Teatro Gasometro

15 settembre 2015

Io, Mai Niente Con Nessuno Avevo Fatto

Scritto e diretto da Joele Anastasi

Locandina IO MAI NIENTE_NEUTRA

 

Un testo forte, diretto, senza sfumature, senza retorica; un testo che si mette a nudo e aggredisce come un animale feroce, travolge come un maroso, lasciandoti inerme, immobile, a cercare di capire cose ti sia successo, a cercare di ricomporre mente e cuore sconquassati dalle emozioni, a elaborare lo stravolgimento emozionale che l’interpretazione di questi magnifici attori, anch’essa feroce, aggressiva, ma soprattutto dolorosamente sofferta e vera ha generato in te.

Io, mai niente con nessuno avevo fatto non è solo uno spettacolo; è vita, è cronaca. E’ un racconto drammatico a tre voci; la stessa storia, tre storie; non punti di vista diversi, ma tre vite diverse che si sono incontrate e fuse.

Siamo in Sicilia.

Rosaria è una ragazza determinata; è stanca di vivere nell’isola dove si sente una reclusa. La sua città è ormai troppo stretta per lei; nella sua terra, di cui è comunque orgogliosa, non trova nulla che possa aiutarla a crescere, ad affermarsi e a stare bene; la mentalità è troppo piccola e meschina e troppo grande la voglia di scappare e smettere di “spalare merda”.

Giovanni è il cugino di Rosaria; i due hanno un rapporto speciale, esclusivo, intenso. Si amano come due innamorati, si fidano l’uno dell’altra e si proteggono come due amici inseparabili. Rosaria e Giovanni sono tutto l’uno per l’altra, l’uno il mondo dell’altra e viceversa.

Giovanni è giovane; Giovanni è omosessuale. Giovanni è un sognatore, un’anima sensibile; ama la vita con una pura spontaneità. Giovanni è l’ingenuità, la spensieratezza difesa nonostante tutto, nonostante il mondo, nonostante l’ignoranza, la violenza, nonostante la malattia.

Giovanni non è un debole; Giovanni ha la forza e l’audacia propria di che vive il mondo come un enorme palcoscenico su cui ballare continuamente, sempre, anche se non si è capaci.

Giuseppe è l’altro, l’elemento terzo. Giuseppe è l’uomo, il maschio. Giuseppe è un ballerino; balla bene lui. Giuseppe è un ballerino e non è gay. Giuseppe è un ballerino, è un maschio che ha subìto e sofferto e ha imparato a prendersi ciò che vuole: femmine e maschi senza distinzione solo per appagare non tanto un desiderio sessuale quanto un bisogno disperato di attenzione, accettazione e considerazione, quasi a voler confermare un proprio ruolo sociale. Giuseppe non è gay, ma con Giovanni tutto è diverso.

Io, mai niente con nessuno avevo fatto è una storia di disperazione, di povertà, di dolore, di strazio; ma è anche una storia di sogni, di aspettative e speranze. Una storia di amore, cercato, voluto, difeso, negato, violato, tradito.

E’ una storia di deviazioni, dove il deviato non è il gay; deviati sono i comportamenti di quelli che, avendo paura, lo giudicano, lo odiano,  lo denigrano, lo sfruttano, lo picchiano. Deviata è la mente dell’uomo che pensa, per il fatto di essere maschio, di avere il dominio sulla donna e poterla usare a piacimento e sugli altri uomini, diversi da lui, perché ritenuti come le donne.

Io, mai niente con nessuno avevo fatto è una storia di rivolta, di ribellione, una cruda, brutale e realistica messinscena di sentimenti forti e contrastanti: amore/odio, nostalgia/rancore, gioia/disperazione, risate/lacrime, delicatezza/violenza.

Gli attori sono eccezionali; l’interpretazione è viscerale, molto fisica e trasmette tutto il dolore, l’odio, il rancore, la frustrazione, l’umiliazione, l’amore dato e negato, la spensieratezza frustrata, l’innocenza violata dei personaggi con gesti forti, violenti: è disperazione anche fisica, è movimento convulso, gesto concitato.

Federica Carruba Toscano/Rosaria, Joele Anastasi/Giovanni ed Enrico Sortino/Giuseppe sono strepitosi: si offrono completamente alla storia e ai personaggi senza limiti, concedendo tutto di se stessi senza sconti. La loro interpretazione è di una intensità assoluta, totale, abbacinante.

La scenografia non c’è, non serve in questo spettacolo: lo spettatore è trasportato e travolto dalle parole degli attori e dalla loro forte fisicità ogni volta in un luogo diverso: la stanza di Rosaria la vedi; i sassolini che colpiscono la sua finestra li senti; vedi le botte, i lividi e il sangue; lo vedi Giuseppe nascosto dietro la piccola finestra mentre spia il cugino e la madre; vedi il traghetto per la Calabria che si allontana; senti addirittura il rumore del mare e l’odore di terra misto a sangue; avverti la puzza della paura e la scarica di adrenalina della ribellione.

Il testo in siciliano, poi, rende tutta l’enfasi e il coinvolgimento ancora più forti, più veri, più vicini, ancorando la storia alla realtà, al luogo, alla terra, alla gente e, nonostante questo, non resta chiuso alla provincia in cui essa si svolge, ma supera i confini della Trinacria per giungere alla penisola e poi su, su fino a Milano, così come Rosaria sogna di fare insieme al suo amato Giovanni.

Se Rosaria e Giuseppe non riusciranno ad abbandonare la propria terra, la loro storia è già riuscita ad attraversare non solo lo stretto di Messina, ma anche i confini italiani, perché tutte le Rosaria possano essere le più belle principesse della Sicilia e tutti i Giovanni possano ballare e ballare anche se non sono bravi senza preoccuparsi di quello che gli altri pensano di loro, ma, soprattutto possano essere se stessi senza subire denigrazione e atti di violenza.

 

 

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