Valentina De Giovanni nasce a Civitavecchia (Rm) nel 1981. Attrice e cantante, si diploma presso la “Scuola delle @rti”. Dal 1993 al 2001 studia danza classica, modern-jazz, funky e contemporanea. Si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo presso la cattedra di Psicoterapia teatrale, Università “La Sapienza”. Si specializza come ARTETERAPEUTA, esperta in Artiterapie ad orientamento psicofisiologico integrato, Socio A.E.P.C.I.S.

Tra le più importanti esperienze lavorative ci sono: “Dignità Autonome di Prostituzione”, regia Luciano Melchionna (in scena dal 2009).

“Che ora è”, di Ettore Scola, adattamento teatrale Silvia e Paola Scola, regia Pino Quartullo, 2011/2012.

“Frenkie & Johnnie”, Teatro Piccolo Eliseo, regia Pino e Claudio Insegno, 2011. 

“La stanza delle donne”, di Gabriella Schina, regia Luciano Melchionna, 2010. 

“Piccole stanze di dignità omosessuale”, rassegna Garofano verde, regia di Luciano Melchionna, 2010. 

“82 Giornate di Civitavecchia”, ruolo co-protagonista, con Augusto Fornari, regia Pino  Quartullo, 2008.

“Elettra”, drammaturgia di Fabrizio Bajec, regia di Luciano Melchionna, 2006.

“Gl’innamorati”, di Carlo Goldoni nel ruolo di Lisetta, con Pino Quartullo e Natalie Caldonazzo, adattamento e regia di Pino Quartullo, 2003.

“Hello Denise”, di Hal Salwen, adattamento e regia di Pino Quartullo, 2002.”Together”, di Lucas Moodysson., adattamento e regia di Pino Quartullo, 2002

Oltre alla prosa, nel suo curriculum troviamo  la partecipazione a Musical nazionali come:  “SHREK” 2012-2013, “FAME-Saranno Famosi” dal 2008 al 2010, LV spettacoli, regia Claudio Insegno, “PROFONDO ROSSO”, Vitali entertainment, regia Mauro  Calindri, coreografie Stefano Bontempi,  2008.

Doppiatrice presso C.D.C. Sefit group, E.T.S. European Television Service, Argon s.r.l., Speaker radiofonica per RADIO 1, “Una favola di Natale”

Sei anni fa avviene il fortunato incontro tra Valentina e Gabriele Elliot Parrini, cantante, arrangiatore eclettico, compositore di colonne sonore e pensatore critico, attualmente chitarrista dei St. Peter Stones.

Nasce così l’idea di unirsi nel duo i LUSTRASCARPE: la voce di Valentina De Giovanni e la chitarra di  Gabriele Elliot Parrini ci accompagnano, così, in un viaggio attraverso la canzone romanesca e la Roma che non c’è più, alla riscoperta di antiche canzoni, riappropriandosi di antichi gesti.

 

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Ho l’occasione di presentarvi LUSTRASCARPE grazie alla stessa Valentina De Giovanni, voce calda e avvolgente, dal timbro caratteristico e peculiare, artista che canta col cuore e interprete di eccezionale talento.

 

Valentina, raccontaci tu cosa è LUSTRASCARPE.

C’era un tempo in cui gli uomini non avrebbero mai fatto a meno di una sosta sotto i portici dai famosi e ormai lontani lustrascarpe e così il duo “LUSTRASCARPE” vuole riappropriarsi di antichi gesti, alla ricerca e alla riscoperta di antiche canzoni.

Seduti su di una sedia, sgabello o poltrona e per chi va di fretta anche in piedi, offriremo il servizio completo di pulitura e lucidatura con un repertorio che va dai primi del 900 fino agli anni ’70. Al pubblico resta solo di mettersi comodi, poggiare i piedi e farsi servire con antichi riti; dallo sputo allo champagne, c’è anche chi usa il Brunello o il cognac, ma al posto della spazzola e del lucido useremo voce e musica per riportare indietro nel tempo.

 

Cerchiamo di spiegare a chi romano non è e a chi lo è, ma non ha consapevolezza delle proprie radici, il valore della cultura romanesca e, soprattutto, delle canzoni romane.

Vogliamo raccontare di una Roma che non c’è più, una Roma che non c’è più ormai da tanto tempo, ma non renderla patetica, anche perché Roma patetica non sarà mai, forse chi ha provato a distruggerla lo è. Sono certa di non aver vissuto la Roma più bella, più sbarazzina, la Roma vera “de core”. Ma il cuore di Roma vive nei cuori di chi l’ama, di chi vive in questa città dolorante e ogni giorno lotta per continuare a viverci, di chi dal sud Italia si è trasferito in cerca di lavoro e non riesce più a lasciarla e in quello di chi invece l’ha lasciata per seguire altre strade. Io sono nata a Civitavecchia a 60 km da Roma, ho sempre sognato di vivere qui e appena ho potuto l’ho fatto. Dico sempre, a chi di Roma non è che “Roma la odi di giorno ma la ami profondamente di notte”, si odia il traffico, si odiano  i mezzi pubblici, vivo in zona Aurelio e parto almeno due ore prima da casa per raggiungere l’altra parte della città, ma poi di sera scorgi il Gianicolo, San Pietro da via della Conciliazione, il Colosseo e tanti altri luoghi meravigliosi, respiri e sei consapevole che questa città ormai non ti lascerà più e tu non lascerai andare via lei. La cultura romanesca è dentro questi luoghi, la si respira nei vicoli che attraversiamo ogni giorno, Trastevere, Testaccio, Monti. Col repertorio romanesco si racconta la storia di Roma.

 

Per chiunque voglia conoscere o cimentarsi con la cultura romana, quindi, è inevitabile il confronto con la canzone tradizionale popolare e, di conseguenza, con l’interprete  maggiore di questa romanità: Gabriella Ferri. Cosa rappresenta per te la grandissima Gabriella?

Sono cresciuta con le interpretazioni della grande Anna Magnani, della meravigliosa Monica Vitti e con la voce di Roma, quella di Gabriella Ferri, tutto ciò che parla di lei l’ho visto, l’ho letto, l’ho studiato. Gabriella Ferri è un’artista che ha superato tutti gli schemi;  quando mai si era vista una cantante che vestita da clown, cantava con tanta verità in televisione. Lei andava cercando l’espressione di quello che aveva dentro, il senso drammatico, partecipato, passionale della vita. Ha interpretato canzoni come: “Sinnò me moro” scritta da Pietro Germi e musicata da Rustichelli, “Il valzer della toppa” prima canzone scritta da Pier Paolo Pasolini, l’intramontabile “Sempre”, una delle mie preferite, scritta da Mario Castellacci con l’arrangiamento del maestro Franco Pisano.

Hanno detto di lei:

Federico Fellini, una voce, una faccia, un clown.

Pino Strabioli, verace, perturbante, conturbante, turbante.

Antonio Falqui, una Magnani canora.

Vincenzo Mollica, ogni nota che cantava sembrava che fosse l’intera sintesi della sua esistenza.

Come non essere d’accordo con tutti loro che l’hanno conosciuta e vissuta da vicino.

 

 

E’ così assurdo oggi voler preservare il ricordo della nostra tradizione  canora e culturale? Sono romano, per cui di parte, ma reputo che la canzone romanesca possa parlare a tutti ed essere compresa da tutti assumendo un valore universale.

Non posso che essere d’accordo con te. Preservare è la parola giusta, preservare il ricordo e renderlo vivo e presente. Ho da poco superato i 30 anni e sono oltre 10 anni che canto brani del repertorio romanesco e nessuno mai mi ha chiesto di ascoltarli, mi sono documentata da sola ed ho iniziato ad amarli da subito. La tradizione canora e culturale non ha età, per fortuna.

 

 

La stessa universalità che per me ha la canzone  romana, potrebbe essere  riconosciuto alla canzone napoletana. D’altronde, anche Gabriella Ferri cantava un vasto repertorio partenopeo. Pensi ci sia qualcosa che accomuni queste due immense tradizioni?

Sono spesso per lavoro a Napoli e vivendola ho iniziato ad apprezzare ancora di più le loro tradizioni. Anche loro come i romani vivono in una città difficile e al contempo affascinante e meravigliosamente decadente. Due tradizioni molto simili, napoletani e romani difenderanno sempre e ad ogni costo la propria città e le proprie radici.

 

 

Quali sono gli elementi che consentono ad una canzone della tradizione di una singola città o realtà di superare i confini e diventare valida per tutti e rappresentativa di tutti?

Sicuramente la PASSIONE che contraddistingue il repertorio tradizionale italiano. Hai mai ascoltato “Cu ti lu dissi”? Una canzone siciliana scritta da Rosa Balistreri, la prima volta non ho capito perfettamente tutte le parole, ma la passione con la quale era eseguita mi ha lasciata senza fiato e ne ha fatto un linguaggio universale. Oppure il brano pugliese “Nu sacciu cchiui-Malachianta”, per me ancora più difficile da comprendere ma talmente intenso da avere i brividi. Ecco credo che la passione sia la caratteristica fondamentale.

 

 

Fermo tutto quello sopra detto, cosa si propone LUSTRASCARPE? Quali gli obiettivi?

Intanto sia io che Gabriele Elliot Parrini, meraviglioso chitarrista che ha appoggiato questa mia follia, ci vogliamo divertire ed emozionare. Sentiamo semplicemente l’urgenza di dire che questa Roma “friccicarella” c’è ed esiste tuttora. Non vogliamo assolutamente imitare grandi artisti, ma semplicemente ricordarli. Saremo lieti di far divertire ed emozionare chi ci ascolta.

 

Dove avrà modo il pubblico di incontrarvi prossimamente?

Ci siamo esibiti da poco al Contestaccio, locale conosciuto qui a Roma. Stiamo ricevendo molti consensi e di questo siamo felicissimi. Tutte le date saranno disponibili e visibili sulla nostra pagina ufficiale Facebook “Lustrascarpe”.

Intanto, domani, sabato 24 ottobre, saremo ospiti al MOMO concerto al Monkey Mood di Roma; il primo novembre saremo sempre a Roma all’Asino che Vola per un omaggio a Pier Paolo Pasolini  insieme ad altri artisti che ci hanno chiamato per ricordare questo meraviglioso regista e scrittore e il 5 novembre saremo al “The Blacksmith” sempre a Roma.

 

 

CONTATTI:

lustrascarpeacousticband@gmail.com

https://www.facebook.com/Lustrascarpe-506420522862266/timeline/

 

 

 

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