
Sabrina Dattrino parla del suo nuovo progetto fotografico, Su Il Sipario, dedicato al mondo del teatro
Sabrina Dattrino, 35 anni, è una fotografa professionista che ha da poco lanciato un progetto fotografico sul proprio sito, dal titolo Su Il Sipario.
Sabrina, sei laureata in psicologia, hai vissuto e lavorato a Torino, poi hai deciso di lasciare l’Italia per realizzare il tuo sogno di esplorare il mondo, quale è stata la necessità primaria che ti ha spinta a lasciare l’Italia?
Ai tempi erano solo i sogni di una ragazzina, sembrava tutto così “grande”, irraggiungibile…non pensavo che questi sogni sarebbero un giorno diventati realtà! A quel punto ho finalmente potuto testare i miei limiti e nel confronto costante con le culture con cui sono entrata in contatto, ho scoperto chi fossi e quale fosse il modo più giusto per vivere la mia vita.
Con il passare degli anni il desiderio di viaggiare è diventato sempre più forte, fino al punto che non son più riuscita ad ignorarlo e così ho lasciato tutto e sono partita con biglietto di sola andata alla mano.
Cosa hai fatto in questi 8 anni in giro per il mondo?
In questi 8 anni ho esplorato, me stessa ed il mondo. Ho preso parte a progetti umanitari come foto reporter e volontaria, ho fatto tantissimo trekking in zone meravigliose, ho fotografato ogni singola cosa che catturasse la mia attenzione e potesse far riflettere sulla vita: dall’impermanenza racchiusa nella carcassa di un cammello che giace morto nel deserto Australiano, ai millenni di storia e cultura contenuti negli occhi dei volti dell’India, paese che ha lasciato un profondo segno nella mia vita. Ho sfidato i miei limiti cercando di capire fin dove potessi spingermi ed ho incontrato persone meravigliose che mi hanno insegnato molto.
Sei tornata e ti sei trovata nel lockdown. Da questa situazione, essendo tu vicina al mondo dell’arte, hai maturato il progetto Su Il Sipario. Di cosa si tratta? Qual è stata la spinta motivazionale e quale è il messaggio che vuoi lanciare con questo lavoro?
Durante la pandemia sono rimasta bloccata in Giappone, quindi ho vissuto il lockdown italiano in modo marginale, tramite le parole di famigliari ed amici e i giornali. Ma ho comunque vissuto il vuoto artistico in prima persona anche là e da amante viscerale dell’arte è come se mi fosse stato tolto un tassello fondamentale della mia persona, lasciando così una voragine incolmabile. Poi al rientro in Italia a fine anno scorso ho percepito la rabbia generale diffusa legata alle decisioni di tener chiusi tutti i luoghi di intrattenimento culturale per tutti questi mesi ed ho voluto creare qualcosa che potesse dare voce e volto a quella rabbia e frustrazione.
Come e con chi hai lavorato in questo progetto?
I tuoi scatti ritraggono l’artista al lavoro e poi davanti a una platea vuota. Cosa c’è dietro a questa ispirazione?
Purtroppo molte volte, figure pubbliche dall’ampia audience, non si rendono conto dell’impatto che le loro parole possono avere sulle persone, del dolore o frustrazione o rabbia che alcune affermazioni possono causare sulle masse. Quella frase è stata la mia famosa “goccia”. A quel punto ho deciso che avrei voluto trovare il modo di mostrare quanto fondamentale sia l’arte nella nostra vita e quanto pubblico e artisti siano indispensabili alla sopravvivenza reciproca, in quanto le due categorie si alimentano vicendevolmente e sono assolutamente imprescindibili.
Cosa ti aspetti il Governo debba fare per il settore dello spettacolo dal vivo?
L’arte e la cultura sono fondamentali nella vita delle persone. Per gli spettatori è uno svago, un modo per far rinvigorire mente e corpo, ma per migliaia e migliaia di persone si tratta di lavoro, della stessa passione bruciante di cui parlavo nella prima domanda. Essere forzati ad accantonarla per cercar altri lavori significa snaturarsi, far violenza contro se stessi e lentamente annichilirsi. Così come si ha libero accesso a supermercati, centri commerciali, etc, nel rispetto dell’igiene e distanziamento, lo si dovrebbe poter avere anche a teatri, cinema, ecc…
Progetti per il futuro? Pensi di rimanere in Italia o di andare via di nuovo?
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