
Teatro Vittoria, 25 gennaio 2016.
La leggenda del pallavolista volante
di Nicola Zavagli e Andrea Zorzi con Andrea Zorzi e Beatrice Visibelli
regia di Nicola Zavagli
produzione Teatri d’imbarco
Andra Zorzi è un mito della pallavolo italiana e internazionale che fa parte di quella che è stata definita la generazione di fenomeni, un gruppo di giocatori che costituirono l’ossatura della nazionale di pallavolo italiana maschile che dominò negli anni ’90 tanto da essere considerata una delle squadre più forti di tutti i tempi (per me la più forte di sempre).
Anni importanti ed esaltanti in cui la nazionale maschile di pallavolo vinse una lunga serie di titoli europei e mondiali portando, tra l’altro, la pallavolo ad acquisire un suo posto d’onore e una identità forte ed importante nello sport in genere.
La leggenda del pallavolista volante racconta la storia di Andrea Zorzi sin dalla sua infanzia portandoci a conoscere il ragazzo prima, l’uomo poi e, infine, lo sportivo.
Beatrice Visibelli guida e affianca con energia, passione ed ironia Andrea nella narrazione della sua vita, interpretando i personaggi che hanno segnato la vita e la carriera di questo grandissimo sportivo.
Il sipario si apre su Beatrice in primo piano che recita una sorte di ode allo schiacciatore e Andrea sullo sfondo a mimarne le fasi della schiacciata: con le sue parole Beatrice descrive i movimenti del corpo, la tensione dei muscoli che precedono e accompagnano la schiacciata perfetta.
La storia, poi, comincia dall’infanzia bucolica di Andrea, parlando del rapporto e dell’amore con i genitori, il lavoro del padre, l’educazione all’impegno, per passare al primo, scarso, approccio con la pallavolo fino alla prima convocazione e proseguendo con tutte le varie tappe sportive ed esperienze umane significative di questo grande mito.
In maniera divertente e a tratti dolce, ci viene presentato un ragazzone sempre tanto alto che all’inizio ha sofferto un po’ per questa sua caratteristica, ironizzando sulla sua goffaggine e su quei febbroni cosiddetti “da crescita” che lo portarono ad allungarsi di ben 20 cm in una volta sola e poi altri 9 cm e poi altri 5cm.
Cresceva il nostro Zorro e con lui cresceva l’imbarazzo per questa altezza “spropositata” che diventerà per lui una carta vincente quando deciderà di giocare seriamente a pallavolo.
E’ qui che il racconto si fa più emozionante e avvincente, soprattutto per chi, come me, quegli anni li ha vissuti con passione e trasporto incredibili, essendo un ex pallavolista che in quel periodo cresceva e giocava seguendo la straordinaria nazionale italiana macinare un successo dietro l’altro.
Vengono così ripercorse tutte le tappe della carriera di Zorro, ricordando i suoi allenatori e i suoi compagni di squadra con parole sempre piene di affetto, di nostalgia e di grandissima simpatia.
La prima squadra che militava in C2, troppo per il suo livello da principiante e in cui veniva lasciato in un angolo; poi la convocazione al Padova e gli enormi sacrifici della mamma per portarlo tutti i giorni ad allenarsi, 45 minuti all’andata, tre ore di attesa per l’allenamento, 45 minuti al ritorno.
Arriva poi la convocazione nella nazionale juniores dove sotto la guida severa e rigida del grandissimo Skiba Zorzi e i suoi compagni si allenano con grande sacrificio imparando una disciplina che li sosterrà nel futuro.
Poi la Santal di Parma e nel 1986 arriva la nazionale, non più quella juniores, ma quella vera. Nel frattempo Andrea si dedicava ad un’attività che gli piaceva da impazzire: speaker e “dj” presso una radio libera.
Arriva poi la Serie A e la conferma in nazionale; arrivano le grandi vittorie con le Olimpiadi di Seul nel 1988, e i campionati europei del 1989 a Stoccolma, primo oro europeo nella storia della pallavolo italiana, grazie anche all’enorme talento di uomo e allenatore che è Julio Velasco. Da lì a seguire, fino al 1996 è una serie di esaltanti successi dell’Italia guidata da Velasco: l’Italia colleziona 3 ori europei, 2 mondiali e 5 vittorie nella World League, oltre ad altri trofei minori. Artefici in campo di questi successi sono Andrea Zorzi, Andrea Giani, Paolo Tofoli, Pasquale Gravina, Marco Bracci, Lorenzo Bernardi, Luca Cantagalli e Andrea Lucchetta. Questo straordinario gruppo di giocatori forma la cosiddetta generazione di fenomeni e la nazionale italiana di quegli anni verrà in seguito premiata dalla FIVB come Squadra del secolo.
Nel 1991 Andrea viene insignito del premio della FIVB (Federazione internazionale di Volleyball) come miglior giocatore dell’anno.
Il sestetto magico, però, nel 1992 subisce una battuta d’arresto perdendo nelle Olimpiadi contro l’Olanda.
A quel punto lo sconforto è enorme, paralizzante, ma è ancora Velasco a prendere le redini della squadra e a risollevare morale e sorti della nazionale ripartendo da un lavoro duro sui fondamentali.
L’Italia si riprende e si ricomincia a vincere alla grande. Fino a quel maledetto 1996, l’anno della delusione più grande della storia della pallavolo italiana: al torneo olimpico di Atlanta la nazionale sbaraglia tutti gli avversari vincendo tutte le 5 partite del girone di primo turno senza mai perdere nemmeno un set, ma in finale, l’Olanda (già affrontata e sconfitta 3-0 nel girone eliminatorio) si prende la più pesante delle rivincite battendo 3-2 l’Italia, vendicando così in un colpo solo tutte le sconfitte patite nei 6 anni precedenti. Nello stesso anno l’Italia perde anche la finale di World League ’96, ancora con gli Oranje e ancora al quinto set. Al termine di questo ciclo sfortunato, Velasco decide di lasciare la panchina azzurra e viene sostituito da Bebeto.
Andrea continuerà a giocare ancora: nel Milano, poi il Treviso e, infine, il Macerata, ma la sconfitta di Atlanta resterà una ferita sempre aperta.
Parallelamente al racconto avvincente e appassionato della sua enorme carriera, Beatrice e Andrea parlano delle vicende private di Zorzi, i suoi approcci goffi con le ragazze, il matrimonio, la sofferta separazione e la grande ripresa del rapporto con la moglie.
Un racconto divertente, personale ed entusiasmante; un bellissimo testo di Nicola Zavagli e da lui diretto, che riesce a compenetrare con naturalezza e leggerezza eventi privati e pubblici del grandissimo Zorro, senza dimenticare gli altri grandi personaggi che sono stati protagonisti della sua vita.
Il palco diventa volta a volta, casa, macchina, spogliatoio, campo da pallavolo dove rivivere le azioni memorabili, le grandi gioie e le enormi delusioni di un talento eccezionale e dei suoi compagni di squadra. Compagni che Andrea ricorda con affetto sul palco, nominandoli tutti, mentre ne prende la rispettiva posizione in un campo immaginario, e dando per ognuno brevi, ma bellissime descrizioni piene di gratitudine e riconoscimento del talento di ognuno.
La leggenda del pallavolista volante è un bellissimo spettacolo che permette agli appassionati come me di poter rivivere con vividezza anni magici e potenti; uno spettacolo ben strutturato, ottimamente diretto in cui Zorro si difende bene anche come attore. Un’altra schiacciata vincente per lui, due volte campione nei master d’Europa over 40 nel 2007 e nel 2009.
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