INTESTAME’

Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti

02 agosto 2021

Intestamè è un prezioso gioiello teatrale dall’immenso valore artistico.

Pur non essendo uno spettacolo della tradizione shakespeariana, Carlo Ragone porta in scena questo monumento all’arte che era molto caro a Gigi Proietti, e, guardandolo, se ne può capire bene il perché.

Intestamè diventa così, oggi, un omaggio al modo del Maestro di raccontare con musica e parole.

Di Carlo Ragone e Loredana Scaramella, Intestamè è una storia dolce amara intinta nell’inchiostro acceso dell’ironia.

Alla morte del padre, un uomo ne legge il testamento: a lui, figlio prediletto, non spetta alcune bene materiale; niente casa, niente soldi.

Il padre nel suo testamento gli lascia solo poche enigmatiche parole: “A mio figlio Ferdinando ci lascio tutto. Tutto quello che non ho fatto.”

La scena, buia, prende luce debolmente mentre un uomo avanza con passo incerto, curvo, piangendo. In mano tiene una lettera: è il testamento del padre.

In sottofondo una musica malinconica.

Ci si potrebbe aspettare, a questo punto, un monologo sul lutto, pieno di dolore e rabbia per il mancato lascito. 

Tutt’altro: Intestamè è un testamento di vita che insegna

, prima di tutto, come da un dolore possa nascere una risata, come ogni cosa possa essere messa in dubbio, ogni certezza rovesciata.

Con una certa irriverenza, gentile, non sfrontata, propone la via della leggerezza anche di fronte a un grande dolore.

L’uomo indossa la giacca del padre e, come per magia, ne rivive il passato, in una Napoli degli anni ’40, tra i bombardamenti e la fame (non solo: c’è la liberazione dai nazi-fascisti, l’arrivo degli americani, il boom economico dopo gli anni ’50, la scoperta dell’amore e il tentativo di andare andare altrove, espatriare).

Il quadro presentato non è direttamente la tragedia della guerra, ma una realtà descritta nei suoi infiniti colori e accenti, tra rimpianto, nostalgia e possibilità.

Un racconto vivo, un racconto di vita e non di morte; un racconto dolcemente malinconico.

L’uomo racconta la guerra, sì, ma lo fa mischiando il gioco del pallone ai bombardamenti, attraverso gli elementi della vita quotidiana.

Sono racconti della vita del padre, bambino durante la guerra. Attraverso quei ricordi ricostruisce un mondo reale fatto di cose piccole; la guerra è presente nei risvolti sulla vita quotidiana. 

Carlo Ragone, sempre immenso, interpreta molteplici personaggi

a cui dona una luce vivida e una consistenza reale e lo fa con una carica potente, inesauribile, una potenza espressiva diretta, la parola rapida, pungente o divertente, modulando voce e toni per ogni personaggio, per ogni evento, per ogni storia raccontata. 

Ruolo fondamentale, pari al valore della parola recitata e incarnata, è la gestualità con cui riesce a creare immagini dirette. 

I gesti, le movenze,  le espressioni del volto sono prolungamenti della sua interpretazione che accompagnano la parola, la supportano, la completano.

Numerosi sono poi gli inserimenti musicali cantati: anch’essi raccontano storie, rappresentate non solo dalla parola cantata, ma anche dai gesti e dalle espressioni. 

Carlo Ragone affascina e incanta con la mimica e la capacità di parlare con il corpo,

dimostrandosi, oltre che un eccellente attore anche un bravissimo cantante e ballerino. 

Molti gesti e passi sono volutamente caricati per accentuare l’espressività globale; altre espressioni e movimenti fluttuano leggeri nell’aria evocando  immagini che sembrano essere lì presenti. 

Sul palco, a supportare e completare una messa in scena potente e suggestiva, la presenza attiva e partecipativa del Quartetto William Kemp.

Nel caso di Carlo Ragone, definirne l’immensa bravura, l’attorialità oltre gli schemi, il movimento fluido e libero, l’espressività brillante, ma dominata, il gesto studiato, ma spontaneo, sarebbe limitarlo nel confine di ciò che la parola può esprimere.

Per lui, proprio perché il suo gioco teatrale è inesauribile e non limitato alla parola, ma prevede un coinvolgimento totale di ogni espressività e capacità artistica, ogni definizione data, per quanto corretta, non è capace di rendere il senso di quel luccichio che sprigiona ogni volta in scena.

INTESTAMÈ

Uno spettacolodi Carlo Ragone e Loredana Scaramella

CON CARLO RAGONE

Prodotto da Politeama s.r.l.

Musiche 

di Stefano Fresi

eseguite dal vivo dal Trio William Kemp

Costumi: 

MARCO CALANDRA

Direzione tecnica

STEFANO CIANFICHI

Light Designer

UMILE VAINIERI

Sound Engineer

DANIELE PATRIARCA 

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