Strepitoso, fantastico, divertentissimo!

La Scala è una bellissima commedia, scritta da Giuseppe Manfridi, dal ritmo serrato e incalzante che regala un’ora e mezza di pure risate.

Mirko (Gabriele Carbotti) e Miriam (Ughetta D’Onorascenzo) decidono di festeggiare la ristrutturazione del loro seminterrato invitando a cena una coppia di amici storici, Corrado (Fabrizio D’Alessio) e Terry (Sara Sartini) e una coppia da poco conosciuta che abita nel loro stesso palazzo, Nicolò (Andrea Dianetti) ed Elvi (Martina Pinto). Centro dell’attenzione e delle conversazioni è una scala che collega direttamente l’appartamento con l’esterno, facendo evitare inutili giri nel cortile esterno per accedere all’appartamento (e per uscire). Altro elemento catalizzatore è un quadro del famoso De Pisis del quale i padroni di casa sono molto orgogliosi.

La serata, cominciata con un po’ di impaccio per via della poca confidenza tra gli ospiti, si svolge in maniera serena e goliardica, fino a quando un evento legato alla scala cambia tutto e le tre coppie si troveranno a scontrarsi lanciandosi accuse e tirando fuori scheletri e vecchi rancori.

Il clima diventerà esplosivo e se ne vedranno e sentiranno delle belle.

Lo spettacolo è una risata continua, quelle risate di pancia che sgorgano spontanee e fragorose; il ritmo è serrato e incalzante per tutto il tempo; è un susseguirsi di battute legate le une alle altre, di parole su parole e parole contro parole; è un continuo passare da una bocca all’altra, da un personaggio all’altro con una velocità incredibile.

Il testo è scritto ottimamente; segue dinamiche precise  e adotta soluzioni perfette; si vede che dietro c’è un accuratissimo studio e una profonda conoscenza della parola e delle relazioni tra le parole per creare un tessuto narrativo perfetto il cui unico, naturale sfogo è la risata.

Ogni parola, ogni scambio verbale è giocato su registri e regole precise in cui una parola è quella e non può essere un’altra altrimenti l’effetto sarebbe diverso.

Ineccepibile la regia (Michele La Ginestra, aiuto regia Ludovica Di Donato) che riesce a tradurre in scena il caos e la freneticità delle azioni e delle parole scritte.

Bravissimi i protagonisti, che queste parole devono recitare; dimostrano una grandissima abilità nel mantenere il ritmo serrato della conversazione restituendo la naturalezza e l’immediatezza della scena, considerando anche il continuo cambiamento di prospettiva  da un interlocutore all’altro.

E’ come un gioco in cui la palla deve passare velocemente dalle mani di uno a quelle di un altro senza mai cadere; passaggi rapidi e tesi, scambi improvvisi. E la palla non tocca mai terra.

Ottima sinergia sul palco sia negli scambi all’interno di ogni coppia che tra i singoli individui.

Questi ragazzi sono tutti fortissimi e davvero molto bravi. Seguo alcuni di loro da un po’ e sono molto contento e orgoglioso del percorso che stanno facendo perché sono in continua crescita.

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