streghe la cui profezia darà origine alla tragica storia di Macbeth e alla sua condanna.
Macbettu è uno straordinario lavoro che rivela una estrema connessione e coerenza compiuta tra parola, suono, immagine, luce, corpo e movimento.

Lo spazio scenico vuoto, cupo come una notte senza luna e senza stelle, è attraversato dai corpi degli attori che si stagliano come in un chiaroscuro evocando luoghi e presenze.
Corpi in movimento, piegati, striscianti, trascinati, urlanti, morti, tesi, ironici e beffardi: il Macbettu di Serra è una composizione visiva e sonora potentemente suggestiva.
La lingua sarda (traduzione e consulenza linguistica sono di Giovanni Carroni) non si pone come ostacolo alla comprensione, ma diventa elemento fonetico e musicale fascinatorio.
Sebbene i sopratitoli aiutino nella comprensione del testo, lo spettatore potrebbe lasciarsi trasportare dalla musicalità della lingua, dai suoni e dai rumori, catturato dai movimenti degli attori e dalle loro eccelse interpretazioni, riuscendosi a calarsi perfettamente nel cupo e maledetto mondo di Macbeth.
Macbettu è uno spettacolo in cui è necessario entrare con le orecchie tese, godendo e lasciandosi avvolgere dalla musicalità delle parole e dal suono degli oggetti di scena, sbattuti, percossi, lanciati.
I personaggi di Macbettu sono figure di una forza espressiva coinvolgente e travolgente, da cui scaturiscono, inesauribili e prepotenti, animalità, brutalità e virilità.
Potente, poi, è il contrasto creato dagli elementi soprannaturali e misteriosi nella lotta contro il fato.
Tutti i personaggi di Macbettu sono presenze, reali o fantastiche, vere o supposte, cariche di potenza evocativa e distruttiva.

Meravigliose le tre streghe, pettegole e beffarde, vestite da vecchie befane; si muovono a passi piccoli, corti e svelti, atteggiando il viso in continue smorfie, spingendosi, facendosi scherzi e tirandosi oggetti.
Buffe, divertenti, ma malvagie, confabulano in continuazione pronunciando rapidamente incantesimi incomprensibili.
Macbettu (strepitoso e catalizzante Felice Montervino) è un uomo allo stesso tempo ambizioso e debole; animato da uno spirito guerriero, ma tormentato dal peso del peccato, sebbene privo di pentimento.
Lady Macbeth (eccellente Fulvio Accogli), algida e altissima, si staglia su tutti quanti, dominandoli e incutendo timore con la sola postura eretta, lo sguardo tagliente, il sorriso falso e sferzante.
E’ l’unico personaggio a muoversi con passo lento; entra di spalle, camminando all’indietro: si notano subito l’altezza, la magrezza e i lunghi capelli, svelando poi, una volta girata, una bella barba.
Le cupe maschere, il sangue, il mistero, la forza degli elementi naturali: Macbettu richiama un mondo primordiale e arcaico animato da forze animalesche e brutali e dominato dal soprannaturale.
La potenza delle immagini, nette, secche, asciutte, oppure pregne di confusione, tra le urla e la polvere che si alza dalla terra che sembra quasi di sentirne l’acre odore, e dei suoni e dei rumori, che risuonano nella pancia, suscitano un turbamento interiore, risvegliando inquietudini e stati d’animo fortemente emozionali.

Serra sparge innumerevoli simbolismi ed efficaci suggestioni, il più delle volte racchiusi in suoni naturali o artificiali: i porci che accorrono a mangiare e vengono presi a calci (scena sublime); il ronzio delle mosche a segnalare la morte e la decomposizione; il pane carasau fatto a pezzi e calpestato; gli sputi sui piatti; la tavola graffiata dai pesanti bicchieri…
La scena, illuminata dall’eccellente disegno luci, fa uso di pochi oggetti sapientemente ed efficacemente usati.
In particolare, gli alti pannelli metallici che sono muro e confine, ma anche tavoli e porte, passaggi e nascondigli.
E’ stato sorprendente e meraviglioso constatare l’entusiasmo unanime del pubblico, in una platea colma e, soprattutto, piena di tanti giovani.
M A C B E T T U
di:Alessandro Serra
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
con: Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Alessandro Burzotta, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Mirko Iurlaro, Stefano Mereu, Felice Montervino
traduzione in sardo e consulenza linguistica: Giovanni Carroni
collaborazione ai movimenti di scena:Chiara Michelini
musiche: pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore:Marcellino Garau
Tecnico della luce e Direzione Tecnica: Stefano Bardelli
Tecnico del suono:Giorgia Mascia
regia, scene, luci, costumi: Alessandro Serra
produzione: Sardegna Teatro, compagnia Teatropersona
distribuzione:Danilo Soddu
con il sostegno di:Fondazione Pinuccio Sciola e Cedac Circuito Regionale Sardegna
MACBETTU
Le foto sono di Alessandro Serra
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