
Il viaggio personale, ma condiviso, di Lino Guanciale verso Itaca in Itaca…il viaggio
Teatro di Ostia Antica
3 agosto 2019
Sabato 3 agosto al Teatro di Ostia Antica, per la IV edizione di Ostia Antica Festival 2019 – Il Mito e il Sogno, Lino Guanciale ha ripercorso il suo viaggio verso Itaca sotto un cielo puntellato da milioni di stelle luminose che sembravano indicare la rotta.
In Itaca…il viaggio Lino Guanciale, accompagnato dalle musiche e dalla regia di Davide Cavuti, raccorda monologhi, brani musicali, poesie e parti cantate per parlare di sé, del proprio percorso di crescita e conoscenza, raccontando alcune delle sue “prime volte”.
Uno spettacolo bellissimo e suggestivo assolutamente non autoreferenziale, piuttosto la testimonianza di come certi incontri artistici (letterari, poetici, musicali) possano suscitare la curiosità e la voglia di conoscenza di un giovane alla scoperta del mondo e del proprio posto in esso.
Con spontaneità, ironia e, soprattutto, con grande entusiasmo, l’artista racconta come la scoperta durante l’infanzia e l’adolescenza di certi testi ne abbia influenzato il vissuto personale accompagnandolo con naturalezza in un processo di conoscenza e apprendimento, un viaggio di formazione che ne ha costituito progressivamente l’identità umana e artistica.
I libri, infatti, per Lino Guanciale, sono stati come le isole per Ulisse.
Da qui la voglia di raccontare le “sue prime volte”. Partendo da una dichiarazione di intenti con la poesia di Kavafis, Itaca, appunto, Lino racconta di quando, ancora bambino, lesse per la prima volta la Divina Commedia e di quanto lo avesse rapito, in particolare, l’incontro di Dante con Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno.
Passando poi a raccontare dei testi che trovava nella biblioteca di casa e che si appassionava a recitare per la prima volta e ripetutamente, Guanciale propone un’interpretazione molto partecipata de ‘A livella di Totò.
Momenti di grande divertimento e curiosità desta il bellissimo omaggio a Ennio Flaiano, prima con gli aforismi, poi con il catalogo degli strafalcioni di Peppino Amato e, infine, col racconto breve Cristo torna sulla Terra.
In questo percorso di condivisione personale, Guanciale ammette di aver avuto, anch’egli come Ulisse, il proprio Polifemo, incarnato dall’insegnante di storia dell’arte (materia per la quale l’artista era decisamente negato) che nei suoi confronti non nutriva alcuna speranza di successo in quella materia.
Fortunatamente sono esistite nella sua vita anche Nausica e Calipso, ovvero le insegnanti grazie alle quali Lino ha conosciuto autori come Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini.
Del primo recita un pezzo tratto da Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana; del secondo racconta quanto da ragazzo lo temesse per la sua carica eversiva ed anticonformista e di quanto invece poi imparò ad amarne la bellezza e la sincerità (fino a interpretare nelle stagioni scorse Ragazzi di vita) e ne recita Il pianto della scavatrice.
Parlando delle poesie più conosciute, quelle imparate a memoria a scuola, Guanciale mette in evidenza come spesso la recitazione, ma anche l’insegnamento delle stesse, avvenga in maniera neutra, senza passione, senza capire cosa si stia realmente dicendo. A questo proposito, magistrale (personalmente il momento più emozionante dello spettacolo, che ha realmente trasmesso i brividi) è stata la declamazione intima e appassionata, calda e fortemente partecipata, di A Zacinto di Ugo Foscolo e de L’infinito di Leopardi.
Infine, da artista intelligente e intellettualmente onesto, Lino affronta il viaggio di Ulisse da un punto di vista completamente diverso (un’altra prima volta) rispetto a quello dell’amato Dante, opposto potremmo dire. Non il punto di vista dell’esploratore o del viaggiatore, ma quello del marinaio, costretto ad andare dove il suo capitano gli ordina.
Lo fa attraverso una versione cantata e recitata della canzone di Lucio Dalla, anch’essa dal titolo Itaca. Attraverso le sue parole, Guanciale porta lo spettatore ad interrogarsi sulla vita del marinaio e su ciò che egli vuole, concentrandosi non sull’emozione del viaggio, ma sul sacrificio che esso comporta. Nonostante tutto, pur esprimendo la propria malinconia per la lontananza da casa e dalla patria, il marinaio non può fare a meno di seguire non solo il proprio capitano, ma il richiamo del viaggio, il richiamo del mare.
Infine il ritorno a Itaca, quel luogo mentale che è partenza, ma anche destinazione, si ha con un brano apparentemente leggero, ma che in realtà appartiene al repertorio delle canzoni sociali o civili, Ho visto un re. Frutto di una ricerca sui canti popolari italiani, qui rappresenta, per estensione, i paesi visitati da Ulisse e le persone incontrate, come quelle che Lino incontra a teatro, con le quali condivide il proprio percorso di formazione e che ogni volta partecipano in coro a questo momento finale.
Ogni viaggio, poi, ha la propria colonna sonora, sia essa costituita da musica o dai suoni e dalle voci circostanti.
In questo fondamentale è la preziosa collaborazione del regista e compositore Davide Cavuti, che con maestria, leggerezza e sonorità raffinate accompagna con la fisarmonica Lino nelle tappe del suo viaggio che diventa un po’ anche il nostro.
Itaca è, in conclusione, realmente un viaggio fantastico: un viaggio personale, ma condiviso, che attraverso il racconto, i brani e le canzoni porta lo spettatore a immergersi nelle storie raccontate e a incontrare i personaggi evocati, a comprendere la bellezza e il valore delle parole recitate e scritte.
Ha, inoltre, il grande pregio di instillare la curiosità di andare a ricercare i testi citati e magari perdersi in nuovi personali viaggi che quelle pagine potranno regalare ad ognuno.
Lino Guanciale è un eccellente Virgilio, una guida ferma e solida nel cammino, eppure è anche qualcosa di più. A dispetto della razionalità di Virgilio, Lino è un artista appassionato che riesce a trasmettere al pubblico le proprie emozioni, ma si fa anche mezzo, strumento attraverso il quale la poesia scorre verso l’altro suscitando innumerevoli suggestioni a cui ognuno può rispondere in maniera diversa.
Il senso dello spettacolo può essere trovato in questo: il viaggio è la via, il modo di fare esperienza del mondo e degli altri.
Le tappe sono poi qualcosa di personale, lasciato al gusto e un po’ al caso, a quegli incontri casuali che avvengono nella vita sia con le persone che con certi libri, così come i venti a volte sospingono la barca, altre volte sembrano ostacolarne il percorso, mentre semplicemente danno un’altra direzione che può nascondere grandi sorprese.
Itaca…il viaggio
Con Lino Guanciale
Regia Davide Cavuti
Foto di Danilo D’Auria e Roberto Panucci.
Leave a Comment