Teatro Argentina
20 febbraio 2024
L’albergo dei poveri è un dramma corale di grande impatto visivo ed emotivo
Massimo Popolizio porta in scena al Teatro Argentina di Roma uno spettacolo di Maksim Gor’kij di grande impatto ed emblematico della più grande miseria umana in tutti i tempi.
Per mantenere questo suo valore emblematico, oltre che poetico e storico, Popolizio conserva il titolo che gli fu dato da Giorgio Strehler, L’albergo dei poveri, in occasione della memorabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 1947.
Rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, infatti, fino ad allora questo grande dramma era conosciuto come I bassifondi,o Sul fondo, o ancora Il dormitorio
L’albergo dei poveri è un dramma corale che porta in sé i caratteri della denuncia sociale più sferzante insieme ad una riflessione filosofica e morale sull’esistenza umana carica di afflato emotivo e puntellata di un’ironia amara.
Un dramma universale e senza tempo che non resta cristallizzato al mondo del 1902 o alla povertà e disperazione del 1947, ma che continua ad essere tragicamente attuale, tanto che Popolizio riesce con maestria a darne una lettura contemporanea mantenendone la carica drammatica e la disperazione dei personaggi.
In un misero, angusto e lercio bassofondo trascorrono le esistenze di un gruppo di derelitti e alcolizzati, anime perdute che tentano a modo loro di fare fronte alla disperazione e al fallimento.
Un fallimento che non è solo personale, ma anche e soprattutto, sociale, perché per loro, fuori da quel rifugio angusto in cui dimorano, non esiste possibilità di riscatto, perché non c’è nessuno pronto a dar loro un’occasione.
Il testo portato in scena da Massimo Popolizio, nell’adattamento di Emanuele Trevi, conserva tutta la disperata miseria dell’esistenza umana nel segno della ricerca artistica e civile dello stesso Popolizio che qui continua la propria analisi filosofica e morale sulle condizioni di vita delle anime perse del nostro tempo presente.
In questo dormitorio nei bassi di un vecchio palazzo, tra letti vecchi e improvvisati, materassi consunti e lerci, tavolacci e panche, si agita il sottobosco di coloro che si sono persi e vivono ai margini della società, nascosti come topi tra i topi.
Povertà, disperazione, voluttà, miseria, strazio, malattia, sopraffazione agitano le vite di questi poveri disgraziati che lottano disperatamente per la sopravvivenza.
Qualcuno cerca ancora di lavorare, come può e in base a ciò che trova, per tentare di conservare un minimo di dignità, nel tentativo disperato di essere riconosciuto come essere umano.
Talvolta si manifesta un sentimento di compassione e solidarietà che, però, viene subito soffocato dal bisogno, dalla necessità di sopraffare l’altro per avere una briciola in più e affermare un potere effimero, come a tentare di prendere in mano la propria vita, ma sempre a discapito degli altri.
Tutti reclamano qualcosa, ma tutto si cancellerà: è una lotta tra disperati e disperazioni.
In mezzo a queste anime perdute, compare il personaggio di Popolizio, un pellegrino con una lunga barba che veste un saio e tiene in mano un grezzo bastone pastorale e al collo indossa una conchiglia come quelle del cammino di Santiago e porta con sé una radiolina che trasmette musica.
Si confronta con i personaggi, riflette con loro e su di loro, cercando per ognuno un motivo per il cambiamento.
Un visitatore che cerca di dare un senso a tutta la miseria e il dolore di questi personaggi invitandoli, attraverso le proprie riflessioni, a un atteggiamento di riscatto e alla ricerca di una verità più profonda.
La miseria e la disperazione, l’abitudine a sopraffare l’altro per il rendiconto personale, reclamano, però, il loro posto e la partita è persa.
La verità e il riscatto fuggiranno come esuli dispersi, oppure verranno immolati sul patibolo dell’impiccagione.
L’albergo dei poveri è un dramma corale di grande impatto visivo ed emotivo.
Popolizio dirige con capacità un gran numero di attori e attrici riuscendo a conferire ritmo al continuo incedere e mutare degli eventi, mettendo in luce ogni volta la storia di ognuno in un crescendo di tensione che resta tutto contratto in quello spazio angusto e tetro del dormitorio.
Come un direttore d’orchestra, dirige e coordina, passando da un personaggio all’altro, da una storia all’altra, da una disgrazia a quella successiva.
Il cast, a sua volta, dà prova di enorme coesione e sintonia, dando vita a un microcosmo variegato e afflitto, anime perse senza possibilità di riscatto.
La scena di Marco Rossi e Francesca Sgariboldi colpisce subito per la crudezza e per i dettagli; i costumi di Gianluca Sbicca identificano ogni personaggio nei suoi tratti salienti; i movimenti scenici di Michele Abbondanza definiscono incontri e scontri.
Apprezzabilissimo il disegno luci di Luigi Biondi che sa mettere in risalto alcuni passaggi emotivi seguendo gli attori al millesimo.
L’albergo dei poveri è un racconto universale che abbraccia tutti i disperati di ieri e di oggi: gli schiavi; i prigionieri di guerra; i lavoratori sfruttati nei campi; i profughi che fuggono dalle proprie terre devastate dalla guerra e dalla carestia; i pazzi; i malati; coloro che hanno sbagliato e quelli che hanno fallito; quelli che sognano un destino diverso e quelli che non possono permettersi nemmeno di sognare; quelli che hanno perso tutto per colpa degli altri, spesso per mano delle persone più vicine; gli sfollati; i nuovi poveri, costretti a girare per i centri d’accoglienza; gli sfruttati e gli sfruttatori a loro volta sfruttati da altri…in un elenco tragicamente infinito di infinite categorie di anime perse, senza possibilità di riscatto.
L’albergo dei poveri
uno spettacolo di Massimo Popolizio
tratto dall’opera di Maksim Gor’kij
riduzione teatrale Emanuele Trevi
con Massimo Popolizio
e con Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli,
Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino
scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
disegno del suono Alessandro Saviozzi
movimenti scenici Michele Abbondanza
assistente alla regia Tommaso Capodanno
foto di Claudia Pajewski
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
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