Gianfranco Vergoni in ventisei anni di teatro ha ballato, cantato e recitato (A Chorus Line, Accademia Ackermann, West Side Story, Tutti insieme appassionatamente, Cantando sotto la pioggia…), tradotto e adattato copioni e canzoni (Bulli e Pupe, Nunsense), collaborando a lungo con Saverio Marconi e Fabrizio Angelini, anche come assistente coreografo, aiuto regista o regista collaboratore (La piccola bottega degli orrori, Francesco il Musical, Jesus Christ Superstar, Aladin, W Zorro!, Pippi Calzelunghe).

Ha curato regia e coreografie de Al Cavallino bianco; la regia di Rent; le coreografie per Nuovo Cafè Chantant, Cose di Casa, L’Opera del mendicante; pubblicato un e-book dal titolo Cantico di borgata; scritto una serie web, Cavoli amari; curato l’editing di Confesso che ho stonato, autobiografia di Stefano D’Orazio; scritto una commedia, sei recital, tre monologhi e cinque commedie musicali: Trasteverini, Convention!, Ho tanta voglia di …80!, E non finisce mica il cielo e Fantasmi a Roma, con cui ha ricevuto il Broadway World Award per il miglior testo.

Dal prossimo anno accademico sarà docente di Drammaturgia per Il MIP – Musical In Progress, il master in musical per attori semiprofessionisti e professionisti con la direzione artistica di Vittorio Matteucci con sede a Roma, un progetto che si inserisce all’interno di un più grande e ambizioso progetto formativo, che è il Centro Alta Formazione Teatro.

Gianfranco, per il MIP sarai docente di Drammaturgia. Come affronti questo incarico? Con quali intenzioni e con quali paure?

L’intenzione è quella di affinare le capacità narrative che tutti abbiamo, e che usiamo quando raccontiamo quello che ci è successo, la trama di un film, un pettegolezzo, un sogno che abbiamo fatto. Paure? Ne ho, ma nessuna legata a questa mia materia specifica, che invece mi riempie sempre di curiosità e di sorprese.

Hai già in mente una finalità artistica, un punto a cui vuoi arrivare alla fine dell’anno e le relative modalità tecniche?

Idealmente questo percorso potrà arrivare alla realizzazione di un mini atto unico di teatro musicale. Partirò dalla ricerca di materiale autobiografico, ascoltando le testimonianze degli allievi, e proseguirò incoraggiandoli a svilupparne le parti che mi sembreranno più adatte a venire rappresentate su un palco.

Cosa ritieni debba essere più importante nell’insegnamento?

Empatia, capacità di ascolto, rispetto, concentrazione, comunicativa, ma prima di tutto una competenza inequivocabile su quello che ci si accinge a trasmettere.

Credi nella disciplina? Che rapporto pensi sarà giusto instaurare coi tuoi allievi?

La disciplina è fondamentale. Io vengo dalla danza, anzi, dalla danza classica, e il mio approccio all’arte, o alla vita, è basato sulla costanza, sulla determinazione, sulla pazienza, e sono le qualità che cerco negli artisti per cui scrivo o che scelgo di dirigere. Le maniere forti, la paura, le minacce, non mi appartengono. Ho altri modi più gradevoli di ottenere quello che ho in mente.

Al MIP seguirete un progetto condiviso o lavorerete su programmi diversi?

Sono aperto a tutte le collaborazioni possibili. Ma prevederle adesso sarebbe prematuro.

Hai già lavorato per i ragazzi del MIP scrivendo Km12, uno spettacolo bello e originale che è stato ben interpretato dai ragazzi. Come è stato lavorare con loro?

Ti ringrazio per l’apprezzamento. I ragazzi del MIP hanno dato prova di una capacità di crescita artistica impressionante. Abbiamo scaricato sulle loro giovani spalle tutto il peso di uno spettacolo psicologicamente complesso e vocalmente assai impegnativo, scoprendo ogni giorno un’aderenza maggiore ai personaggi, e uno spessore artistico più maturo.

Questa esperienza ti ha dato qualche spunto per il tuo ruolo da insegnante?

Direi di sì. Un testo inedito – e per di più creato appositamente – suscita nell’allievo un livello di attenzione superiore, una sorta di consapevolezza che si riflette nel suo impegno. Me lo ricorderò.

Hai scritto anche Operazione Balena per altri giovani attori. E’ stato diverso l’approccio? O il modo di lavorare è lo stesso?

È stato diverso perché conoscevo già molto bene quasi tutti gli attori di Operazione Balena, quindi il testo è stato cucito loro addosso, su misura. Mentre scrivevo li “vedevo”, li sentivo, tutti quanti, potevo prevederne i toni e le espressioni. Invece non avevo mai incontrato i ragazzi del MIP, prima di iniziare a scrivere per loro, e non c’è stato proprio il tempo di imparare a conoscerli. Quindi il testo iniziale di Km 12, vista anche la sua tematica, risentiva di una iniziale asetticità, che Emiliano Raya ha poi arricchito in sede di prova, cercando sfumature, personalizzazioni, e mille altre cose.

Come ci si avvicina oggi al mondo dei giovani?

Senza pretendere che non sbaglino mai. Dobbiamo essere lì quando si voltano indietro, in cerca di qualcuno che spieghi loro perché siano rimasti delusi, perché si siano fatti male. A me piace esserci.

Ringrazio Gianfranco Vergoni per questa bella chiacchierata e gli auguro un grosso in bocca al lupo per la sua nuova esperienza.

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